Stabile di Torino 12/13. I tagli si abbattono sul teatro giovane

Torino - piazza San Carlo
Torino - piazza San Carlo
Torino – piazza San Carlo (photo: teatrostabiletorino.it)

E’ periodo di conferenze stampa, questo. Si incrociano infatti quelle dei festival estivi con quelle delle prossime stagioni. Così è anche a Torino, dove nel giro di poche settimane si sono susseguite quelle di Teatro a Corte, Festival delle Colline Torinesi, Torinodanza e prossima stagione dello Stabile.
Oggi parliamo proprio di quest’ultima.
La presenza massiccia delle istituzioni, dei partner e dei sostenitori economici ha reso la conferenza stampa piuttosto “squilibrata”: poco si è parlato dei contenuti artistici (il direttore artistico Mario Martone, come da prassi personale, ha letto il suo intervento) ma molto di cifre e numeri.

Contenti tutti, dalla presidente Evelina Christillin al sindaco Piero Fassino, fino al nuovo partner Cariparma. Contenti di una stagione che, nonostante la crisi, riesce ad offrire un cartellone di qualità. Gli spettatori crescono, le vendite crescono, e i tagli – gli inevitabili tagli – sono relativi al numero di produzioni.
Fassino pone l’accento sull’intento della Città di investire in cultura per superare la crisi, e su come i grandi eventi (come il Festival Jazz) siano importanti per un lavoro in sinergia con la cultura di base (peccato, però, che sia proprio la cultura di base a soffrire maggiormente della crisi e ad avere in questo senso poche ricadute positive, non certo i grandi eventi che possono contare ancora su cospicui finanziamenti).

Ma veniamo ai contenuti artistici.
Punto focale della stagione 2012-2013 sarà la produzione de “La serata a Colono”, unico testo teatrale di Elsa Morante ispirato all’Edipo a Colono di Sofocle (che arriva a celebrare il centenario della nascita della scrittrice). Il testo, mai messo in scena, debutterà in gennaio con la regia dello stesso Martone, e in scena vedrà Carlo Cecchi, amico della Morante, ed attori che negli anni hanno lavorato con gli stessi Cecchi e Martone. Lo spettacolo è una co-produzione con lo Stabile delle Marche e Teatro di Roma.

Altre importanti co-produzioni sono il Macbeth con Battiston che andrà in tournée, il “Riccardo III” con Alessandro Gassman e l’Amleto di Valter Malosti. Shakespeare a volontà, insomma, che nel caso del progetto di Malosti vuol porsi come tentativo di dare spazio a realtà meno garantite dal punto di vista economico.

Ci sono poi artisti “del territorio”: da Alessandro Baricco a Eugenio Allegri, dai Marcido Marcidorjs al Teatro della Caduta… Sono il tentativo di tenere in vita il tessuto teatrale locale, ma lo stesso Martone ammette che davvero si potrebbe fare di più.
Tra le poche scintille di novità citiamo “Educazione siberiana” tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Nicolai Lilin (presente in sala e torinese d’adozione). Dal famoso libro tradotto in venti lingue è stato infatti tratto uno spettacolo co-prodotto da Stabile di Torino, Emilia Romagna Teatro e Teatro Metastasio.

La programmazione del Teatro Carignano è evidentemente rivolta alla tradizione: Gabriele Lavia con Pirandello, Alessandro Haber, Tullio Solenghi, Glauco Mauri, Maurizio Scaparro, Luca Barbareschi. Per fortuna, a mitigare un po’ l’atmosfera, arriveranno anche Latella con il suo “Tram” e Umberto Orsini con l’Arturo Ui di Brecht.

Vista una scena giovane piuttosto risicata, c’è ancor più da chiedersi che ne sarà, a fronte dei tagli, di Prospettiva, nelle ultime stagioni davvero una boccata d’aria fresca per i torinesi che preferiscono la nuova drammaturgia.
La risposta, purtroppo, è che nella sua forma originaria non ci sarà più. E per salvare quella che Martone definisce “più che una stagione, una tensione ideale” è stato deciso di assorbirla all’interno della stagione.
Prospettiva 4 – sullo stato delle cose e del mondo dovremo quindi scovarla all’interno della programmazione ordinaria; ne faranno parte spettacoli come “Le 6° continent (Il sesto continente)” firmato dallo scrittore Daniel Pennac, “Das Interview” messo in scena da Martin Kušej, il progetto di Gabriele Vacis “La bellezza salvata dai ragazzini” e “Taking care of baby” di Dennis Kelly con Isabella Ragonese per la regia di Fabrizio Arcuri.

Tra le ulteriori “novità” la fine della collaborazione con il festival di figura Incanti. Mentre viene confermata quella con TorinoDanza, di cui proprio lunedì si è tenuta la conferenza stampa.
Nuove liaisons sono invece quelle con l’Università di Torino e il Museo Diffuso della resistenza attraverso il progetto Teatro di Guerra, oltre che con iniziative prettamente torinesi molto amate come la Biennale Democrazia e il Circolo dei Lettori.

Dopo i numeri sbocconcellati in conferenza stampa ci permettiamo di riportare anche noi qualche cifra: 34€ il biglietto intero al Carignano, 25€ al Gobetti, Fonderie Limone, Cavallerizza, 20€ per Torino Danza. Per fortuna esistono degli abbonamenti per studenti a prezzi più modici.
Esco dalla conferenza stampa con la fugace illusione che la crisi della cultura in realtà non esista. Poi ripenso a tutte le realtà minori che a stento riescono a sopravvivere…

L’inaugurazione della stagione è prevista il 14 novembre con “Il sesto continente” di Daniel Pennac per la regia della svizzera Lilo Baur, in prima nazionale al Carignano di Torino, con repliche fino al 18 novembre.

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  1. says: omar missini

    Il teatro stabile non può pensare al teatro giovane. Non è nel suo statuto “conservativo”. Il teatro giovane si deve trovare altre vie, altri luoghi. Il teatro giovane non “appartiene” al teatro stabile. Al massimo ci possono essere degli artisti “intermediari”, che sanno parlare ai vecchi e ai giovani, che tengono una corda i cui capi estremi vengono tenuti da una tredicenne dell’istituto tecnico e dalla tal signora ” Maria Luisella Ferrero” abitante in Piazza Vittorio 17 vista collina” C’è solo un teatrante, un grande uomo di cultura arte e comunicazione a Torino con questa caratteristica, e ve lo lascio immaginare, ed è citato nella recensione. Ed è un uomo di cui il teatro stabile non può liberarsi, anche se vorrebbe,ci prova sempre ma non può, perché è un grande uomo!
    Il teatro giovane è destinato a diventare il direttore artistico del teatro stabile, quando sarà vecchio. Valga il famoso “diventerete tutti notai” gridato da Ionesco dal balcone.