Eutropia, la città ideale di Fattoria Vittadini come dialogo tra corpo e suono

Eutropia (photo: Paolo Porto)
Eutropia (photo: Paolo Porto)

Fumo, caos di oggetti ribaltati, percussioni, stridori metallici. Uomini come rondelle zigrinate. Un senso di operosità futurista risucchia figure scarne, a metà tra alienazione e affermazione di sé.
In “Eutropia”, performance che Fattoria Vittadini ha presentato in prima nazionale all’Elfo Puccini di Milano nell’ambito del festival MilanOltre, la molteplicità diventa unità.

La scena è un opificio. Ispirato alle “Città invisibili” di Italo Calvino, il lavoro dilata e rivoluziona anche nei linguaggi un primo studio presentato due anni fa a Zona K nel decennale della compagnia.
La città come luogo della fantasia, dove è possibile cogliere i riferimenti alla civiltà tecnologica e industriale moderna, e s’instaura la relazione tra corpo, materia e spazio. “Eutropia”, è una performance utopica e ambigua, un concerto danzato dove fanno capolino emozioni rare, sogni e desideri rarefatti. Ma è anche un fascio distopico di suoni, luci e vibrazioni. È sinergia incoerente di movimenti e respiri, affanni e scelte tra sogno e rovina.

Dal fondo nero, nella penombra, filamenti opalescenti diventano nodi di fremiti spaziali. Il moto perpetuo di corpi e oggetti crea uno spazio illusorio.
La drammaturgia di Irene Pozzi scarnifica Calvino lasciandone un involucro vuoto, come una casa da cui siano stati rimossi mobili, quadri, e ne restano gli aloni e le sagome sulle pareti. MariaGiulia Serantoni, ideatrice del progetto, sviluppa come dai negativi di una pellicola coreografie visionarie, che i danzatori Chiara Ameglio, Cesare Benedetti e Maria Focaraccio traducono in movimento e suono. I danzatori abitano e vivificano lo spazio della città, lo percuotono, lo destrutturano e riorganizzano. Anche gli oggetti scenici sono smontati e rimontati. Luci piane creano una dimensione estetica dell’abitare. Sulla disgregazione prevale l’unità geometrica.

Ad animare lo spettacolo, oltre alle luci disegnate da Paolo Bonapace, è soprattutto la composizione musicale con performance dal vivo di Stella Sesto, accompagnata all’ingegneria del suono da Andrea Parolin. Il cuore della performance è proprio un sistema tecnologico basato su microfoni a contatto, che crea una mappatura di suoni collegati a oggetti come tavoli e sedie: rivoltati e manipolati, destrutturati, composti e ricomposti, producono risonanze catatoniche, anomalie emotive, riverberi motori che diventano concerto e danza.

Nella simbiosi di musiche e luci di questa officina meccanica multicaotica, i performer diventano viaggiatori e migranti. Esplorano mille città in una. Sperimentano la routine e il bisogno di novità. Nascono nuovi mestieri e relazioni, nuovi paesaggi e nuove distrazioni. I passaggi da una dimensione all’altra avvengono con naturalezza. Interagendo in modi stravaganti con gli oggetti, i performer si muovono in lungo e in largo come sopra una scacchiera vuota. Sulla scia di Calvino, assistiamo a una visione sempre identica a sé stessa proprio perché perennemente mutevole.
I gesti veloci e impetuosi di queste figure bizzarre creano una percezione sensoriale aggettante, cui cooperano le variazioni di luce e di ombra. La performance rilancia il gioco di musica e gesti all’insegna degli ideali – ancora calviniani – di leggerezza, rapidità, visibilità, esattezza e molteplicità. Uno spazio sacrale viene evocato dalla forma e dal suono, e negato da gesti distruttivi che creano squarci nella materia.
I danzatori sono strumenti diversi della stessa orchestra. Nelle coreografie, movenze da valzer s’alternano a passi di danza orientale.
L’andirivieni dai movimenti lenti ripetitivi alle reazioni nevrotiche genera a tratti ironia. Il più delle volte invece, corpi e oggetti cristallizzati dentro un’immobilità statuaria comunicano un senso di disorientamento algido. Ma proprio questa ricerca di assonanze irrituali, lieve e refrattaria, è il marchio di fabbrica di Fattoria Vittadini.

EUTROPIA
Ideazione e coreografia: MariaGiulia Serantoni
Danzatori: Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Maria Focaraccio
Drammaturgia: Irene Pozzi
Composizione musicale e performance live: Stella Sesto
Ingegnere del suono: Andrea Parolin
Disegno Luci: Paolo Bonapace
Disegno costumi: Arianna Fantin
Realizzazione costumi: Sandra Tiersch
Ideazione Oggetti Scenografici: Giacomo della Maria, Andrea Parolin, Arianna Fantin, Stella Sesto, MariaGiulia Serantoni
Progettazione e realizzazione tavolo: Luca Negri
Manager di produzione: Riccardo Olivier
Una produzione di Fattoria Vittadini
In co-produzione con Next-regione Lombardia, Dancehaus Più (Milano), Viagrande Studios, Scenario Pubblico e Laborgras (Berlino).
Con il supporto di: Berliner Senat, Einstiegsförderung 2018 per MariaGiulia Serantoni.
Anno di produzione: 2018

durata: 1h
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 30 settembre 2019
Prima nazionale

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