Quinta mafia: quando una Babygang parla di ‘ndrangheta

Quinta mafia - BabiGang
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Quinta mafia (photo: Federica Lissone)
«Chiama le cose per nome per farle esistere» ho sentito dire una volta a Laura Curino. E la frase mi è tornata alla memoria dopo aver visto “Quinta mafia”, spettacolo debuttato la scorsa settimana all’Atir Ringhiera di Milano, scritto e prodotto dalla compagnia B a b y g a n g.

Sicuramente la citazione è stata imboccata anche dal fatto di trovarsi, in questo caso, davanti ad un esempio di cosiddetto teatro civile, che richiama la particolare forma teatrale dell’artista torinese. Tuttavia, a dare senso al richiamo, non è stata solo questa coincidenza.

“Quinta mafia” è, infatti, uno spettacolo che, chiamando le cose per nome, le fa esistere. Liberamente ispirato ad “Alveare”, romanzo-inchiesta di Giuseppe Catozzella sulla ‘ndrangheta al Nord, lo spettacolo non prende spunto dalla realtà per inventare una storia, ma presenta la realtà servendosi del teatro come pretesto, cornice. E anche in questa occasione, B a b y g a n g si distingue per un accurato lavoro di drammaturgia firmata da Carolina De La Calle Casanova, che qui è regista e interprete, grazie al quale la compagnia milanese riesce a mostrarci, così com’è, la quinta mafia.

Seguendo una trama semplice, tradizionalmente drammatica, un giovane amore contrastato dalle rispettive famiglie, lo spettatore riconosce davanti ai suoi occhi figure, situazioni, nomi e fatti che costituiscono la filiazione dalla ‘ndrangheta nel nord Italia, in particolare in Lombardia.

Il modo in cui lo spettacolo funziona sta proprio nel fatto che cancella gli stereotipi con cui il linguaggio comune definisce e racconta, ricorda o ridicolizza, o addirittura imita, quello che è un fenomeno prima ancora che una organizzazione criminale. Inserendosi non solo nel sistema politico ed economico, ma adattandosi alla società e al territorio lombardo, abitandone i quartieri, condividendone usi e costumi, squadra del cuore compresa, la quinta mafia si è evoluta naturalmente, abbandonando coppola e pizzini, e iscrivendo i picciotti alla Bocconi.

Grazie alla peculiare comicità, pensata e pensante, che sempre distingue le produzioni firmate B a b y g a n g, arriviamo a renderci conto che mafiosa, semmai e ormai, è la mentalità diffusa: il sindaco che dà concessioni edilizie ai suoi amici, il professore universitario che distribuisce borse di studio a persone anche eventualmente valide ma a lui legate, le nomine in azienda di dirigenti di alto livello, magari capaci, ma in qualche modo più vicini ai vertici.

E, ancora, mafia è nei bar e negozi copertura, nei parcheggi, nei noleggi, tra tifosi e gruppi politici, associazioni, famose e future esposizioni, e così via per il lungo elenco snocciolato in scena da Andrea Pinna, uno tra i bravissimi attori della B a b y g a n g (insieme a Marco Ripoldi, Valentina Scuderi, Libero Stelluti e Alexandre Vella) che, se da un lato confermano la capacità comica, la predisposizione alla gag, l’attitudine all’improvvisazione, la voglia di sorridere sempre e comunque “soprattutto quando non ci sarebbe niente per il quale ridere”, in “Quinta mafia” non solo si dimostrano maturi, ma mostrano un lavoro di gruppo, prima richiesto e cercato, poi condiviso e costruito, che porta ad una messa in scena perfettamente sostenuta. E non è un dettaglio quando si parla del lavoro di una compagnia relativamente giovane.

Questo spettacolo fa parlare di sé anche perché è esempio di come, per produrre un buon lavoro, per farlo stare in piedi e permettergli di camminare da solo ovunque, sia necessario passare mesi con il suo “argomento”. Per la compagnia B a b y g a n g, infatti, è durato un anno il lavoro di scrittura: affezionati all’immagine della quinta mafia dipinta dal romanzo di Catozzella, l’hanno usata come modello, che non significa copia ma rimane riferimento: lo scrittore è stato il mentore dell’argomento, il complice scientifico alla scrittura drammaturgica che risulta un nuovo incastro di quelle stesse situazioni descritte e raccontate dal romanzo-inchiesta, arricchite di nuove relazioni e fatte detonare dalla bravura degli interpreti.

Quinta mafia
drammaturgia, testi e regia: Carolina De La Calle Casanova
con: Carolina De La Calle Casanova, Andrea Pinna, Marco Ripoldi, Valentina Scuderi, Libero Stelluti e Alexandre Vella
luci, scene e costumi: Petra Trombini

durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 1′ 27”

Visto a Milano, Atir Ringhiera, il 9 febbraio 2014


 

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