Alle Colonne di Milano: per quel teatro umano di scheriANIMAndelli

Paolo Scheriani e Nicoletta Mandelli
Paolo Scheriani e Nicoletta Mandelli

“Affittasi sala con palcoscenico da m 6×5 a m 12×6, 3 bagni, 3 camerini, aria condizionata, poltrone con braccioli removibili in 15 minuti”.
“Si offre locale di metri 10 x 5  con parquet e specchi, ideale per prove danza o per sala trucco, sartoria o altro”.
“660 m2, ideale per spettacoli, convegni, eventi, mostre, con possibilità di catering; per informazioni, scrivete all’indirizzo e-mail o telefonate all’ufficio organizzativo”.
“Al teatro, un fisso giornaliero più il 20% dello sbigliettamento, mentre l’80% dell’incasso spetta alla compagnia, come i costi Siae e del tecnico. È disponibile una sala prove, tariffa oraria o forfait per lunghi periodi”.

La concessione arriva poi attraverso un “legale rappresentante” della compagnia che formalizza l’impegno, indicando periodi, confini e altri “limiti” di impiego, motivando la richiesta e descrivendo cosa verrà realizzato, attraverso una relazione tecnica dettagliata, una copia del progetto artistico, e una volta chiarito chi e come provvederà alla pulizia dello spazio, alla fornitura elettrica etc.

Se per “progetti di ospitalità” questo è l’iter, per la coproduzione di spettacoli si firma una “convenzione tra le parti”, regolata dal Codice Civile, accordi con le organizzazioni sindacali, legislazioni varie su lavoro, norme, tributi e così via, fino a che “passa la poesia”.
Al contrario, alla ricerca della poesia e bellezza del teatro, “capace di smuovere il cuore e l’intelletto”, “decidiamo di aprire un luogo dove la cultura sia un bene essenziale e – nei nostri intenti – accessibile a tutti”.

È questo il senso dell’ospitalità contenuto nel Manifesto del Teatro alle Colonne di Milano.
Edificato su un lato dell’antica basilica di San Lorenzo, luogo di spettacoli da metà del secolo scorso e poi per anni dimenticato, nel 2010 è stato scelto dalla compagnia milanese scheriANIMAndelli, fondata nel 2007 da Paolo Scheriani e Nicoletta Mandelli: entrambi cresciuti, anche artisticamente, nel capoluogo lombardo, dopo aver girato per anni, hanno scelto questo angolo storico e altrettanto affascinante della loro città, per mettere radici. “Non usiamo, o facciamo, il teatro, ma lo viviamo”, è la premessa al loro modo di concepire un “luogo di fermento e di pensiero”, “ad alto contenuto umano”.

Teatro alle Colonne - scheriANIMAndelli
Foto di gruppo dal palco

Inteso sia come spazio che come arte, il “Teatro Umano” di scheriANIMAndelli vive nell’edificio, “ospita lo spettacolo, ma il teatro continua anche dopo, e gli invitati restano – spiega Scheriani, riferendosi al fatto che qualsiasi performance è sempre accompagnata dal dialogo con il pubblico -. La rappresentazione in sé è un filtro, non è la riproduzione della realtà ma l’interpretazione che ne si dà, e il teatro è un percorso che mette al centro l’uomo, e non finisce”.  Ecco perché la compagnia considera “progetti umani” le sue produzioni, e chiama “ospiti” tanto gli artisti che invita a partecipare, quanto il pubblico: “Come in una casa, quando arrivano gli altri si unisce tutto, e tutto è nostro”.

La formula, sperimentata dalla prima stagione e riconfermata quest’anno, prevede, oltre allo spettacolo serale, appuntamenti diversi (letture, dibattiti, concerti, mostre e performance), legati da un tema attuale, sentito e condiviso; “l’urgenza umana” del momento”, insomma. È così che i concetti di “ospitalità” e “coproduzione” si liberano della formalità e si muovono nei panni di “liberi scambi artistici”. In questo modo, dagli incontri con altri autori e registi, o con artisti in genere, la parola, recitata, cantata, dipinta o scolpita, trasmette e libera il suo significato più profondo, arrivando alle emozioni da più direzioni.

Esempi? Qual è la parola più ripetuta ma vuotata, o talmente scontata da essere dimenticata? Amore, per dirne una. “Cosa siete disposti a fare per amore”, è la riflessione che ha aperto la nuova stagione del Teatro alle Colonne, inaugurata da “Milanoumana”, un evento di tre giorni che, attraverso teatro, musica, mostre, reading e convegni, ha esaltato la bellezza della vita, contro la pena di morte. “Parlare dell’indicibile” attraverso monologhi, ma anche canzoni, è infatti il metodo inaugurato nella scorsa stagione, aperta da “Human Discount”, spettacolo ispirato alla tragedia/ storia vera di Rachel Corrie (giovane attivista statunitense, interrotta per sempre mentre cercava di difendere con il proprio corpo le case dei palestinesi).

Per tornare all’amore, la nuova stagione continua con “La Salomè – L’amore che danza”, spettacolo nato dall’incontro con il maestro dell’illustrazione Guido Crepax, presentato l’anno scorso ma “rivisto” quest’anno con nuovi interpreti; torna il nome di Crepax anche nelle tavole del maestro proiettate sulla scena da Luca Lisci, e nei costumi, opera di Caterina, figlia del noto disegnatore di fumetti. Anche lei è una delle “colonne” di questa nuova casa teatrale milanese, così come l’artista “digitale” Lisci, e così come gli spettacoli di questa nuova stagione vogliono essere: produzioni originali di scheriANIMAndelli ma nate da continui scambi, vissuti al Teatro alle Colonne, una “casa artistica”, conosciuta per il fatto che qui la complessa materia umana si trasforma attraverso l’arte. Emblematico, lo spettacolo “Lillesand”, storia di attori che in tempo di guerra continuano a recitare in un paese occupato.

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