
La serata inizia con “Deep”, un affascinante assolo di 18 minuti che il coreografo Alpo Aaltokoski ha portato in giro per il mondo: un viaggio inedito in un corpo umano deaddestrato, meravigliosamente mobile e capace di tutto, sebbene alquanto inquietante.
Alpo tiene la scena da solo senza indugi ed è magistralmente aiutato da un light design efficace ma anche essenziale.
Un uomo solo ripercorre ogni muscolo del proprio corpo nel tentativo di indagare quel rapporto intimo eppure talvolta impercettibile tra “dentro” e “fuori”: tra l’innegabile spettacolarità dell’organismo, con la sua millenaria evoluzione, e la semplicità di una superficie-pelle che sola è capace di rivelarla. Un dentro fatto di muscoli tesi e nervi allo spasmo, di impercettibili scricchiolii d’ossa e onde impetuose di sangue che noi spettatori possiamo spiare dal “fuori” (un fuori familiare, quello che più ci compete) di una pelle che sembra invece poter parlare e raccontare con chiaroscuri immensi la storia ancestrale del corpo umano.
Alpo si muove al limite dell’umano scomponendo il proprio corpo in figure d’animale: sfilano sotto i nostri occhi antichi fossili di dinosauri e grandi figure d’uccello. Un corpo umano, sembra dire Alpo con questa performance, dovrebbe essere in grado di ricordare. Il corpo ha memoria, è anzi sede di memoria.
L’artista sbalordisce per questa tensione controllata tra dentro-flusso vorticoso dell’evoluzione e fuori-pelle calda e quotidiana limitazione dell’abitudine. Un lavoro paziente, tipico dello scienziato che scompone l’impossibile in piccoli ma possibili pezzi.
Non serve però un microscopio per riconoscere l’alta qualità d’artista e insieme l’ambizioso progetto di “Deep”. Anche l’introduzione in scena di un video non disturba l’equilibrio di questo difficile esperimento, e anzi aiuta, alla maniera dei nordici, a suggerire persino un controcanto ironico, un elemento sostanziale per chiunque tocchi tematiche capitali come la storia dell’uomo.
Il secondo spettacolo della serata è “Together”, performance firmata sempre da Alpo Aaltokoski ma portata in scena dai danzatori Ahto Koskitalo e Jouni Majaniem. Un passo a due a volte eccessivamente prolisso e in generale poco efficace nell’intenzione di indagare le relazioni umane.
I danzatori offrono un “bello” spettacolo che, seppure calcolato al millimetro ed eseguito magistralmente, risulta però costantemente freddo, persino nei suoi momenti salienti.
Salla sembra una bambina: studia lo spazio con esitazione e valica il cerchio magico attorno alla corda. Il suo corpo, così costretto nella morsa della gravità, appare sgraziato ed esitante perché l’artista, evidentemente, non è fatta per camminare con i piedi per terra.
Tocca la corda, la cerca, la accarezza e poi la aggredisce. Una donna-bambina e una corda: questa piccola performer non ci regala né evoluzioni d’atleta né si sforza di caricare ulteriormente il valore della sfida che si appresta a compiere; semplicemente affronta la corda nella prospettiva di un incontro umano. Si fa dapprima sedurre e poi, solo dopo una finta vittoria, si lascia sconfiggere e mettere a terra.
Uno spettacolo inedito e bellissimo: eccolo, il corpo di Salla, mentre la pioggia cade copiosa sulle tavole del teatro, che resta completamente disteso e ansimante. Il momento più entusiasmante di “Pinta” non è forse da cercarsi nelle evoluzioni spettacolari a mezz’aria, in quel corpo che solo, lassù, sa essere luminoso e leggero, ma nella stasi dopo la messa a terra, in quello sfinimento necessario che è il primo passo per la vittoria.
Senza appello la corda ondeggia sensualmente sul suo corpo mentre lei riprende, insieme al fiato, l’estrema decisione di riprovare a domare la corda.
Una grande performance che crediamo sarebbe comunque stata tale senza l’introduzione del video: perché dovremmo credere all’ombra tremolante di quella tela sospesa nel buio, a quell’immagine che vuole portarci in un altrove quando abbiamo davanti una piccola grande donna capace di “muoverci” con molto meno sforzo?
L’elemento dell’acqua si manifesta come una pioggia copiosa (un omaggio a Pina Baush?) che congela Salla nella stasi finale e che la ferma lassù, sospesa, dove finalmente non deve più camminare.
Deep
choreography and dance: Alpo Aaltokoski
lighting design: Matti Jykylä
Video:
script and direction: Milla Moilanen
dancer: Alpo Aaltokoski
editing: Raimo Uunila
animation: Milla Moilanen
photography: Keijo Kivioja, Milla Moilanen
music: Miikka Kari, Epa Tamminen
durata: 18′
Together
coreografia: Alpo Aaltokoski
tanssi: Ahto Koskitalo / Jussi Väänänen, Jouni Majaniemi
valosuunnittelu: Kalle Paasonen
sävellys: Aake Otsala
pukusuunnittelu: Taina Relander
graafinen suunnittelu: Kirsti Maula
valokuvat: Pekka Mäkinen
durata: 50′
Pinta
concept: Salla Hakanpää & working group
direction: Ville Walo
performer: Salla Hakanpää
sound design: Tuuli Kyttälä
costumes and stage design: Anne Jämsä
light design: Ainu Palmu
filming: Teemu Liakka
editing: Matias Boettge
production: WHS and Zero Gravity Company
co-production: CIRKO – Center for New Circus, Helsinki, Finland
Visti a Torino, Teatro Astra, il 25 luglio 2014