“Aut” come autonomia. Ma il suono è quello dell’inglese “out”, fuori. Fuori anche dagli schemi.
Un mix di autonomia e antidogmatismo permeò la vita di Peppino Impastato (Cinisi, Palermo, 1948-1978), attivista politico, cronista, conduttore radiofonico, ucciso dalla mafia nell’imminenza delle elezioni amministrative, alle quali era candidato come consigliere comunale per Democrazia Proletaria.
Peppino, rampollo di una famiglia mafiosa che lui non esitò a rinnegare da quando ebbe l’età della ragione, denunciò con coraggio la collusione tra politica e criminalità. Faceva nomi e cognomi dei delinquenti. Usava “Aut” – chiamò così la propria radio libera – per attaccare, delegittimare, sbeffeggiare il boss locale Tano Badalamenti e i suoi sodali, tra i quali il padre Luigi Impastato e lo zio Cesare Manzella.
“Aut – Un viaggio con Peppino Impastato”, progetto di Stefano Annoni, Marta Galli, Roberto Rampi e Paolo Trotti, testo di Trotti, Simona Migliori e Giuseppe Adduci, regia dello stesso Trotti, è uno spettacolo che entra nella vita, nei sogni e nelle inquietudini di un ragazzo morto a trent’anni per il coraggio delle proprie idee.
“Gli eroi son tutti giovani e belli”, cantava Francesco Guccini nella “Locomotiva”. Giovane e bello è il comasco Stefano Annoni: alto, biondo, lontano quarant’anni e 1500 chilometri dalla fisionomia mediterranea di Impastato, dalla Sicilia che rappresenta in scena e di cui riproduce faticosamente persino l’accento.
È un conto alla rovescia, un notturno flashback psichedelico puntellato da una luce rosseggiante che sa di lotta politica e di sangue. Il monologo parte dagli attimi finali della vita del protagonista, fatto saltare in aria sulla ferrovia. Peppino, sangue pazzo e polvere di carne: «Non sento il rumore dell’esplosione / solo un grande silenzio / le rotaie sono fili di stagno invisibili / io volo e ricado».
Un monologo, i mille linguaggi di un personaggio intriso di libertà e passione civile: in manifestazione; nelle proteste pubbliche contro il sequestro delle terre ai contadini per costruire la terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi; nel circolo “Musica e cultura”; nelle rappresentazioni di piazza, secondo la tradizione dei cantastorie siculi; al microfono di Radio Aut, durante la trasmissione “Onda pazza”.
Ecco l’uso in scena delle ombre (con la consulenza di Barbara Bedrina). Ecco le musiche di quelle trasmissioni, le colonne sonore degli spaghetti western di Sergio Leone.
La Sicilia come il Far West, le piazze come dei saloon. Badalamenti era Tano seduto, il comune di Cinisi era il maficipio di Mafiopoli. Troviamo gli intrecci di Radio Aut con gli hippy o i fricchettoni. E poi la musica di quegli anni, le atmosfere oniriche maledette di Doors, Led Zeppelin e Deep Purple.
I monologhi scorrono, come il treno della scena iniziale, che è cornice e ripercorre la vita di Peppino. Sono parole che si fissano nella memoria, un po’ sulla falsariga del film di Marco Tullio Giordana “I cento passi”. Solo che qui non s’indulge mai alla spettacolarizzazione: ci si sofferma sulle fragilità del protagonista, sui suoi tormenti, in cui la depressione fa spesso capolino.
Questo Peppino assorto nella vita privata appariva spavaldo e aggressivo dietro al microfono, e qui ruba la sua carica al Lenny Bruce di Dustin Hoffman.
In scena c’è tutto il materiale arrivato dalla Casa Memoria di Cinisi. Le rare interpolazioni poetiche di Migliori e Trotti («Io sono il concime di tutta la terra attorno a Cinisi, attorno alla Sicilia […] concime che nutre, che germoglia i limoni, gli uomini. E apre le finestre») s’infilano tra le parole realmente pronunciate da Peppino. Ne viene fuori il ritratto umano di un personaggio malinconico dall’irruenza schizofrenica.
Fabula e intreccio scompaginano la cronologia senza un ordine che non sia quello della resa scenica. Come nei programmi di Radio Aut, dove le parole e le associazioni mentali fluivano dalla libera, scanzonata genialità di un ragazzo appassionato e idealista.
Produzione Linguaggicreativi e ArteVOX, “Aut” è uno spettacolo ancora necessario a venticinque anni dalle stragi di Punta Raisi e via D’Amelio. Uno spettacolo attuale in questa balorda estate 2017, quando mani imbecilli e criminali oltraggiano non solo terre ma anche i monumenti a Falcone e Livatino.
“Aut”, energia, ironia, arte e poesia, è una provocazione che ancora oggi brucia chi ha la coscienza sporca o non ha fatto i conti con un passato infame.
AUT – UN VIAGGIO CON PEPPINO IMPASTATO
con Stefano Annoni
progetto di Stefano Annoni, Marta Galli, Roberto Rampi e Paolo Trotti
testo di Paolo Trotti, Simona Migliori e Giuseppe Adduci
regia di Paolo Trotti
produzione Linguaggicreativi e ArteVOX
durata: 1h 5’
applausi del pubblico: 2’ 25”
Visto a Milano, Quartiere Operaio Umanitaria, il 18 luglio 2017
Festival “Resta in Zona 6”