Quattro Maestri a Bologna: da Stein a Ronconi e Socìetas Raffaello Sanzio

Maestri - Teatro San Martino

Maestri - Teatro San MartinoSono, ognuno a proprio modo, Maestri. E per questo terranno quattro appuntamenti-lezioni liberi per tema, forma, struttura e contenuti. Quattro registi teatrali tra i più importanti della nostra storia recente e contemporanea: Luca Ronconi, Peter Stein e Socìetas Raffaello Sanzio, nella duplice proposta di Romeo Castellucci e Chiara Guidi. Ecco l’iniziativa Maestri con cui il Teatro San Martino di Bologna apre il 2010.
“Un progetto interno alla stagione, in essa contenuto, ma fuori da questa, satellite per certi versi e, contemporaneamente, pianeta fondamentale intorno al quale può girare il nostro fare e pensare teatro – lo descrive Roberto Latini, direttore artistico del San Martino – L’integrazione tra quanto programmato, il ponte possibile che congiunge tutte le distanze tra gli artisti sopra citati, è quanto pensiamo debba sollecitare la direzione artistica di un teatro come il nostro, che non può e non vuole programmare per gusto o selezione, ma ‘ad invito’. Tutti gli artisti coinvolti partecipano a questa direzione scegliendo loro, in piena autonomia con che cosa o in che modo presentarsi al pubblico”.

Ad aprire questo ciclo di incontri sarà il 1° febbraio Peter Stein, tra i più importanti artefici del teatro tedesco ed europeo nella seconda metà del Novecento, in particolare nel grande impeto creativo degli anni Settanta, per aver realizzato progetti monumentali e spesso in spazi inconsueti. Nel 1970 fonda il collettivo teatrale della Schaubühne di Berlino, che ha guidato fino al 1985. Il gruppo, del quale fanno parte interpreti d’eccezione come Bruno Ganz, Edith Clever, Jutta Lampe, Michael König, realizza messinscene trasgressive che stravolgono la struttura dello spazio teatrale e scenico. Oltre a “riscrivere” testi classici antichi e moderni, allestisce nuovi spettacoli che esplorano impavidamente linguaggi e temi imbarazzanti per il senso comune dell’epoca. Il regista vive ormai da anni in Italia e ha sposato l’attrice Maddalena Crippa.

Il pomeriggio del 3 febbraio sarà invece dedicato a Chiara Guidi e alla “relazione sulla verità retrogada della voce”: “Sto raffinando una tecnica vocale basata sull’imitazione di tutto quello che è possibile udire con orecchio umano, senza distinzioni – spiega la Guidi, che all’ultima edizione del festival di Santarcangelo ha puntato proprio sul suono – La vastità enciclopedica di tutti i fenomeni sonori della terra la percepisco e la tratto come un insieme di note e di intervalli di una sinfonia che quotidianamente mi sforzo di ascoltare, imitare e trascrivere su una personale partitura musicale, con notazioni di nuovo conio, utili a fare ordine nella memoria e a essere riprodotte. La tecnica l’ho chiamata ‘molecolare’, perché soltanto un approccio microscopico consente di delimitare il profilo sonoro degli elementi presi in esame. La piallatura culturale ed emotiva operata su tutte le inflessioni e i significati della voce umana, colloca quest’ultima accanto a tutte le frequenze del suono. Tutte le emissioni sonore dell’universo, attive o passive, si trovano così sullo stesso piano, come materie grezze da osservare freddamente. Il vocabolario si arricchisce di nuove parole e la scala melodica oratoria riproduce voci tratte dalle più piccole particelle sonore della terra. Qui ha inizio il cammino a ritroso verso la verità della voce umana, e verso la potenza classica della parola”.
Durante l’incontro bolognese Chiara Guidi leggerà un racconto sulla pratica vocale di tipo molecolare, mostrando le connessioni di tipo sinfonico con alcuni brani musicali; infine proporrà un esercizio collettivo per chi voglia provare immediatamente l’orientamento di questa tecnica.

Il giorno successivo, 4 febbraio, ancora Socìetas con Romeo Castellucci e la “relazione sulla Divina Commedia”. Inaugurato “Inferno” al Festival d’Avignone 2008 (considerato recentemente da “Le Monde” migliore spettacolo del decennio 2000-2010), Castellucci torna e si sofferma su uno dei caposaldi della letteratura italiana di ogni tempo: “La Divina Commedia è un progetto impossibile – anticipa – La grandezza del libro eccede il letterario e, teatralmente parlando, lo fa girare a vuoto. Ma è attraverso l’impossibile che posso procurarmi ogni possibile. Sì, tutto il possibile può prender corpo e può darmi tutta la libertà nella forma sensibile dell’errore, ‘ché la diritta via era smarrita’. Ma l’errore trova la sua forza in rapporto al vincolo di una legge che gli si oppone, di un limite universalmente riconosciuto. La forza senza legge non ha forma ma solo intensità e durata. Il limite ora è, per me, la Divina Commedia. Bisogna fare Dante, essere Dante e non la sua Opera. Il viaggio incomincia con l’idea del peccato – la selva oscura – dell’artista. E quale sarebbe il peccato o la caduta dell’artista? La sua opera? Fare un’opera significa perdersi nell’oscurità? o produrre oscurità? Questa oscurità porta alla luce? E come fa, se è vero? Perché Dante, all’inizio del suo viaggio, si trova in mezzo a una foresta nera? Così… senza alcun motivo… senza che ne sappiamo niente… Un punto che non trova alcuna giustificazione. E’ il punto di partenza di ogni opera d’arte: non c’è alcun motivo”.
Dopo la proiezione di “Inferno” (1h 36′) Castellucci parlerà al pubblico. Seguirà, alle 21, la proiezione di “Purgatorio” (1h 13′) per chiudere con l’installazione di “Paradiso”.

A conclusione del progetto, il 6 febbraio, l’incontro con Luca Ronconi, che compie le sue prime esperienze registiche negli anni ’60 all’interno della compagnia Gravina/Occhini/Pani/Ronconi/Volonté. Direttore dello Stabile di Torino dall’89 al ’94, viene poi nominato direttore del Teatro di Roma, e successivamente (nel ’99) assume le deleghe per la direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano e la direzione della Scuola per attori dello stabile milanese. Alla prosa affianca anche la regia lirica, e alla frequentazione dei classici dell’opera italiana Ronconi accompagna un lavoro di studio sui territori meno battuti del teatro musicale, come la stagione del barocco italiano. Tra i riconoscimenti più recenti, nel 2008 gli è stato conferito dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Antonio Feltrinelli per la Regia teatrale, mentre nella stagione appena conclusa gli è stato assegnato il Premio Nazionale della Critica per il “Progetto Lagarce” e il Premio Eti come miglior spettacolo per “Sogno di una notte di mezza estate”.

L’ingresso agli incontri è gratuito. Dati i posti limitati la prenotazione è obbligatoria. Gli incontri inizieranno alle 15 e dureranno circa quattro ore, con esclusione di quello di Romeo Castellucci.

Info e prenotazioni: 051/7459360 – 335/1997983

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