L’Odissea di Teatro del Simposio: tracce di resilienza da Omero ai nostri giorni

Odissea (ph: Stefano Slockovic)
Odissea (ph: Stefano Slockovic)

Antinolfi e Leschiera, storie di naufragi nel labirinto urbano, dal bus al palcoscenico

Le infinite occasioni di smarrirsi. I mille modi di sentirsi in esilio. Ogni vita è un’odissea. Il naufragio può avvenire nel frastuono della folla, oppure nella solitudine anche di una babele metropolitana.

Il buio della sala, appena diradato da un perimetro di luci al neon. Il borbottio di un motore. Il fumo di un gas di scarico. Due uomini e una donna. Un intreccio confuso di orme, presenze e storie.
“Odissea – Tracce di resilienza urbana” è uno spettacolo di Teatro del Simposio che giunge in sala, a Linguaggicreativi, dopo aver attraversato, nell’estate 2021, la Milano suburbana con il progetto “Yellow Bus” a bordo di un pulmino, all’interno del Festival Risveglio di periferia.
Un’odissea metropolitana, dunque, con la drammaturgia di Antonello Antinolfi, la regia di Francesco Leschiera e tre bravi attori (Ettore Distasio, Mauro Negri e Greta Asia Di Vara) dissolti un uno spazio notturno.

Tre figure si stagliano nella penombra di un universo cittadino. Tre valigie, tre cappelli e una decina di narrazioni. Una bolgia-labirinto, senza bussola né navigatore. Un tempo dilatato e schiacciato. Storie di sogni e rimpianti, di proiezioni e attese.
«Siamo noi, quelli di sempre. Che camminiamo coi pensieri forti e quelli deboli. Che affrontiamo le piccole violenze quotidiane ed esprimiamo desideri. Poi ci infiliamo nel primo treno per dormire e farci cullare dal rumore di fondo, sognando di viaggi mai realizzati».
Il tempo che ci resta. La voglia di essere immortali, sulle tracce di Calipso. Oppure il desiderio di morire. O almeno, la voglia di evadere in mezzo a una megalopoli, tra baracche e sguardi cementificati.

L’alienazione di essere invisibili. Quella creata dal duo Antinolfi-Leschiera è vicissitudine contemporanea che lambisce vari temi: i viaggi della speranza e gli annegamenti in mare; la malinconia urbana fra tram sferraglianti e cocci di bottiglie rotte; la droga e l’eutanasia. E ancora, l’abbandono di vite bloccate dentro un telefonino, incapaci di remare dentro il mondo. Non c’è, in questo lavoro, l’anelito a un eroismo che si tradurrebbe a sua volta in una forma più ingannevole di solitudine, quanto il bisogno di una struggente normalità.

«Parlami o musa di eroi viaggianti e dei loro simili / Della fatica di salvarli, senza riuscirci / Di ciò che fu, che è, sarebbe stato, e che doveva cambiare per sempre».
Le tre figure in scena entrano, escono, a volte siedono tra gli spettatori. Le loro parole sono monologhi. I monologhi contengono quel tanto di delirio che nasce dall’avvitamento in un pensiero fisso, nella disabitudine al dialogo. Soliloqui, che raramente si intersecano tra loro.

Le suggestioni sonore utilizzate (“Ab ovo” di Joep Beving, “Dawn Chorus” di Jon Hopkins, “Jesus’ Blood Never Failed Me Yet” di Gavin Bryars) sostengono la spinta emozionale di questo viaggio tra dolore e speranza, tra protesta e ottimismo. Dilatano un senso d’attesa malinconica, martellante, a tratti ossessiva, svanendo in una nuvola onirica, in cui il tempo si affievolisce come i patemi che vi sono sedimentati.
I video monocordi cristallizzano il contrappunto poetico, naturalistico, di un lavoro intimo: sono nota sbiadita di uno spazio che anela sommessamente alla vita. Puntellano, con un’idea di colore, un lavoro che rinnega la scenografia per addentrarsi in vite asettiche all’apparenza, ricche e profonde nell’atto in cui si rivelano.

Distasio, Negri e Di Vara scandagliano l’interiorità di paria che ci interrogano. Sono gli sbandati del nuovo millennio, i dispersi di una storia che in fondo è la stessa dai tempi di Omero: naufraghi in cerca di un’Itaca di fatto inattingibile, anche quando se ne toccano le rive. È un’umanità alla deriva ancora bisognosa di miti, desiderosa di ricollegarsi a un universo solidale. In apparenza rassegnata, tutt’altro che abulica.

Odissea – Tracce di resilienza urbana
Regia Francesco Leschiera
Drammaturgia di Antonello Antinolfi
Con Ettore Distasio, Mauro Negri e Greta Asia Di Vara
Scene e costumi di Paola Ghiano e Francesco Leschiera
Elaborazioni e scelte musicali di Antonello Antinolfi
Video di Francesco Leschiera
Assistente alla regia Alessandro Macchi
Grafica di Valter Minelli
Produzione Teatro del Simposio
All’interno de La città intorno di Fondazione Cariplo

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Teatro Linguaggicreativi, il 21 gennaio 2023

 

 

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