Ronconi in cerca d’autore, mischiando finzione e realtà

I Sei personaggi guidati da Luca Ronconi
I Sei personaggi guidati da Luca Ronconi
I Sei personaggi guidati da Luca Ronconi (photo: teatrodiroma.net)
“Siamo già in ritardo di dieci minuti”. Si sono alzati dalla platea, in cammino verso il palco, le prime ombre di questa serata che richiama un testo che viene da lontano, inizio Novecento, considerato allora scandaloso per tematiche, prospettive rovesciate, sguardo obliquo e travisamento/traslamento di realtà.

Il capocomico prende posto sulla scena bianca, asettica, lunga e stretta che si dipana di fronte allo sguardo dello spettatore. Seduto al suo tavolo dichiara che tra finzione e realtà non c’è scarto semantico. Il ritardo è reale, l’azione si sviluppa in sincrono con il tempo dilatato che sfonda all’esterno, da cui provengono gli altri cinque personaggi, che prenderanno campo in scena, chi ancora dalla platea, chi dal fondo, chi da una porticina che infrange il bianco della parete, divenendo spiraglio nero, dal cui buio si partoriscono figure umane. Chi prende posto sulle poche sedie, chi rimane in piedi.

Ci si trova di fronte a “Sei personaggi”, e viene da concludere “in cerca d’autore”, perché è stato tramandato dalle scuole così, lo scritto di Luigi Pirandello. Ha deciso di riprenderlo Luca Ronconi in uno studio divenuto spettacolo, in scena al Teatro India di Roma ancora fino al 28 marzo, per poi continuare questa mini-tournée con la seconda tappa alla Stazione Leopolda a Firenze, dal 3 al 5 maggio.

Chissà se avrà “più vita”, come reclamava il replicante in “Blade Runner” interpretato da Rutger Hauer, questa creatura dalle anime multiformi che rispondono a tanti nomi per altrettanti “caratteri”: Massimo Odierna (Padre e Terzo attore), Luca Mascolo (Padre e Terzo attore), Sara Putignano (Madre), Lucrezia Guidone (Figliastra), Fabrizio Falco (Figlio), Paolo Minnielli (Giovinetto), Elisabetta Misasi (Bambina), Alice Pagotto (Madama Pace), Davide Gagliardini (Capocomico), Chiara Mancuso (Prima attrice), Rita De Donato (Seconda attrice), Elias Zoccoli (Primo attore), Remo Stella (Secondo attore), Andrea Volpetti (Suggeritore), Andrea Sorrentino (Macchinista).

Tutti attori giovani, appena diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, che, partecipando al Progetto 2010-2012 del Centro Teatrale Santacristina diretto da Ronconi e Roberta Carlotto, hanno visto crescere questa sezione di (ir)realtà, che a mo’ di saggio finale, ma con una dignità e levatura da spettacolo nobile, si ritrova ora in circolazione, in una coproduzione del Centro Teatrale Santacristina e del Piccolo Teatro di Milano.

Alla regia c’è appunto Luca Ronconi, assistito da Luca Bargagna. La trama è più o meno nota: durante le prove teatrali si insinuano in scena sei personaggi, ombre in cerca d’autore.
Il capocomico, conquistato dalla curiosità, cerca di dare ordine ai frammenti che ognuno, nel suo eloquio spezzettato misto a silenzi eloquenti, lancia della propria storia, o meglio della storia di cui è prigioniero, e che a poco a poco si macchierà di tinte fosche, melangiate con il tragicomico proprio della scrittura e della visionarietà decadentista dell’autore siciliano. Ma il capocomico non  riuscirà a venirne a capo…

Dal foglio di sala si evince, attraverso un’intervista di Gianfranco Capitta, che Luca Ronconi abbia frequentato la “Silvio d’Amico” come attore, passando in seguito al solo ruolo di regista, e che abbia voluto riprendere in modo fedele il testo di Pirandello, ma ridandolo alla scena come se i personaggi, le ombre, fossero “rappresentazioni della mente che non possono avere nessun tipo di concretezza.”
Si è voluto così passare dalla metafora del teatro nel teatro a qualcosa di più: “da quando la realtà virtuale fa parte delle nostre vite, la contrapposizione tra quello che è reale e quello che è immaginario non esiste più, ha perso significato”.

Per questo lo spazio scenico non è solo la “scatola” teatrale, magnifica nella sua piena essenzialità, candida, dalla cui prospettiva espansa si vedono correre dal fondo al proscenio, da lato a lato, i personaggi (chi su due gambe, chi procedendo in modo quasi animale, “gattonando”), e così muoversi in uno spazio e in un tempo infinito, come senza tempo è lo stare fermi, ritti o seduti, in un angolo o a schiera di lato, dei corpi.
Lo spazio, l'(ir)realtà diviene il tempo e lo spazio in cui si è contenuti. In cui lo stesso spettatore è contenuto.

Entrano, strisciano in scena i “sei personaggi” in un mondo deformato, dove i movimenti stessi degli attori sono dilatati, accentuati, marcatamente caricati a richiamare una recitazione che viene da altrove, un altro tempo, un altro luogo.

Il Maestro Ronconi spiega che essi “come in “Matrix” (film del 1999 dei Fratelli Wachowski sulla realtà virtuale, da molti considerato quasi un film “guida”sul mondo che è e verrà, ndr) sono ossessioni dell’autore, chimere che stanno là, in quel cervello. Ed è penoso sentirsi prigionieri del cervello degli altri. È qualcosa di cui non ti puoi liberare.

“Questo è il dramma di Pirandello”. Il Premio Nobel già nel 1906, nel racconto “Personaggi”, anticipava ciò che sarebbe stato “In cerca d’autore”: parlava di una servetta, “Fantasia”, che gli annunciava l’arrivo di fantasmi che sarebbero andati da lui, chiuso nella sua stanzetta in attesa, a reclamare di vivere grazie alla sua scrittura…

Realtà e finzione, virtuale e materiale si mischiano così in scena. Il capocomico cerca di dare forma alla storia adattandola alla sua realtà. Ne riceve in cambio, nelle parole del Padre, il dubbio circa la sua stessa esistenza. Come puoi esistere se non hai/se non sei un carattere? Cos’è più vero, e grazie a chi, o alla mente di chi, è più vero? E cos’è verità?

Scaturisce un senso di opprimente claustrofobia da quest’ora e mezzo di “rappresentazione”, tanto più che la storia nella non-storia, i cui tasselli prendono forma nella narrazione, delineano una sorte tragica e penosa per quei sei caratteri imprigionati nel loro “carattere”, nella costrizione di rivivere solo e soltanto quei passi, e passaggi, della “vita” per loro scritta e pensata… da chi? E dove?

Una violenza è stata consumata, due vite innocenti sono “terminate”. Cè chi urla dalla scena “è solo finzione!”. Ma radunandosi di fronte al pubblico, tutti e 15 questi bravi e generosi giovani attori, si leva una voce: “Ma che finzione! Realtà, realtà, signori! Realtà!”.
L’applauso tarda, non si sa dove finisca questa realtà, e dove inizi la finzione. Nel dubbio, i presenti attendono. Un attore sorride, impercettibilmente. E verrebbe quasi d’istinto chiedersi chi abbia scritto lo scroscio di mani che viene dopo qualche istante, naturale. Siamo anche Noi “in cerca d’autore”?

Studio sui “Sei personaggi” di Luigi Pirandello
diretto da Luca Ronconi
con gli attori diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
con: Massimo Odierna (Padre e Terzo attore), Luca Mascolo (Padre e Terzo attore), Sara Putignano (Madre), Lucrezia Guidone (Figliastra), Fabrizio Falco (Figlio), Paolo Minnielli (Giovinetto), Elisabetta Misasi (Bambina), Alice Pagotto (Madama Pace), Davide Gagliardini (Capocomico), Chiara Mancuso (Prima attrice), Rita De Donato (Seconda attrice), Elias Zoccoli (Primo attore), Remo Stella (Secondo attore), Andrea Volpetti (Suggeritore), Andrea Sorrentino (Macchinista)
assistente alla regia: Luca Bargagna
direttore di scena: Francesco Russo
elettricista: Luna Mariotti
sarta: Eleonora Terzi
delegato di produzione Maria Zinno
foto di scena Luigi Laselva           
scene realizzate dal Laboratorio “Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli” del Piccolo Teatro di Milano
doproduzione: Centro Teatrale Santacristina e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa in collaborazione con Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 1′

Visto a Roma, Teatro India, il 20 marzo 2013


 

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