The country. Le molteplici verità non dette di Martin Crimp

The country
The country
Laura Morante in The country
In un primo momento non sembra neppure di essere in quel Teatro della Tosse di Genova deputato alla sperimentazione e alla ricerca.
Il sipario si apre (già questa una novità) e ci si trova davanti ad un impianto scenico più consono ad uno stabile.
Sul palco è riprodotto fedelmente l’interno di una casa, a metà strada tra un rustico elegante e qualcosa di demodé. Al centro domina un grande tavolo in legno circondato da sedie. Sulla destra una poltrona di pelle anni Cinquanta e accanto un tavolino su cui è riposto un telefono cordless.

Il proscenio è coperto da un tappeto di erba finta e, alle due estremità laterali, sono riposte due miniature giocattolo raffiguranti una casa di campagna con animaletti e un boschetto. A chiudere la scena una grande vetrata.

E’ questa la cornice che Roberto Andò sceglie per far muovere al suo interno Richard (Gigio Alberti), Corinne (Laura Morante) e Rebecca (Stefania Ugomari Di Blas): una gigantografia di quella casetta a bordo palco, una lente di ingrandimento che il genio di Martin Crimp vuole porre, in quest’opera, ancora una volta su un mondo cinico e apparente.

Per farlo, sceglie un titolo che evoca più il nome di una situazione, quasi una scritta da apporre al “ciak” usato al cinema per identificare una scena in fase di montaggio, “The Country”, o come diremmo noi “In Campagna”.

Anche la trama è molto adatta al grande schermo: una sera Richard trova una ragazza svenuta sul ciglio della strada. Come medico si sente in dovere di caricarla in macchina per portarla a casa, dove ad aspettarlo ci sono Corinne e i figli: questo imprevisto (ma sarà davvero così?) non gli permette di far visita a un paziente che, nel corso della notte, morirà, rischiando di gettare ombre sulla sua reputazione.

Approfittando di un’altra visita a domicilio del marito, Corinne si intrattiene nel frattempo con l’ospite, dando vita ad un contrasto verbale da cui emergono le tante possibili verità sul vero rapporto tra Richard e la giovane donna.
Al termine del confronto Corinne abbandonerà con i figli la casa di campagna che, per i seguenti due mesi, sarà abitata dai soli Richard e Rebecca, impegnati in un continuo tira e molla verbale che non chiarirà in maniera definitiva il loro reale rapporto. Una spirale che andrà a chiudersi con il ritorno a casa di Corinne, che sia per vero amore o solo per proseguire nella finzione starà ad ognuno supporlo.

Andò segue fedelmente la trama della pièce, senza rischiare troppo e, nel farlo, sceglie di affidarsi a due attori che, soprattutto al cinema, si sono trovati spesso a confronto con i sentimenti spenti che la vita talvolta obbliga a sopportare.
E’ certamente così per Laura Morante, elegante interprete di una moglie disincantata che si muove, stanca, da una sedia all’altra della scena, regina indiscussa della casa, martire delle bravate del marito, tutto impegnato a nascondere l’impossibile ad una compagna che, ormai, lo conosce fin troppo bene. Un ruolo, quest’ultimo, che Gigio Alberti interpreta con quella classica teatralità straniante che lo contraddistingue.
Interessante anche la giovane Stefania Ugomari Di Blas, a cavallo tra dolcezza e finta ingenuità nei panni di Rebecca.

Dalla platea si ha la sensazione di essere in attesa del “silenzio, motore, azione”, proprio come di fronte ad un set cinematografico, rapiti solo a tratti dal fascino degli interpreti e da quei dialoghi serrati molto vicini all’universo pinteriano.

The Country
di Martin Crimp
traduzione: Alessandra Serra
regia: Roberto Andò
con: Laura Morante, Gigio Alberti e Stefania Ugomari Di Blas
produzione: Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Brunello Cucinelli in collaborazione con Nuovo Teatro

durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 2′ 10”

Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 24 novembre 2013


 

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