(A)pollonia. Il sacrificio secondo Warlikowski

Apollonia - Krzysztof Warlikowski
Apollonia - Krzysztof Warlikowski
(A)pollonia – Krzysztof Warlikowski (photo: Stefan Okolowicz – La Comédie de Genève)

Chi è disponibile a cedere la propria vita per un’altra persona? E’ questo uno degli interrogativi dello spettacolo “(A)pollonia” del regista polacco Krzysztof Warlikowski, presentato all’ultimo Festival d’Avignon e i giorni scorsi riproposto dalla Comédie de Genève.
A tale difficile quesito segue, in scena, talvolta un lungo e imbarazzante silenzio. Chi di noi sarebbe disposto a farlo? Potrebbero forse una madre, un padre, una figlia? Ifigenia è stata sacrificata da Agamennone, ma “realmente” Ifigenia voleva sacrificare la propria vita per assicurare la vittoria del padre nella guerra di Troia? Chiede ancora Warlikowski, chi di noi sarebbe disposto?

Il regista polacco, oggi direttore del Nowy Teatr di Varsavia, è conosciuto in tutta Europa per spettacoli quali “Hamlet” (2001), “Purifiés” (2002), “Kroum l’ectoplasme” (2005) e “Angels in America” (2007). Alle radici del suo teatro, afferma lui stesso, ci sono l’antichità, la Bibbia, Shakespeare e l’Olocausto; tra i suoi maestri annovera Lupa, Brook, Bergman, Strehler.
Regista scomodo Warlikowski: in Polonia il suo teatro è considerato scandaloso, e a chi glielo domanda lui ribatte che è la realtà ad essere scandalosa. Con ostinazione ha cercato in questi anni, attraverso l’arte teatrale, di scardinare dei tabù, trattando argomenti che nel suo paese non erano mai stati oggetto di una discussione pubblica: il senso di colpa e il perdono nei confronti del popolo ebreo e dell’Olocausto, i problemi legati all’identità sessuale e all’omossessualità o la falsa religiosità dei polacchi. Temi che si inseguono anche in “(A)pollonia”.

Lo spettacolo è costruito attorno alla storia di una giovane donna realmente esistita, Apolonia Machczyńska-Światek (la scrittrice polacca Hanna Krall ne racconta la storia nella novella “Pola”), che durante la Seconda Guerra Mondiale nascose diversi ebrei. Denunciata da ebrei stessi per far salva la propria vita, fu catturata dai tedeschi. Questi proposero al padre di addossarsi la responsabilità della figlia e così di salvarla; il padre non lo fece, e Apolonia fu uccisa.

La trama della pièce si intesse con le parole di testi classici e contemporanei: Euripide, Eschilo, Jonathan Littel e J. M. Coetzee danno corpo ad un poema della sofferenza, di Ifigenia come di Clitennestra, di Agamennone come di Ercole. Gli istinti bestiali che prevalgono sulla ragione, il possesso del corpo e la sua distruzione portano Oreste ad uccidere la madre per vendicarsi della morte del padre, Agamennone a sacrificare la figlia, Alcesti ad uccidersi per salvare il suo sposo, a patto che questi, dopo la sua morte, non si risposi.

“(A)pollonia” non è un semplice spettacolo di teatro, è di più. È una famiglia che si racconta, è una casa nella quale lo spettatore ha la possibilità di guardare, di vivere, è un film d’amore, è uno spettacolo televisivo con tanto di collegamenti esterni e di telefonate in diretta con skipe, è un concerto musicale che fa scivolare sulla poltrona per ascoltare e sognare, in attesa che qualcosa riaccada.

Il pubblico osserva per 4 ore e mezzo compiersi i destini di eroi antichi e degli uomini e delle donne di oggi. Parla Ryfka Goldfinger, una delle donne salvate da Apolonia; e interviene il figlio di Apolonia leggendo il poema di Andrzej Czajkowski, compositore e pianista ebreo polacco che perse la madre in un campo di concentramento; poi con rabbia si rivolge alla signora Goldfinger e le ricorda che lui ha perso sua madre, lei invece è salva: dovrebbe chiedergli perdono!

La cornice delle storie sono scenografie, luci e costumi curati. La musica dal vivo regala piacevoli sensazioni e tra gli attori convincono le interpretazioni di Alcesti ed Agamennone, in una messa in scena che è poetica ma anche drammatica, violenta ma anche reale, contemporanea. Nulla è scontato. Gran parte del pubblico si alza in piedi per applaudire qualcosa di più di uno spettacolo teatrale.

(A)pollonia
adattamento e regia: Krzysztof Warlikowski
con: Andrzej Chyra, Magdalena Cielecka, Ewa Dałkowska, Malgorzata Hajewska-Krzysztofik, Wojciech Kalarus, Marek Kalita, Zygmunt Malanowicz, Adam Nawojczyk, Monika Niemczyk, Maja Ostaszewska, Jacek Poniedziałek, Magdalena Popławska, Anna Radwan-Gancarczyk, Danuta Stenka, Marciej Stuhr, Tomasz Tyndyk
scenografie e costumi: Małgorzata Szczęśniak
musiche: Paweł Mykietyn, Renate Jett, Piotr Maślanka, Paweł Stankiewicz
luci: Felice Ross
drammaturgia: Piotr Gruszczyński
canzoni interpretate da Renate Jett
musiche eseguite da Paweł Bomert, Szymon Linette, Pawel Stankiewicz, Fabian Włodarek
video: Pawel Łoziński, Kacper Lisowski, Rafał Listopad
traduzione in francese: Margot Carlier
prodotto da Nowy Teatr
coprodotto da Festival d’Avignon, Théâtre National de Chaillot (Parigi), Théâtre de la Place (Liegi), Comédie di Ginevra, Théâtre Royal de la Monnaie (Bruxelles), Narodowy Stary Teatr (Cracovia)
durata: 4h 30’ (intervallo incluso)
applausi del pubblico: 4’ 35’’

Visto a Ginevra, Bâtiment des Forces Motrices, il 13 gennaio 2010

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