Banquo: Crouch e Arcuri per un altro punto di vista sul Macbeth

Enrico Campanati è Banquo (photo: teatrodellatosse.it)
Enrico Campanati è Banquo (photo: teatrodellatosse.it)
Enrico Campanati è Banquo (photo: teatrodellatosse.it)
Banquo è un personaggio complesso fin dalla sua nascita, prima alleato e amico di Macbeth, verrà poi da lui stesso ucciso, eppure continuerà ad essere sempre presente, anche quando non sarà più in vita.

Fabrizio Arcuri parte da qui per raccontare la storia sanguinaria del Macbeth, scegliendo quindi un altro punto di vista: ma quale?
Il punto di vista di Banquo non è così chiaro nel plot shakespeariano e non lo è dichiaratamente nemmeno nello spettacolo, scritto da Tim Crouch. ll testo, rappresentato per la prima volta in Italia, fa parte della quadrilogia “I, Shakespeare”, che punta su personaggi secondari dei drammi più noti del Bardo. Oltre a Banquo, Crouch ha infatti dato voce a Calibano, Fior di Pisello, Cinno e Malvolio, e di recente è stato aggiunto un quinto episodio.

E’ un ruolo confuso allora quello di Enrico Campanati, a metà strada fra la narrazione e l’interpretazione, proiettato su un pubblico che non è solo spettatore ma anche attore con lui nella vicenda.

Perfino il figlio di Banquo, Fleance (Matteo Selis) è scollegato da una realtà che non è reale, inchiodato immobile alla sua sedia sul fondo, a intervenire comicamente con alzate di spalle e volto inespressivo alle continue provocazioni del padre.
In realtà è un tecnico di teatro, come suggerisce l’ironica scritta sulla schiena “Banquo Staff”, classicamente vestito di nero e posizionato sì in scena ma vicino al mixer luci. E’ anche esecutore, armato di chitarra elettrica e amplificatore, della colonna sonora.

Il gioco, però, è tutto nelle mani dell’unico protagonista. Sono mani insanguinate, quelle di Banquo, non solo metaforicamente; l’elegante vestito chiaro viene gradualmente imbrattato di un sangue che gocciola sul bianco della scena per passare quindi agli spettatori, attraverso le strette di mano regalate dall’interprete.

L’allestimento, così come gran parte dei movimenti, abitano nella prima platea, dove Campanati si muove con destrezza, del resto non è nuovo a questo tipo di azioni.
Il narratore si trova così nel duplice compito di raccontare la storia e di interpretare Banquo, tenendo come sottile filo conduttore la trama del Macbeth vista dagli occhi dell’amico.

Una passerella bianca attraversa il pubblico e sale in scena attraverso quattro gradoni sui quali si svolge gran parte dello spettacolo. In alto, oltre ai normali fari da teatro, alcuni neon creano un ambiente straniato.
In scena una simbolica cattedra da lezione, ovviamente bianca, e dietro ad essa una grande tenda sfrangiata luccicante, che fa molto studio televisivo anni Settanta.

Non sempre è facile seguire l’intricato susseguirsi delle azioni raccontate, lo scambio continuo tra vittima e carnefice, i rapporti che si costruiscono e si disfano. Forse raccontare Shakespeare è più complesso che parlare di Vajont, di certo è interessante vedere un attore sempre in bilico, con eleganza, tra il racconto dei fatti e l’inevitabile fiume di emozioni.
A Genova fino al 13 febbraio.

Banquo
di Tim Crouch
traduzione: Pieraldo Girotto
dal Macbeth di William Shakespeare
regia: Fabrizio Arcuri
con: Enrico Campanati
luci e fonica: Matteo Selis
produzione: Teatro della Tosse
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 16’’

Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 30 gennaio 2013
Prima nazionale


 

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