Due parole, in scatola, con Giacomo Verde e Carlo Isola

2 Parole in scatolaL’Italia è un paese singolare perché spesso ripudia la grande creatività, se non ha anche l’apparenza fighetta e dandy. L’artista, per essere tale, da noi deve avere l’aria sofferta, un po’ sbandata.

Mai potrebbero essere considerati tali due personaggi dall’aria buontempona come Giacomo Verde e Carlo Isola, digital e broadcast dreamers che, in spregio a centinaia di riconoscimenti del loro lavoro e della loro creatività di primissima qualità, vengono spesso ignorati (se non, peggio, misconosciuti) dal circuito culturale ufficiale.

La loro opera, pur essendo nel caso di Carlo Isola orientata al videomaking (ha importato in Italia il videominuto e creato le sue Teste Parlanti che riuniscono ricerca visiva e sarcasmo politico in una sorta di “cabaret elettronico”) e in quello di Verde da alcuni anni alla diffusione della digitalità nel mondo della creatività, non può essere ascritta ad un genere d’arte ma, anzi, nasce proprio dall’intersezione e dalla contaminazione fra più generi, con il costante uso creativo di tecnologie a “basso costo”.

Quest’ultima caratteristica è in realtà uno degli elementi più potenti e virali del loro fare arte, riflettendo un credo che è quello della democratizzazione del processo di divulgazione del digitale e del performativo.
Su questo fronte è da anni particolarmente attivo Verde, teknoartista, che si occupa di teatro e arti visive dagli anni ‘70, ma che negli anni ‘80 ha nettamente dirottato la sua creatività su “oper’azioni” come le chiama lui, collegate all’utilizzo creativo di tecnologia “povera”: videoarte, tecno-performance, spettacoli teatrali, installazioni, laboratori didattici. E’ l’inventore del “tele-racconto” e del webcam theatre – performance che coniugano narrazione, micro-teatro e macro ripresa in diretta. E’ tra i primi italiani ad aver realizzato opere di arte interattiva e net-art.

Per raccontarvi di questi due singolarissimi creativi ritorniamo su un’intervista realizzata tempo fa a Bergamo, in occasione della rassegna di teatro e nuove tecnologie studiata e realizzata da Michele Cremaschi, di cui già vi abbiamo parlato.
Raccontiamo quindi di “2 Parole in scatola con musica (ovvero sull’importanza della mediocrità nel cosmo contemporaneo)”, performance -video-concerto di e con Carlo Isola, Giacomo Verde, Daniele Di Gregorio e Niccolò Di Gregorio, uno spettacolo con ampi spazi di improvvisazione di quattro artisti, due musicisti e due video maker: in realtà, profondamente, un non spettacolo in cui i due si parlano attraverso i computer da due scatole di cartone messe una di fianco all’altro. Una profonda metafora delle mutazioni tecno-antropo-logiche in atto nel nostro tempo, che viviamo un po’ tutti da barboni senza tranquillizzanti case ideali, isolati nelle nostre scatolette.

Per chi volesse avvicinarsi in particolare al lavoro di Verde, ricordiamo che è in corso un suo laboratorio di video-scenografie per “Opera da 3 soldi” di Brecht e Weill che debutterà a Livorno, al Teatro Goldoni il 25 gennaio. Quella sui video fondali è cosa di cui Verde è grande esperto e segnaliamo anche il lab di Video-fondali live al Moderno di Agliana (PT), mentre per chi è in Lombardia il 26 gennaio Verde sarà a Rezzato, Brescia, al PinAC dalle 17 alle 19 per il seminario “Italia in lungo e in corto” a presentare il progetto “Cortissima Storiaditalia” con Gianguido Palombo.

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