I will survive. Garten tra metropoli e baraccopoli

I will survive
I will survive
I will survive (photo: questanave.com)

Una vera discarica del packaging, la prima immagine che rivela sul palco lo spettacolo della compagnia Garten di Milano, coprodotta da Danae Festival – Progetto Ares. Una distesa di imballaggi svuotati, confezioni di prodotti di largo consumo accatastati e abbandonati. Quasi una fotografia amplificata di uno dei tanti sottoponti delle nostre metropoli, spazio urbano degli homeless, o di quelle “città di cartone” che parlavano di braccianti immigrati dal sud del Bel Paese.
Avanzi urbani abitati, quindi vivi, sebbene l’umanità rimanga spesso celata. Come negli scatoloni spezzati e ammucchiati di “I will survive”, macerie di cartone che improvvisamente si animano e tra incastri e sovrapposizioni, assumono ora l’aspetto di medioevali case schiacciate le une alle altre, ora di una traballante fortezza, o ancora di una creatura deforme. Nuove e continue architetture dal volume instabile e precario, “composto” povero ed economico, destinato alla sopravvivenza nel suo essere riciclabile.

“Un percorso di indagine sull’ambiente urbano e le sue trasformazioni” quella del gruppo milanese, che in questo primo lavoro (a cui ha fatto seguito “Time for talk is over”) combina assieme performance e installazione, cercando forse una fusione tra arte concettuale e pratica teatrale – non proprio equilibrata – attraverso un atteggiamento critico e nostalgico.

Giorgia Maretta, coreografa e performer, e Andrea Cavallari, regista e video marker, con la collaborazione di Andrea Rimoldi, Beatrice Sarosiek, Massimo Trombetta, Silvia Cantoni e Paolo Calzavara Pax, che produce in diretta i suoi live electronics, sembrano mettere in gioco il rapporto tra uomo e mondo, l’artificio e la rigorosa monumentalità della metropoli con i limiti e la fragilità dell’altro volto della sua identità: baraccopoli sociopolitica, instabile e destinata al collasso.

Forte e simbolica la contraddizione tra l’effetto visivo quasi elementare e la complessità dell’azione sottostante, anche se le tempistiche di assemblaggio del materiale e la presa dello spazio sono fin troppo dilatate, per creare quello stato di tensione necessario ad amplificare l’effetto del lento e impercettibile avanzare della grottesca struttura, che sul punto di inghiottire il pubblico, si ripiega su se stessa.

I will survive
diretto da Giorgia Maretta e Andrea Cavallari
con la collaborazione di Andrea Rimoldi, Beatrice Sarosiek, Massimo Trombetta e Silvia Cantoni
live electronics: Paolo Calzavara Pax
durata: 45′
applausi del pubblico: 1′ 10′

Visto a Marghera (VE), Teatro Aurora, il 14 gennaio 2012

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