Muta Imago: innamorati di Madeleine

Madeleine
Madeleine
Madeleine (photo: romaeuropafondazione)

Ci eravamo lasciati con “Lev”, presentato durante l’edizione 2008 di Romaeuropa Festival. Dopo un anno e una discreta tournée internazionale il gruppo romano Muta Imago, composto da Riccardo Fazi, Claudia Sorace e Massimo Troncanetti, presenta a Roma in prima assoluta “Madeleine”, terza tappa di una trilogia sulla memoria.

Lo stile della compagnia, seppur giovanissima, è già ben riconoscibile. Il loro teatro è esageratamente contemporaneo, ha un’idea estetica forte e la realizza con capacità tecniche impeccabili. Ma, a dispetto di altro teatro “di tendenza”, non è freddo e distaccato, riuscendo ad appassionare il pubblico tenendolo incollato alla sedia per quaranta intensissimi minuti tra paura e sogno.

Sogno e paura nei rapporti di coppia. Paura e sogno della vita e del futuro. Attraverso queste semplici declinazioni si entra lentamente negli incubi di Madeleine, la protagonista che viene presentata da una prima scena visionaria in cui luci, corpi e specchi si mescolano nell’alto del Teatro Palladium di Roma. Una scena dall’impatto fortissimo che sembra il biglietto da visita di Muta Imago. Si procede quindi a tentoni nel buio: scorgiamo gli incubi domestici creati da losche figure in ombra che si muovono intorno alla protagonista, ci appassioniamo a tempeste apocalittiche, ci emozioniamo davanti a soffuse immagini fetali che richiamano “2001: Odissea nello spazio”, infine ci eccitiamo intuendo la somiglianza fra certi giochi tra il corpo e la pellicola che compone le mura domestiche e i video di Bill Viola.

Questi incubi, queste ombre, ci portano inevitabilmente a riflettere sui lati più oscuri delle nostre false certezze domestiche e delle nostre piccole tragedie familiari. La maestria di Muta Imago sta nel creare, all’interno di un teatro, ambientazioni da cinema horror che fanno sobbalzare dalla sedia, utilizzando con competenza magistrale gli elementi base di questo ‘new visual theatre’: il fumo, le luci, il suono, gli specchi.

“Lev” è archiviato, i nuovi Muta Imago sono ancora più devastanti: tolta la drammaturgia, tolta la parola, resta un viaggio visionario, un ‘trip’ visivo e auditivo (in un crescendo di qualità del suono curato da Riccardo Fazi) dove si riesce a mettere in scena anche il fumo, il quale, muovendosi a ritmo delle scosse musicali, diventa l’ingombrante elemento drammaturgico di uno scenario apocalittico.
“Madeleine” conferma il valore di una compagnia che non si può più definire emergente, ma che è già meritatamente un nome di prestigio nel panorama del teatro contemporaneo.


Madeleine

ideazione: Muta Imago
regia: Claudia Sorace
drammaturgia/suono: Riccardo Fazi
realizzazione scena: Massimo Troncanetti con l’aiuto di Luca Giovagnoli
con: Glen Blackhall, Chiara Caimmi, Irene Petris
vestiti: Fiamma Benvignati
foto di scena: Laura Arlotti
produzione: Muta Imago
coproduzione: Romaeuropa Festival, Regione Lazio Assessorato alla cultura, Spettacolo e Sport
in collaborazione con Bassano Opera Festival, Artlink Association Romania
durata: 43’
applausi del pubblico: 2’ 21’’

Visto a Roma, Teatro Palladium, il 20 novembre 2009
prima assoluta

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  1. says: chiara

    bello spettacolo e bella recensione. a me però ha dato un senso di incompiuto. forse ancora devono lavorare come dice paolo sulla ripetizione dei suoni e delle azioni che dopo un po’ sembrano girare intorno. certamente è l’effetto desiderato, ma diciamo che sono uscita con un senso di qualcosa di non risolto, di incompiuto appunto, di incerto. avrei preferito uno sviluppo drammaturgicamente più spiazzante. ecco.
    detto ciò son sempre grandi, ce ne fossero come loro!
    c

  2. says: sergio

    … c’è qualcosa che non mi ha convinto del tutto. Ci sono degli effetti davvero fatti bene e tutto sommato semplici. Grande maestria, quindi, dici bene. Ma secondo me c’era come qualcosa di tirato via. Alcuni momenti erano davvero di grande effetto, ho avuto proprio paura che altro che film horror!
    Però quando fai qualcosa di così radicale devi essere davvero perfetto, altrimenti, così come ti si amplificano le qualità, ti si amplificano i difetti. C’era qualche problema, secondo me, nella partitura sonora. All’inizio reggeva, poi qualcosa tornava come già sentito. L’aumento vertiginoso del volume viene forse usato troppo spesso, mentre si poteva forse giocare di più sulla varietà dei suoni usati. All’inizio le idee erano ottime, poi un po’ la ricerca si stanca.
    In questo senso, in mezzo ad altre mancanze che secondo me c’erano (vedi recensione), “Framerate_0” dei Santasangre, quanto a sound editing, metteva tutti a tacere. C’era una ricerca maniacale dei suoni. Però bello, me lo sono goduto. E bellissima recensione!

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