In scena al Teatro Due di Parma, la prima tappa del progetto che Balletto Civile, capitanato da Michela Lucenti, dedica a Georg Büchner. L’incompiuto testo culto dell’autore tedesco diviene materia per una ricerca coreografica profonda, viva nell’insanabile attualità di questo dramma ottocentesco.
Woyzeck è un soldato che vive in semplicità nel suo mondo, interamente dedicato alla donna che ama e al loro figlio, un mondo inquietante e crudele, che lo trascinerà tragicamente impreparato a contrastare le sciagure di una vita presto tramutatasi in un impasto di tradimenti, follia e malessere.
Balletto Civile ci restituisce questo mondo in una drammaturgia di esplosiva fisicità, iniettata da un richiamo di parole al servizio dei corpi. Corpi che divengono propellente per l’incisiva elaborazione di una vicenda bizzarra, grottesca nei suoi disagi mentali e disastrate umanità, ma avida di pensieri moderni e rivoluzionari. Corpo organico è la messa in scena che si fa vuoto per poi misurarsi in un campo d’azione in continuo movimento, dispiegandosi in un incessante processo di situazioni che cesellano l’interiorità di un uomo rinchiuso e allo stesso tempo estraniato da se stesso, e da una realtà che si intestardisce a convocarlo.
Balletto Civile ci conduce in viaggio per un mondo interiore allucinato, tracciato da danzatori che, passo dopo passo, creano una partitura instabile, al di fuori di un filologico equilibrio, partendo dalle suggestioni del testo per poi approdare a un lavoro potente e compatto, sottraendosi a inutili orpelli per immergersi in un vuoto riempito prima di tutto dall’ascolto.
Si assiste quindi a una sequenza di pulsazioni agite nel ripensamento di una grammatica dell’essere danzante, che ricompone questo lavoro in una sorta di cantiere visuale, dove ogni performer dà vita e interpreta una summa di ogni tipo di danza, spiazzante e frammentata, ma capace di scavare nell’intimità del testo, ben ancorata al vero senso della ricerca artistica che questo progetto si propone di creare.
“Woyzeck” viene così spogliato e dilaniato fino alle ossa con le armi semplici ed essenziali di un teatro-danza materico, che agguanta e indaga nelle visionarie poetiche di un uomo, che tutti ci accumuna, “che da scimmia è diventato soldato ma non è un granché” (cit. dal testo).
Le stesse atmosfere musicali sono articolate come ricerca sia vocale che strumentale, in una contrapposizione costante tra gesti sonori violenti e tenere rarefazioni.
Questo “Woyzeck” è uno spettacolo intenso e acuto, che non rinuncia a strappi ironici e stralunati, un coinvolgente delirio corposo con una scrittura fisica padrona di se stessa innanzitutto, a tal punto da potersi permettere anche di dislocarsi dal contesto musicale e farsi carico di reinventarsi di scena in scena. Un quadro scenico essenziale viene furiosamente animato dalle incursioni dei danz’attori, scivolando e penetrando tra le pieghe di una creatura teatrale perennemente modificata dagli stessi interpreti.
E tra pieghe, incubi e ferite si affacciano pure inesorabili tracce di riconciliazione, con il destino, con se stessi, con il teatro, che a volte ci regala esperienze che sanno dissetarci.
WOYZECK – ricavato dal vuoto
nuova traduzione: Alessandro Berti
con: Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Andrea Coppone, Francesco Gabrielli, Raffaele Gangale, Filippo Gessi, Michela Lucenti, Carlo Massari, Gianluca Pezzino, Emanuela Serra
musiche originali: Mauro Montalbetti
luci: Stefano Mazzanti
ideazione, scrittura fisica e messa in scena: Michela Lucenti
produzione: Fondazione Teatro Due – Balletto Civile
durata: 1h 27’
applausi del pubblico: 1’ 3’’
Visto a Parma, Teatro Due, il 1° dicembre 2011