La Fondazione Teatro Valle Bene Comune accetta la proposta del Teatro di Roma e quindi l’uscita dall’edificio (o dall’illegalità, direbbero altri) ma a patto di una convenzione firmata in mano.
Che il giorno della svolta, in un senso o nell’altro, potesse essere oggi lo si ipotizzava.
E i rappresentati della Fondazione lo hanno comunicato stamattina in un luogo che più simbolico non potrebbe essere: la sala stampa della Camera dei Deputati, grazie alla collaborazione di SEL.
“Ci interessa definire il concetto di Teatro Partecipato. Da due giorni lavoriamo alla definizione di un documento che raccolga alcuni principi fondamentali che costituiranno la nostra proposta per una elaborazione condivisa del Teatro Partecipato, su cui il presidente del Teatro di Roma Marino Sinibaldi – nell’ultima assemblea cittadina – ha dato la disponibilità e manifestato il suo interesse.
Siamo disposti a uscire dal Teatro Valle perché non è nostra intenzione gestire questo teatro. Tre anni di impegno e di resistenza artistica hanno scongiurato la privatizzazione del Teatro Valle e ora vogliamo che i principi che hanno generato questa esperienza rimangano nel dna del nuovo progetto di Teatro Partecipato”.
E prospettano l’uscita – fisica – dal teatro per il 10 agosto, significativamente ribattezzata La Notte dei Desideri.
“Non vogliamo tenerci questo teatro, non siamo attaccati a quelle poltroncine di velluto rosso – hanno ribadito anche sulla loro pagina Facebook – Vogliamo dar vita a una stagione nuova dove sono gli artisti e la cittadinanza a gestire un teatro”.
Gli (ancora per poco) occupanti sottolineano però l’intenzione di non accettare una fuoriuscita dal futuro progetto: “Crediamo sia necessario impegnarci vicendevolmente nella costruzione di un teatro per la città che sarà unico in Italia e una opportunità di innovazione per tutto il sistema culturale. In attesa di una risposta dalle istituzioni coinvolte, il Teatro Valle resterà aperto alla città, con i laboratori, le performance e gli eventi culturali che erano già stati programmati”.
E proprio in merito al luogo che ha ospitato stamattina i rappresentanti della Fondazione per quella che è senz’altro una svolta, ma ancora tutta da costruire, hanno specificato come “in questi anni al Teatro Valle si è prodotto un percorso di elaborazione giuridica che ha generato un sistema di alleanze forte intorno all’idea e alla pratica dei beni comuni, coinvolgendo anche parte delle istituzioni”.
Immediata è arrivata la risposta formale del Comune di Roma attraverso Michela Di Biase, Presidente della Commissione Cultura, coinvolta in prima persona in queste frenetiche giornate: “La posizione comunicata oggi dagli occupanti del Teatro Valle a seguito dell’incontro che abbiamo tenuto, e grazie alla preziosa mediazione del Teatro di Roma, trova la mia assoluta condivisione. Il futuro e la scommessa reale di modelli e scenari futuri è una sfida che i cittadini e l’amministrazione debbono vincere insieme”.
La Di Biase ha inoltre sottolineato e ringraziato “coloro che hanno lavorato in queste ore per incrementare il dialogo, che rappresenta l’unico strumento per la crescita culturale e sociale della nostra città”.
Ha fatto sentire la sua voce anche il Coordinamento Residenti Città Storica, attraverso una richiesta formale al sindaco Marino: “Vorremmo una Città più aperta alle innovazioni, alla valorizzazione delle iniziative giovanili culturalmente e socialmente valide, più attenta alle risorse umane ed economiche che queste iniziative possono generare in un momento di crisi economica, culturale e sociale. Riteniamo che l’esperienza del Valle abbia queste positive caratteristiche e pensiamo che Roma e il suo centro storico abbiano bisogno della valorizzazione di esperienze culturali di questo genere. Per questo chiediamo al Comune di Roma Capitale un gesto di grande coraggio”.
Ora il percorso è tutto da tracciare, i tavoli da allestire, alla ricerca di una convenzione che metta tutti d’accordo (entro il 10 agosto?).
Vivendo in un Paese come l’Italia, non si avrà certezza finché davvero le cose non inizieranno a procedere, finché non potremo vedere con i nostri occhi costruirsi una nuova alternativa.
C’è allora da investire le proprie speranze in Teatro di Roma e nel suo nuovo corso, nelle potenzialità che due professionisti della Cultura come Antonio Calbi e Marino Sinibaldi potranno generare.
Nella speranza che davvero l’esperienza del Valle Occupato possa servire ad implementare una coscienza nuova, diversa, di Bene Comune, a partire dalle istituzioni.