Le Nozze di Figaro: da Mozart a Strehler 40 anni dopo

Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)|Le nozze di Figaro|Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)
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Le nozze di Figaro
Le nozze di Figaro (photo: teatroallascala.org)

Nell’enumerare le dieci cose per cui vale la pena vivere, vicino alla soppressa veneta, al “Posto delle fragole” di Bergman e alla Madonna del parto di Piero della Francesca, poniamo senza nemmeno pensarci “Le nozze di Figaro” di Mozart.
Questo capolavoro assoluto rappresenta, per chi scrive, una specie di alfabeto emozionale imprescindibile della nostra vita, che ci accompagna da quando ce ne siamo imbattuti. Quando siamo contenti o melanconici, quando siamo innamorati o delusi, quando osserviamo il mondo che ci circonda, ecco che subito quel particolare istante della nostra esistenza viene ricondotto ad un momento di questo vero e proprio catalogo dei sentimenti umani. Un miracolo tra parole e musica che tocca tutte le corde dell’animo umano in modo ineguagliabile.

“Le Nozze di Figaro, ossia la folle giornata” è la prima delle tre opere italiane (le altre sono “Don Giovanni” e “Così fan tutte”) scritte da Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, e composta dal genio salisburghese nel 1786, quando Mozart aveva trent’anni. “Le nozze di Figaro” sono tratte dalla commedia “Le mariage de Figaro” di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, scritta solo qualche anno prima, che sul personaggio di Figaro scrisse altre due commedie “Il barbiere di Siviglia” e “La madre colpevole”. La trilogia fu composta come un meraviglioso marchingegno scritto per prendersi gioco delle classi sociali dell’epoca, che da lì a poco sarebbero state travolte dai fatti con la Rivoluzione francese.

Fu Mozart stesso a portare una copia della commedia di Beaumarchais a Da Ponte, che la tradusse in italiano.
L’opera fu scritta dal giovane salisburghese con grande circospezione (la commedia era stata infatti vietata dall’Imperatore Giuseppe II, poiché attizzava l’odio tra le varie classi sociali) e famoso è l’episodio narrato dal Da Ponte riguardante la scena finale del terzo atto, che comprendeva un balletto e una pantomima, espressamente vietati dall’imperatore e che, per tale ragione, venne proposta provocatoriamente a Giuseppe II senza musica, inducendo così l’imperatore a rimuovere l’insolito decreto.

Mozart impiegò sei settimane per completarla, dopo aver rimosso le scene politicamente più discusse, senza per questo intaccare la sostanza della trama, e portandola in scena per la prima volta al Burgtheater di Vienna, il 1º maggio del 1786. L’opera ottenne poi un successo strepitoso sia a Vienna che a Praga.

Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)
Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)

I quattro atti de “Le nozze di Figaro” sono musicalmente e drammaturgicamente un vero prodigio.
Tutto si svolge in una giornata sola, ruotando intorno al matrimonio del servitore del Conte D’Almaviva, Figaro appunto, con la cameriera della contessa, Susanna, della quale si è invaghito il Conte e sulla quale cerca di imporre lo “ius primae noctis”.
La vicenda si svolge in un intreccio serrato e folle, in cui donne e uomini di diversa età e condizione sociale si contrappongono cercandosi disperatamente.
L’opera tocca tutte le corde dell’animo umano: amore, sesso, ira, riscatto di classe, gelosia, rimpianto, il tutto concepito con una profondissima lievità su cui non pesa mai un giudizio morale. Tutti i protagonisti della vicenda, infatti, sono inermi davanti al loro bisogno d’amore, sia che sia intriso di nostalgia come per la Contessa a cui Mozart regala due arie di melanconica bellezza (“Porgi amor qualche ristoro” e “Dove sono i bei momenti”), sia ancora in formazione per l’incredibile meravigliosa creazione del personaggio di Cherubino che contiene in sé tutti i tormenti e i turbamenti dell’età adolescenziale (“Non so più cosa son cosa faccio”, “Voi che sapete”).

Sarebbe infinitamente lungo considerare i momenti sublimi dell’opera e per questo ne ricordiamo solo due, la seconda parte del secondo atto, dove in un crescendo di situazioni molto diverse fra loro gli attori in scena passano da due a sette, attraverso un meccanismo musicale e drammaturgico perfetto. E il finale dell’opera, dove tutti i tradimenti si sciolgono in quel sublime “Contessa Perdono”, dove l’incomparabile melanconia mozartiana si incunea in una palingenesi finale, forse solo momentanea. Perchè, come vedremo poi nel “Don Giovanni” e nel “Così fan tutte”, l’amore è solo un modo fugace che l’umanità ha per coprire la propria solitudine.

La Scala ha riproposto questo capolavoro nella versione storica di Giorgio Strehler, dove i personaggi vengono quasi sempre lasciati in grandi spazi vuoti, in un’ambientazione dovuta al prestigioso duo Frigerio-Squarciapino, illuminata da una luce trasversale e popolata da pochissimi oggetti che lasciano ai sentimenti il centro dell’azione.

La direzione dell’orchestra è stata affidata invece al giovanissimo Andrea Battistoni, al suo debutto alla Scala, che purtroppo solo raramente riesce a donare il giusto pathos emotivo al fluire musicale dell’orchestra, fondamentale per cogliere fino in fondo tutte le infinite vibrazioni che provengono dal capolavoro mozartiano.

Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)
Le Nozze di Figaro (photo: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala)

Nel complesso tutte accettabili le prestazioni degli interpreti del secondo cast, da Pietro Spagnoli nei panni del Conte d’Almaviva a Dorothea Röschmann in quelli della Contessa a Aleksandra Kurzak come Susanna, Ildar Abdrazakov, Figaro, Katija Dragojevic, Cherubino.

Le nozze di Figaro
di Wolfgang Amadeus Mozart
direttore: Andrea Battistoni
regia: Giorgio Strehler
regia ripresa da Marina Bianchi
scene: Ezio Frigerio
costumi: Franca Squarciapino
cast:
Il Conte d’Almaviva: Fabio Capitanucci (23, 25, 28, 30 marzo; 10 aprile) e Pietro Spagnoli (12, 14, 17 aprile)
La Contessa d’Almaviva: Dorothea Röschmann
Susanna: Aleksandra Kurzak
Figaro: Nicola Ulivieri (23, 25, 28, 30 marzo; 10, 12 aprile) e Ildar Abdrazakov (14, 17 aprile)
Cherubino: Katija Dragojevic
Marcellina: Natalia Gavrilan
Bartolo: Maurizio Muraro
Basilio: Carlo Bosi (23, 25, 28, 30 marzo; 10 aprile) e Leonardo Cortellazzi (12, 14, 17 aprile)
Don Curzio: Emanuele Giannino
Barbarina: Pretty Yende
Antonio: Davide Pelissero
durata: 3h 45′

Visto a Milano, Teatro alla Scala, il 17 aprile 2012

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