Carloforte 2011: preludio isolano alla nuova stagione estiva

Dall'isola
Dall'isola, dell'isola, di una penisola
Dall’isola, dell’isola, di una penisola
Fine estate 2011, ultimi festival, ne scegliamo uno che più periferico non si può. Atterriamo a Cagliari, di lì in macchina fino a Sant’Antioco, dove ci imbarchiamo in traghetto verso l’isola di San Pietro. Sì, confermo. Siamo isolati.
Sbarchiamo sull’isola, a Carloforte. Per gli appassionati di gastronomia un nome notissimo. Villeggianti di fine estate si godono una dimensione del turismo civile e sostenibile, quando i vacanzieri d’agosto sono andati via e rimangono gli appassionati della natura.

La figura magica di Riziero Moretti ci dà il benvenuto e ci porta subito nel corso del paese, dove su alcune panche davanti ad un baretto è di scena l’aperitivo musical-teatrale. A guidarlo i Camillocromo, storica compagnia di performer della creatività di strada, band dalle sonorità jazz che introduce il pubblico ad una dimensione di diffusa allegria e serenità. E’ con loro che si apre anche quest’anno il festival; da anni sono un po’ l’asse portante, i pifferai magici che portano l’esercito di adulti e bambini in giro per il paese, nei luoghi delle performance. Dagli scogli a strapiombo sul mare alla sala di Botti, dalle calette per il teatro all’aperto alla terrazza di note che proprio la direttrice artistica del festival, Susanna Mannelli, ha voluto recuperare e restituire agli abitanti dell’isola nella sua straordinaria bellezza, siamo preda della fascinazione di questo luogo incredibile.

Botti du Shcoggiu è il nome della realtà che produce e diffonde arte a 360 gradi sull’isola e non solo, visto che continuamente propone e rafforza progetti, dal ’98 come Cronopios, gruppo teatrale di ricerca dell’associazione culturale con vari progetti di formazione e produzione che indagano nelle risorse endogene dell’isola di S. Pietro.
L’obiettivo principale è sperimentare “la forma teatrale” attraverso drammaturgie “che possono scaturire dai luoghi o dal confronto e la relazione con il territorio, nelle sue forme rituali archetipiche e anche soprattutto, da una fusione delle arti antiche e contemporanee”.

Dire qui degli spettacoli di Francesco Siciliano e della sua rilettura del Ciclope euripideo fatta sullo strapiombo di una delle calette più belle dell’isola, mentre tre dei Camillocromo gli fanno da sottofondo da uno spuntone di roccia dietro, o della recita di Elena Guerrini (da anni attiva sul tema dell’accettazione dell’alterità e della sostenibilità dell’arte sul territorio), dire di tutto ciò ha senso in questo contesto solo spiegando come il tutto abbia un’interazione ancora più grande e forte con chi fruisce.

Qui, proprio durante la recita di Siciliano, assistiamo al miracolo dello spettatore sotto il diluvio universale, ovvero quell’esemplare di appassionato di teatro che, mentre arriva un fortunale di fine stagione, resta al suo posto sotto l’acqua a catinelle, mentre l’attore che recita Ulisse, improvvisando, inscena un surreale dialogo con Giove Pluvio. E’ una scena che va oltre il credibile.
Spettatori e attori, zuppi da testa a piedi, decidono di non interrompere il miracolo e di portare a fondo l’alchimia della fusione che sola permette allo spettacolo di esserci, l’incontro fra chi recita e chi assiste.

Arriviamo poi nella sala dei Botti, dove i ragazzi di Vitamina Circo portano avanti un laboratorio con i bambini dell’isola e non solo, per far scoprire loro la dimensione dell’acrobazia. Raccontare tutto non è possibile, forse nemmeno necessario.

Mi accorgo di aver detto poco di quello che è accaduto e tanto delle sensazioni fruite, del sentimento ambientale. Ma è così. Qui è così. Comanda l’isola. L’isola dell’isola. Comanda la natura, il sentimento del silenzio. E la presenza di chi resta e tesse il filo della cultura per la popolazione residente lungo tutto l’inverno, fino all’anno dopo, mentre soffia il maestrale. Vi raccontiamo così un festival che ha chiuso la stagione estiva 2011 come augurio per iniziare la stagione dei festival di quest’anno, perché tutto, anche fra le difficoltà, abbia la leggerezza e il sapore intenso di ciò che è vero. E al vero basta poco.
 
 

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