Dal blog al palco, il Teatro in viaggio di Pietro Floridia

Teatro in viaggio
Teatro in viaggio
Dal viaggio africano di Floridia e Silvia (photo: itcteatro.it)
Ci sono luoghi, su questa Terra, dove le parole sono riuscite a non soffocare sotto la pressione di un presente senza memoria; parole che il respiro del tempo non ha scalfito, che si radicano naturalmente nello spazio, e che incidono sapientemente una salda linea di continuità tra il passato e il futuro.
Di questi luoghi Pietro Floridia ci racconta che i griot, cantori della tradizione orale dell’Africa occidentale, giunti al termine della loro vita, vengono seppelliti nel tronco dei baobab. Il loro posto, da quel momento in poi, non sarà la terra, ma saranno sospesi a mezz’aria, “così come per tutta la vita sono stati nel mezzo, […] a mantenere vivi gli antenati all’interno di racconti mai fissati una volta per sempre, dunque anch’essi vivi, […] come arche che collegano mondi distanti”.

Che le parole siano importanti, Pietro Floridia ne è più che consapevole. Come drammaturgo e regista attento ad una curata scrittura scenica ne eravamo già avvezzi. In “Teatro in viaggio – Lungo la rotta dei migranti”, visto in replica presso l’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena, introduce un ulteriore elemento di notevole significanza.

“Teatro in Viaggio” non è infatti solo uno spettacolo ma anche un libro, nato dall’omonimo blog pubblicato su Repubblica.it, in cui Pietro Floridia racconta i mesi di viaggio del Teatro dell’Argine tra Marocco, Mauritania e Senegal. Tra il dicembre 2010 e il febbraio 2011 Floridia e Gabriele Silva percorrono infatti a ritroso le tappe che i migranti (in particolare quelli che da anni lavorano con il TdA) affrontano per arrivare in Italia. Da qui scaturisce un racconto che dal blog passa per le pagine del libro e raggiunge il palcoscenico.

Floridia questa volta decide di portare quindi in scena se stesso, non un personaggio costruito secondo le più consolidate tradizioni teatrali, ma la propria esperienza, sfoltisce la rappresentazione da sue potenziali scritture, e come un griot si dona alla parola.
Ricalcando le orme dei migliori esempi di teatro di narrazione, il racconto attraverso cui ci guida intende seguire a ritroso le lunghe vie percorse dai migranti, per lo più rifugiati politici o richiedenti asilo politico, che nel tempo hanno attraversato il lavoro condotto dal Teatro dell’Argine di cui Floridia è uno dei fondatori.

Inizia così, nel dicembre del 2010, un lungo viaggio che da Genova, per le vie sabbiose del Marocco, del Sahara occidentale, della Mauritania, approderà in Senegal, a Diol Kadd, alla ricerca di quei volti che hanno abitato i racconti degli uomini e delle donne incontrati durante i laboratori, e a cui Floridia ha ritenuto necessario restituire voce.

Allora entra in scena il nostro cantore, prende posto su un sedia; accanto a lui, poggiato in terra, troviamo un taccuino, simbolo forte e inequivocabile di intere generazioni di etnografi; dall’altro lato, si accomoda il Gabo, assistente tecnico addetto al mixer, suo compagno di viaggio e simbolo anche lui inequivocabile di grande complicità. Sullo sfondo, ad essere interpellato tra un racconto e l’altro, troviamo uno schermo su cui verranno proiettati brevi filmati d’animazione, tanto semplici quanto suggestivi.

Prende fiato e via, si sciolgono una dopo l’altra le storie di Issam, ragazzo incontrato a Tangeri durante il primo laboratorio di teatro tenuto in un centro giovanile, virtuoso musicista dalle “dita come farfalle”, finito a lavare bicchieri e  servire zuppe bollenti in un locale di Barcellona, in attesa di un incontro decisivo che potrebbe cambiare il suo futuro. Sceglierà infine, invece, di tornare a Tangeri e ritrovare la sua musica.

Si parla anche di Said, incontrato a Casablanca, e dei ricordi della sua infanzia in compagnia dei fratelli, attraversando il deserto su una sola bicicletta per poter studiare, del suo amore segreto per una donna di un ceto sociale diverso, del suo viaggio verso l’Europa in cerca di lavoro, una partenza che è costrizione, reclusione e compromesso disumano per poter tornare di nuovo a casa, in Marocco.

I racconti si susseguono, si dilatano in profonde riflessioni sulle diverse necessità del viaggio, si contaminano con il vissuto dell’attore ma senza mai scivolare in facili stereotipi. Alle esperienze ascoltate durante il cammino si alternano in perfetta organicità le normali vicissitudini  in cui Floridia e il Gabo, accompagnati dal Lando, attempato fuoristrada Land Rover, incappano; peripezie che spesso si colorano di toni epici, guardando alle avventure del cavaliere più famoso della letteratura e al suo Ronzinante con grande condiscendenza.

E’ bravo Pietro Floridia, occupa la scena con la maestria degna dei migliori attori solisti, guida il ritmo del racconto, costruendo andamenti solcati da linguaggi differenti, veicola il discorso a tratti con grande naturalezza, a tratti con una incisiva gesticolazione che, come un metronomo, scandisce il tempo delle battute.

“Teatro in viaggio” nasce, come afferma lo stesso Floridia, da un vuoto, da quella mancanza che Zine, ragazzo marocchino, esplicita in questi termini: “Come immigrati noi siamo un quasi, ci manca sempre qualcosa”. L’istanza di dare una risposta concreta alle mancanze sedimentate nella vita dell’individuo si fa impellente. E’ questo ‘quasi’ che alimenta le riflessioni di cui il tessuto spettacolare si compone, condizione in cui Floridia ritrova il suo stesso statuto di artista, presenza sempre sul margine di un vuoto da trasformare in creazione artistica, un ‘quasi’ che ha deciso della fondazione di una compagnia multiculturale abitata da migranti e rifugiati politici, in cui il veicolo teatrale di certo “non salverà nessuno”, ma senza dubbio si impegna a ridurre lo spazio del ‘quasi’ che, come ben diceva Zine, finisce per renderci estranei a noi stessi.

TEATRO IN VIAGGIO
dall’omonimo libro di Pietro Floridia
video di Luana Pavani
responsabile tecnico: Gabriele Silva
di e con: Pietro Floridia
durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 1′ 30”

Visto a San Lazzaro di Savena (BO), Itc Teatro, il 28 aprile 2013


 

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