L’arma della parola nella nuova drammaturgia francese. Da Py a Chéneau

Olivier Py
Olivier Py
Olivier Py (photo: theatredunord.fr)

“Le parole sono armi”, ammoniva Sartre. È proprio da questa breve sentenza che si può partire per analizzare il testo del suo connazionale Olivier Py, presentato a conclusione della stagione romana di “Face à Face, parole di Francia per scene d’Italia”.
“Epistola ai giovani attori” è il testo – pubblicato in Italia da Editoria & Spettacolo – scritto dal poliedrico uomo di teatro: regista, attore, drammaturgo della ‘nouvelle vague’ francofona e, dal 2007, direttore artistico di uno dei templi della prosa parigina: il Théâtre Odeon.

La serata è presentata da Gioia Costa, che ha curato una brillante traduzione del testo. Ed ecco svelarsi fin da subito la missione di questa Epistola: valorizzare l’importanza della parola nella società contemporanea. Protagonista è un’attrice di tragedie classiche, con tanto di toga, corona d’alloro e cerone sulla faccia. Il bizzarro personaggio, grazie all’interessante interpretazione ‘en travesti’ di Filippo Dini, inizia col porsi delle domande scomode, legate all’utilizzo della parola, sempre più maltrattata nella società moderna fatta quasi esclusivamente d’immagine e di falsa comunicazione. Questa moderna epistola diventa allora un atto d’amore, un’esortazione a difendere la parola dalle barbarie dello sport e della pornografia televisive. Un invito affinché sia l’attore a diventare difensore, alfiere della parola. “Diffido dell’incomunicabile; è la radice d’ogni violenza”, diceva ancora Sartre.

La messa in scena è curata da Giorgio Barberio Corsetti, visto proprio nella stagione del Théâtre Odeon con “Gertrude (Le Cri)” di Howard Barker. Il regista dà spazio ai personaggi per rappresentare l’elogio della parola, sia essa detta, conversata o declamata. L’attrice tragica, figura quasi mitologica, parla con linguaggio aulico e tono sopra le righe, per sottolineare le differenze con i suoi interlocutori, vari personaggi rappresentanti i diversi strati del mondo culturale: dal Ministro della Comunicazione al Direttore dell’Accademia d’Arte Drammatica. E i dialoghi diventano manifesti idealizzati, a volte ridicoli, altre arrabbiati.
La parola, nella sua essenza, solo nel teatro può trovare il suo tempio, il suo rifugio, la sua roccaforte. Per questo l’attrice col cerone invita il pubblico, gli attori e i teatranti tutti, a “rendere la parola alla parola”. È satira ed è sferzante; vengono in mente i tanti lobotomizzati da Grandefratello o da Championsleague. Ma viene in mente anche la triste profezia orwelliana della Neolingua: il prosciugamento delle parole per contenere i significati, e quindi per comandare le menti. Vengono in mente, ancora, gli sms stenografati dei giovanissimi.
Ci si chiede quale sia, in questi casi, il significato della parola, come possa ancora essere un baluardo culturale.
Non mancano, nella messa in scena, le videocamere tanto care al regista, con le quali viene utilizzata (come in “Tra la terra e il cielo”, altra sua recente produzione) la tecnica del ‘blue screen’, nel tentativo di sovrapporre i due volti e le diverse ideologie. Scelta scenica un po’ forzata.

Con l’Epistola termina un’edizione stimolante di Face à Face, che nella sua declinazione romana ha visto anche altre due interessanti ‘mises en espace’: “Cannibali” di Ronan Cheneau e “Incendi”, scritto dal libanese (trapiantato in Québec) Waijdi Mouawad, prossimo artista associato al festival di Avignone, con una straordinaria Maria Paiato.
I due testi, antitetici fra loro come stile narrativo e soggetto, ben rappresentano – insieme all’Epistola – la vitalità della drammaturgia francofona. Il primo, scritto con stile da blogger, smaschera vizi e difetti dei trentenni d’oggi, con pungente ironia e infinita amarezza. Il secondo, presentato nella meravigliosa cornice di Villa Medici a Roma e pubblicato in Italia da Titivillus, è la storia di una donna: uno struggente racconto d’amore, di morte, di guerra, di umiliazioni e di persecuzioni, ambientato durante la guerra civile in un imprecisato paese africano.

Ottimi assaggi di drammaturgia d’oltralpe. Di fronte alla quale la nostra appare un po’ più povera.

CANNIBALI
di: Ronan Chéneau
traduzione: Maruzza Loria
mise en espace a cura di Fabrizio Arcuri
con: Filippo Nigro, Matteo Angius, Danilo Puzello, Caterina Silva, Jun Ichikawa

Visto a Roma, Piccolo Eliseo Patroni Griffi, il 2 marzo 2009

 

 

INCENDI
di: Wajdi Mouawad
traduzione: Caterina Guzzi
mise en espace a cura di Stefano Ricci
con: Maria Paiato, Anna Gualdo, Vinicio Marchioni, Cristina Spina, Marco Vergani

Visto a Roma, Accademia di Francia, il 20 aprile 2009

 

 

EPISTOLA AI GIOVANI ATTORI
di: Olivier Py
traduzione: Gioia Costa
regia: Giorgio Barberio Corsetti
con: Filippo Dini, Mauro Pescio
luci: Gianluca Cappelletti
video: Angelo Longo
costumi: Anna Coluccia e Annalisa Gallina
assistente alla regia: Fabio Cherstich
produzione: Fattore K
durata: 1 h 04’
applausi del pubblico: 2’ 12’’

Visto a Roma, Piccolo Eliseo Patroni Griffi, il 30 aprile 2009

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