A Inequilibrio arriva Ercole, eroe nazionale di Teatro dell’Elce alle prese coi debiti

Ercole e le stalle di Augia
Ercole e le stalle di Augia
Ercole e le stalle di Augia (photo: Miriam Caltabiano)
Il Teatro dell’Elce, interessante collettivo nato nel 2005, presenta in questa quindicesima edizione di Inequilibrio “Ercole e le stalle di Augia”, dall’omonimo radiodramma di Friedrich Dürrenmatt.

E’ una prima nazionale e per me una piacevole sorpresa, perché si tratta di uno spettacolo nitido, curato ed essenziale. Degna di nota la prova del protagonista, Stefano Parigi, e se non fosse per alcuni cali di ritmo evidenti, sarei qui a scrivere di un grande spettacolo. Rimane comunque il fatto che il lavoro della compagnia, nell’insieme, è davvero interessante.

Nel caldo della sala 3 del Castello Pasquini, siamo guidati dalla voce narrante di uno dei personaggi protagonisti, Polibio, alle prese col collerico padrone Ercole, di professione “eroe nazionale”.
Polibio è un segretario “maltrattato e mal pagato, costretto a pubblicare le imprese mitiche su riviste da parrucchiere per sbarcare il lunario”.
L’eroe è un padrone dispotico e violento, in fuga dai debiti, costretto dalla disperata situazione finanziaria a rincorrere offerte di lavoro umilianti, pur di sfuggire agli innumerevoli creditori. Così accetta l’offerta di ripulire la lontana regione greca di Elide, sommersa dal letame e governata da ministri che fanno della retorica un’arma che rallenta e impedisce la snellezza della macchina burocratica. Ma questa non sarà l’occasione che Ercole sperava.

Stefano Parigi è unico protagonista in scena, in una rappresentazione caratterizzata sin dall’inizio da un’ottima partitura gestuale. La scenografia è minima, ma con poco si fa tanto, e niente è lasciato al caso. Un esempio è l’ombrello, elemento scenografico protagonista, in numerose scene, di trovate assai riuscite. A questo si aggiungono altre poche cose: un panchetto, una sciarpa arancione, una campanella e quattro fogli. Ma i pochi elementi non impediscono di mettere in scena una storia con vari personaggi, caratterizzati da variazioni del tono della voce del protagonista, da piccole attitudini mimiche e pose posturali che rendono viva e variegata la narrazione.

Tutto ciò è merito anche del buon adattamento che Marco Di Costanzo ha fatto del radiodramma di Dürrenmatt, che si rivela ancora attuale per la tematica trattata, e sembra ben descrivere la situazione contemporanea. C’è spazio anche per indirizzare qualche stoccata al mondo dello spettacolo dal punto di vista del rapporto col pubblico.

Si potrebbe parlare di un lavoro davvero interessante e riuscito, se non fosse per alcune flessioni del ritmo, soprattutto nella parte che precede il finale. Sembrerebbe che la macchina che procedeva spedita abbia un’improvvisa battuta di arresto, che rischia di far sfumare il buono che si è visto in precedenza.
Siamo però alla prima nazionale, e magari si potrebbe ancora correggere in corsa questo fattore, visto che purtroppo pesa nel complesso, e impedisce di godere appieno di un lavoro comunque ben costruito, netto, pulito, efficace ed essenziale, caratterizzato dalla giusta misura e dall’intensa prova offerta da Di Costanzo. Gradevole scoperta, anche, di un attore talentuoso, misurato e che supera a pieni voti questo lungo e difficile testo, con continui cambiamenti di personaggio e situazioni.

ERCOLE E LE STALLE DI AUGIA
dall’omonimo radiodramma di Friedrich Dürrenmatt
traduzione: Ippolito Pizzetti
adattamento: Marco Di Costanzo
con: Stefano Parigi
suono: Andrea Pistolesi
musiche originali: Giovanna Bartolomei
regia: Marco Di Costanzo
produzione: Teatro dell’Elce
in collaborazione con: Teatro di Reggello, Dipartimento di Musica e Nuove Tecnologie del Conservatorio di Musica di Firenze
durata: 1h 14′
applausi del pubblico: 1′ 30”

Visto a Inequilibrio 2012, Castiglioncello (LI), il 3 luglio 2012
Prima nazionale

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