Infundibulum di Feria Musica. Quando lo stupore non basta

Infundibulum
Infundibulum
Infundibulum (photo © A. Chaudron)

Il termine latino Infundibulum designa in anatomia qualunque struttura o passaggio conformato a imbuto. La compagnia belga di circo contemporaneo Feria Musica, che ha come sua mission quella di portare il circo “altrove”, in un luogo inaspettato per lo spettatore, rinnovandolo e rendendolo luogo di sperimentazione, accoglie il pubblico con un’imponente scenografia che è appunto un enorme versatoio sospeso in aria, fatto di doghe di legno.
Su questa struttura gli otto danzatori/acrobati scivolano, saltano, creando immagini di corpi agganciati al niente, sempre in bilico tra la forza di gravità e la possibilità di eluderla, rimanendo sospesi nella fragilità del niente.

Alla bocca dell’imbuto un enorme ammasso di vestiti crea lo strato di salvataggio per le cadute, ma è anche luogo dell’immaginario, in cui perdersi per cercare una nuova identità e da cui uscire con una nuova divisa.

A lato del palcoscenico una grande pedana semovente ospita i tre musicisti che accompagnano dal vivo le evoluzioni dei performer, rendendoli così parte integrante della scenografia e dello spettacolo.

Questi gli elementi indubbiamente importanti della messa in scena, che colpiscono per la loro grandiosità e solleticano un immaginario che immediatamente cerca un collegamento con pulsioni più profonde ed emozionali.

Lo spettacolo, una produzione del 2009, però non decolla, restando in bilico tra pratiche circensi (dove la ricerca è volta solo al virtuosismo della proposta) e una emozionalità che non trova un canale di verità e reale coinvolgimento; da un inizio magico di incontri sospesi nell’aria, di vestiti lanciati tra cui sorgono gambe e braccia, quindi di un “racconto” a cui la bellissima scenografia e la bravura degli interpreti sono messi a disposizione, si scivola sempre più verso uno stupore fine a stesso.

Due i momenti più intensi e che restano nella memoria: il primo è quello riservato alla giocoleria in cui il classico lavoro di abilità serve a creare tantissime immagini, proposte a una velocità quasi impressionante, come tanti fotogrammi in cui di volta in volta le palline rimandano ad altro; il secondo è il lavoro sul tessuto aereo, in cui, con una bella intuizione, i lembi di lycra sono sostituiti da tante maglie legate l’una all’altra per le maniche; la caduta dall’alto della performer, in una delle figure più spettacolari di questa disciplina, le srotola mostrandole. Toccata terra l’acrobata si allontana, portandosi appresso questa strana corda che si allunga a dismisura, un gran pavese di panni stesi, ornamento di vicolo urbano sospeso sul palco.

INFUNDIBULUM
da un’idea originale di Philippe de Coen e Anne Ducamp
coreografie e regia: Mauro Paccagnella
acrobati: Mathieu Antajan, Anke Bucher, Loic faure, Julien Fournier, Pascale Loiseau, Jeanne-Pierre Pagliari, Thomas Perrier, Anne Pribat, Flum
musicisti: Marc Anthony (organo elettroacustico), Olivvier Hestin (percussioni), Andrien Lambinet /Dree Peremans (trombone)
durata 90’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Senigallia, La Fenice, il 19 novembre 2011

0 replies on “Infundibulum di Feria Musica. Quando lo stupore non basta”