InFactory. Aspettando il nostro turno al macello

InFactory (photo: ri-creazione.it)
InFactory (photo: ri-creazione.it)
InFactory (photo: ri-creazione.it)
Siamo fatti di carne, grasso, parti nervose e scarti. Esattamente come un pollo, una mucca, un qualsiasi essere animale commestibile. 
I recinti, strumenti di repressione dentro cui inizialmente ci ritroviamo a scalciare, piano piano cuociono e lavano a puntino le nostre teste per insegnarci a stare al mondo. A camminare da soli sotto l’attenta supervisione dei nostri “proprietari”.
– Voi fate progetti, noi facciamo la storia. –
Di progetti, Matteo Latino ne ha molteplici. Tutti a riprova del valore di questo giovanissimo talento cresciuto nella danza e deciso a sperimentare e rischiare, nel segno di un coraggio espressivo a cui tiene in maniera particolare e che, ci auguriamo, possa conservare a lungo.
Il prossimo spettacolo sarà intitolato “BSF BambySaysFuck”, una riflessione sul tema della malattia. Ma fin qui, per “InFactory” (Premio Scenario 2011), ci sono anche i suoi disegni, stupefacenti se si pensa che si tratta di tavole realizzate con Microsoft Paint (“Quando ho finalmente avuto un Mac – svela Latino – la prima cosa che ho chiesto è dove fosse Paint”), addirittura un mediometraggio, adattamento cinematografico dello spettacolo e, non ultimo, l’ambizioso progetto del Teatro Stalla, una dimora teatrale nel Gargano destinata alla produzione e diffusione di arte e cultura indipendente. 

Il sodalizio con Fortunato Leccese ha sostanza e funziona nella precisione e nell’incisività di certe soluzioni sceniche, messe in atto con cura e aperte ad una ricerca sul linguaggio di rilievo. Nello stesso tempo, sempre in tema di linguaggi e, in particolar modo, quando si analizza il parlato, emergono evidenti affinità babilonesi. Se pur collocate, da parte nostra, come un omaggio alla compagnia veronese, potrebbero essere ripensate nell’ottica di acquisire un’identità più autonoma, attraverso un percorso di studio che orienti più efficacemente il senso della vocalità in rapporto alla personale impronta fisica e ritmica dell’azione scenica di Latino & C. 
Abbiamo comunque apprezzato, al suono di elettronica e ossessive ripetute, questo racconto di vite “in divenire animale”, per citare Deleuze, che altro non sono che vite in cattività, trame di esistenze piccolo borghesi in cui qualcosa, col passare del tempo, ha finito per rompersi. Identità cristallizzatesi in serie omogenee, da tracciare a vernice rossa lungo i muri di una periferia, e desideri da sfamare come bisogni primari. Siamo dunque un branco, apparentemente vario, ma pur sempre un branco. 
INFACTORY
testo e regia: Matteo Latino
con: Matteo Latino e Fortunato Leccese
produzione: Matteo Latino – TeatroStalla
durata: 43’
applausi del pubblico: 2’ 16”
Visto ad Asti, Piccolo Teatro Giraudi, il 18 marzo 2012
Festival Ri-Creazione
 
 
0 replies on “InFactory. Aspettando il nostro turno al macello”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *