Mercanti di storie. La poesia di Piero Ciampi al Torino Fringe Festival

Mi sono arreso a un nano - Mercanti di Storie
Mi sono arreso a un nano - Mercanti di Storie
Mi sono arreso a un nano – Mercanti di Storie (photo: mercantidistorie.blogspot.it)
Il cuore del teatro, inteso come sfida al banale, triste documentazione e denuncia dell’umanità, irridente amplificatore di senso e di sensi. Cos’è il teatro se non una tinozza in cui galleggiare sui rifiuti del nostro tempo, su ciò che è reietto, per veleggiare superando le colonne d’Ercole dell’ovvio, come pirati all’assalto di una manciata di idee di rivoluzione?

Cosa tutto questo c’entri con Piero Ciampi non saprei neanche dirlo; quel musico e poeta dallo sguardo triste, di chi ha avuto l’incoscienza di non affermare il sé prima che tutto il vissuto lo attraversasse e calpestasse per gustarne l’umanissimo sapore.

Sicuramente qualcosa in più riescono a comunicarcelo i Mercanti di storie, sodalizio d’artisti teatral-musicale che da anni, sotto la bandiera piratesca del poeta livornese, porta in giro per l’Italia un modo di calcare il palcoscenico (e non solo) ispirato proprio alla filosofia della poetica bestemmia contro il destino, il vivere, l’essere, l’io poetico popolare.

Massimiliano Loizzi, fuori dai Mercanti, in questi anni ha maturato il suo vivere la scena facendosi dirigere da maestri di primissimo calibro: allievo di Paolo Rossi, lo ha poi accompagnato in più d’una performance mentre, diretto da Antonio Latella, lo si ricorderà di recente nel “Don Giovanni”.
Nel progetto dei Mercanti, invece, continua a raccontare in forma irridente, ostinata e contraria.


Quello che ci è sembrato registrando la chiacchierata con Loizzi, Patrizia Gandini e Giovanni Melucci (di cui il video di oggi è testimonianza) è che da mercanteggiare i Mercanti di storie abbiano poco: forse la giusta paga. Il resto è tutto fuorché oggetto di contrattazione, scambietto, mercimonio. Anzi.

Forse la ricchezza del progetto sta proprio nel partire dal presupposto contrario, ovvero il dar valore all’immateriale, all’intangibile, al non in vendita. Come la poesia, l’effimero, il vaffanculo.

Non è improbabile trovarli a Milano dalle parti del Teatro della Contraddizione, ospiti di più d’una delle ultime stagioni, ma in questi giorni sono anche a Torino per il primo Torino Fringe Festival (allo Spazio Ferramenta fino al 12 maggio).

Lo spettacolo “Mi sono arreso a un nano” è sicuramente un’occasione per rileggere quel patrimonio nazionale di cui siamo così bravi a fare oblio, la ricchezza della povertà, il poetico della sconfitta, la risata e la difficoltà di indossarla e di prendere la vita per il verso giusto. Che ovviamente non è quello della maggioranza.

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