Totò e Vicè. Nell’intimità scenica di Vetrano e Randisi

Vetrano & Randisi
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Se è vero che il teatro italiano vive in gran parte di veri e propri esperimenti familiari, è vero anche che la nostra tradizione attorale conosce moltissimi casi di coppie di attori che rimangono legati nell’attività artistica a lunghissimo. Le coppie celebri nel mondo comico sono di facile evocazione, e legati sia alla rivista del secondo dopoguerra che all’avvento della tv, che ne favorì altre come quello fra Totò e Peppino. Più frequenti le coppie di uomini. Più rare ma in aumento quelle di donne.

Il legame artistico fra Enzo Vetrano e Stefano Randisi è un sodalizio della e per una ricerca alle radici della parola teatrale, con un taglio sull’indagine esistenziale che li ha portati, nella loro carriera, a sviluppare un codice definito e inequivoco, inconfondibile.
Attori, autori e registi, i due lavorano insieme dal 1976, prima nella dimensione più legata al territorio dell’esperienza di Teatro Daggide di Palermo, poi all’interno della Cooperativa Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna.

Nel 1995 hanno fondato l’associazione culturale Diablogues, e alcuni anni dopo hanno avviato la collaborazione con Le belle bandiere e il Teatro de Gl’Incamminati di Milano.
Nelle ultime stagioni i due registi hanno formato una nuova compagnia di attori, con cui continua il lavoro sui classici e in particolare del teatro pirandelliano.

Domani, lunedì 7 gennaio alle 21, per il ciclo di appuntamenti della rassegna Serate d’onore – attori e registi che si raccontano attraverso un’opera d’elezione – sul palcoscenico Pandolfi del Teatro Argentina di Roma i due attori riproporranno “Totò e Vicè”, una drammaturgia di Franco Scaldati, diretta e interpretata da loro stessi nel bel disegno luci di Maurizio Viani e i costumi di Mela Dell’Erba.

Per questa messa in scena la struttura prolunga lo spazio scenico fino al centro della platea, in un rapporto più diretto e intimo con il pubblico.
E non possiamo negare che questa scelta risulta oltremodo opportuna per uno spettacolo che fa proprio dell’intimità la sua cifra più alta.

Riteniamo di aver assistito ad una replica eccezionale di questo lavoro durante l’estate scorsa, in occasione della rassegna che si svolge ormai da molti anni a Radicondoli, ideata e lanciata da Nico Garrone e affidata ora alla direzione artistica di Massimo Luconi.
Anche il testo di Scaldati vive di una pirandelliana sospensione fra la vita e la morte, e a Radicondoli, nello spazio antistante la Pieve vecchia della Madonna, la chiesetta di fianco all’ingresso del cimitero di paese, illuminato solo dalla luna e da poche luci fioche, questo spettacolo riuscì, nel luglio scorso, a comunicare una magia assoluta, di cui penso siano stati consapevoli gli stessi interpreti.

Avendo avuto la fortuna di assistere a quella replica, ne abbiamo anche testimonianza video, insieme all’intervista registrata in quell’occasione e che vi proponiamo oggi, avendo atteso un’occasione giusta per proporre un contributo documentale così particolare.
L’occasione è arrivata, e sicuramente la replica al Teatro Argentina di domani sera (ad ingresso gratuito), altro luogo magico della storia del teatro in Italia, non mancherà di trovare una sua personalissima poetica, affidata all’esperienza di questa straordinaria coppia di interpreti.

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