War Now! Noi, vittime di Teatro Sotterraneo e della realtà

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War Now! (photo: Noemi Bruschi)|War Now! (photo: Noemi Bruschi)
War Now! (photo: Noemi Bruschi)
War Now! (photo: Noemi Bruschi)

Non sono mai rilassanti, gli spettacoli di Teatro Sotterraneo. Non lo sono davvero, perché questo micidiale gruppo toscano ci ha dimostrato, da tempo, che l’interazione col pubblico è alla base del loro teatro. O dovremmo dire l’inte(g)razione: anche se le linee dello spettacolo sono inevitabilmente già scritte, e certi interventi degli spettatori vengono ricondotti in modo più o meno coatto alla direzione pensata, quella di Teatro Sotterraneo è comunque una drammaturgia partecipativa, tutta proiettata al coinvolgimento attivo della platea ed esposta ai suoi stimoli.

Ma con “War now!”, produzione dell’anno scorso ora presentata a Short Theatre 2015 (che finisce domani), non ci si può rilassare soprattutto perché è il nostro modo di reagire – emotivamente ed intellettualmente – ad essere talmente bombardato da stimoli da finire in tilt: un tilt positivo però, che esercita la nostra autocritica sulla vasta gamma di imbrogli cui ricorre la nostra logica mentre giochiamo ad un flipper grande come il mondo.
Lo spettacolo nasce dalla collaborazione col regista lettone Valter Silis: non so se per affinità elettiva o per indefesso lavoro di convergenza, ma di fatto la direzione e la scrittura di Silis (affiancato, solo nella scrittura, dal Sotterraneo Daniele Villa) si calano nei metodi e nello stile della compagnia con grande spigliatezza.
E per “War now!” a Sara Bonaventura e Claudio Cirri si aggiunge anche (direttamente dall’Accademia degli Artefatti) Matteo Angius, che già si era allenato nell’abilità di costruire spettacoli insieme alla platea facendo (e bene) “Fiordipisello” a Trend 2013, ma che – sebbene sia un’impressione sottile – non riesce ad essere, nella relazione col pubblico e in altri momenti, tanto giocherellone e scanzonato quanto gli interpreti storici di Teatro Sotterraneo. Proprio di questo prendersi poco sul serio, di questo almeno apparente sentirsi poco “attori”, Teatro Sotterraneo ha fatto invece cifra distintiva; tanto più scanzonati, tanto più feriscono e affondano nella sensibilità dello spettatore quando il gioco mostra l’altra sua faccia, pietrificante, di violenza.

“War now!” si presenta come un trittico: c’è un “before”, un “during” e un “after”.

Al centro, lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale che è non solo un memento, ma anche una rievocazione dei grandi conflitti passati, poiché lo spettacolo è nato in occasione del centenario della Grande Guerra.

Il “Before” è una centellinata preparazione allo scontro. I tre attori sono, qui, puri performer in un palco vuoto. La scena si amplia e, astratta, include le risposte, le battute e gli imbarazzi degli spettatori interrogati. Uccideresti una zanzara? E un ratto? E un kamikaze, se ci fosse una ragionevole probabilità che stia per innescare l’esplosivo?

Con misura e arguzia, Teatro Sotterraneo governa il dialogo e le situazioni, sfruttando il registro ironico per trasformare con naturalezza un’azione semplice in dilemma etico, una questione di gusto in sfacciata violenza. Deridiamo la nostra inadeguatezza, come quando dobbiamo cercare maldestramente nello zaino, entro pochi secondi, gli oggetti indispensabili alla sopravvivenza. Ci stupiamo quando uno degli spettatori dà, ad una domanda molto generale, proprio la stessa risposta che stavamo pensando noi (come si fa in effetti a non avere antipatico il Liechtenstein?): un altro modo di sentirsi inadeguati, meno raffinati o originali di quanto vogliamo raccontarci, un altro modo di riconoscerci nostro malgrado prodotti culturalmente in serie.
Tra le tante opportunità aperte dalla drammaturgia partecipata, queste relazioni silenziose, innescate negli spettatori dalle loro stesse risposte, sono davvero un terreno fertilissimo da esplorare, che Teatro Sotterraneo sta già arando bene.

Certo, non tutti i passaggi sono fluidi allo stesso modo. C’è qualche forzatura, qualche allentamento eccessivo. Ma anche delle transizioni riuscitissime e – restando al tema della prevedibilità umana – un filino inquietanti, come quando uno spettatore vorrebbe dire, al figlio, esattamente le parole che erano previste un attimo dopo dal testo. E poi è di grande forza l’apparente facilità con cui scene sempre più violente s’innescano dalle altre: se siamo impreparati alla guerra, è giusto che la maestra insegni ai bambini come usare una pistola automatica («Bambini, NESSUNA PIETÀ!»); e sembra ancora un gioco, quando si tratta d’imparare a nascondersi sotto i cadaveri per avere più possibilità di sopravvivenza.

Il palco ospita un’inutile e improvvisata conferenza Onu: una decina di rappresentanti eletti lì per lì, soltanto a condividere il silenzio con i tre attori, che ormai sono soldati (anche nei costumi) e hanno preso il controllo della situazione.

War Now! (photo: Noemi Bruschi)
War Now! (photo: Noemi Bruschi)

Si entra così nella parte centrale dello spettacolo: è questo il momento in cui la drammaturgia scricchiola di più, perché il silenzioso summit Onu si perde in lungaggini (anche se probabilmente copre dei tempi tecnici) e le prime scene di “During” faticano ad inserirsi sulle precedenti.

Bombe, spari, torture, «tu resta qui», commiati romantici, mistica militare e bagliori nucleari: se non fosse chiaro, “During” è una parodia (in concentrato) dei film di guerra hollywoodiani. Coraggiosi, Silis e Villa, a spingere a fondo il pedale dell’azione, degli effetti (come l’uso massiccio dei bassi), insomma delle americanate: per mimare ancor di più la prospettiva cinematografica e far calare il pubblico nel circuito anestetizzante della narrazione bellica, ecco perfino la scelta (riuscita) di far recitare gli attori in playback. E conseguenza è anche che il pubblico torni, in questa fase, al suo ruolo osservativo.

Ma è nell’“After” che Teatro Sotterraneo dà il meglio di sé.
La scena è questa: a distanza di un anno dalla guerra, in ciò che resta del mondo post-nucleare s’inaugura un teatro fresco di ricostruzione. Taglio al nastro bianco e via, parte una carrellata d’interventi celebrativi al microfono (l’ambientalista, il direttore artistico, il reduce, la madre che ha perso il figlio) interrotta da mini-quadri performativi: la commozione scivola con nonchalance in parodia, in crudeltà, in tragedia, in virtuosismo (c’è anche una cosa a metà tra Stockhausen e il beat-box). Non si sa più, in sintesi, se ridere o piangere. O meglio: se si ride al grottesco, una parte di noi si sentirà davvero annichilita dal freddo gioco rappresentativo; ma cedendo all’emozione ci si sentirà stupidi, sapendo che mezzo secondo dopo l’attore avrà già smesso di disperarsi per la morte di un caro e ci starà proponendo i vantaggi del compost ottenuto dai sei miliardi di caduti.

Così, con la capacità di simulare ogni genere di format culturale, performativo, spettacolare, perfino emotivo, “War Now!” lascia gli spettatori – dopo averli tanto coinvolti – paradossalmente soli. Nel bel mezzo del diaframma tra finzione e realtà.
Non è uno spettacolo contro la retorica di guerra, questo: è uno spettacolo su come tutti subiamo i duplicati della realtà. Perché spesso è il nostro stesso pensiero a funzionare attraverso duplicati della realtà. E forse non possiamo farne a meno. Ma c’è una cosa che si può fare: non illudersi di essere salvi. Perché la lista delle vittime ci include, nostro malgrado; chissà non ne nasca un po’ di leopardiana solidarietà.

WAR NOW!
concept e regia Valters Sīlis, Teatro Sotterraneo
in scena Matteo Angius, Sara Bonaventura, Claudio Cirriscrittura, Valters Sīlis, Daniele Villa
set design Ieva Kauliņa
luci Marco Santambrogio
consulenza marketing per la Terza Guerra Mondiale Mali Weil, Virginia Sommadossi
si ringrazia Francesco Canavese, Tempo Reale per le registrazioni audio
produzione Associazione Teatrale Pistoiese
collaborazione alla produzione Santarcangelo •14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Teatro Sotterraneo
da una proposta di Santarcangelo •14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza
sostegno alla produzione Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Regione Toscana
in collaborazione con Centrale Fies, Provincia Autonoma di Trento
residenze artistiche Associazione Teatrale Pistoiese, Santarcangelo •12 •13 •14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Centrale Fies, Dirty Deal (Riga – LV)
Teatro Sotterraneo fa parte di Fies Factory ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
produzione e amministrazione Monica Papperetti
segretaria di produzione Sara Bruni
con la collaborazione di Marianna Caruso
ufficio stampa Francesca Marchiani

durata: 1h 15′
applausi del pubblico: 2’

Visto a Roma, La Pelanda, il 9 settembre 2015

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