Progetto Terzo Teatro e teatro di gruppo: quale presente e quale futuro?

Eugenio Barba a Ferrara (ph: Teatro Nucleo)
Eugenio Barba a Ferrara (ph: Teatro Nucleo)

Da Teatro Nucleo ad Eugenio Barba, a Ferrara la prima tappa di un vecchio e nuovo viaggio

Era il 1977 e il convegno dei teatri di gruppo di Casciana Terme sul tema “Teatro e territorio” unì 150 giovani gruppi teatrali indipendenti: un’esplosione, nella quale le idee avevano libero sfogo. Nel convegno emersero, per la forza e la durezza delle loro rappresentazioni, i gruppi latinoamericani, soprattutto il Teatro Nucleo da Buenos Aires con il loro spettacolo sconvolgente “Herodes”, i quali si videro “catalogati” e inglobati in quella realtà dei “gruppi di base” o “Terzo teatro”, come li chiamò Eugenio Barba, ancora nuova per l’Italia. Un passaggio fondamentale per la cultura e la storia del teatro di cui si fecero portavoce studiosi e ricercatori, intellettuali e docenti universitari.

Dopo 46 anni, nell’ambito istituzionale del Teatro Comunale di Ferrara, proprio il Teatro Nucleo, ormai stanziato sul territorio dal 1976, insieme alla Fondazione Dario Fo / Franca Rame e la Fondazione Barba / Varley, sabato 17 giugno ha presentato il progetto “Terzo Teatro e Teatri di gruppo”.
Nato dalla collaborazione di tre importanti realtà della cultura italiana e internazionale e finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito dei Progetti Speciali 2023, il progetto si propone di indagare “la base dell’iceberg” di questo mondo, con l’obbiettivo in primis di eseguire una ricognizione dei gruppi indipendenti che operano sul territorio nazionale: quanti sono? Come vivono (o sopravvivono)? E perché?
Parallelamente, si propone di aprire una porta di analisi sui “teatri perduti”, sull’indiscutibile patrimonio culturale che, a partire dagli anni ’80, si era venuto a formare sul territorio italiano grazie a gruppi e compagnie che animavano i tessuti sociali con attività straordinarie e che, per una ragione o per l’altra, sono scomparsi.

Presenti alla presentazione del progetto Gianni Cottafavi, responsabile del Settore Cultura della Regione Emilia Romagna, Teatro Nucleo, Eugenio Barba, Julia Varley, Abraxa Teatro da Roma, la storica del teatro Clelia Falletti, la videomaker, storica e docente dell’Università La Sapienza di Roma Chiara Crupi, Luca Vonella del Teatro a Canone di Chivasso, Siegmar Schroeder di Teater Labor di Bielefeld, oltre ad allievi attori del Teatro Nucleo, artisti e pubblico.

Un universo variegato, nella sala rococò del Ridotto del Comunale: un ambiente diverso dalle tende dei convegni degli anni ’70 che si tenevano a Bergamo, Casciana Terme, Santarcangelo, Belgrado…, senza le “negazioni” di quegli anni, senza voler andare “contro” qualcosa, senza la tipica ed esplicita opposizione alla tradizione accademica, alle istituzioni, al mondo dei padri, senza il rifiuto aggressivo del passato per affermare un futuro nuovo.
Ma attraverso uno sguardo alla propria storia recente, con il rispetto agli insegnamenti dei maestri e della storia, ci si chiede quale sia oggi il ruolo sociale e culturale dei teatri di gruppo. Come sono formati? Quali sono i finanziamenti e qual è l’impegno economico delle istituzioni per rendere possibile la vita di questi teatri? Il teatro di strada ne fa parte? Come viene sostenuto e come afferma la propria dignità sociale? Perché parlarne rappresenta un’urgenza culturale ed intellettuale?
Tanti insomma gli spunti di riflessione, per un progetto che intende portare all’attenzione del pubblico l’impatto che la cultura del Terzo Teatro, e più in generale del teatro di gruppo, ha avuto dal punto di vista artistico ma anche politico, antropologico ed economico nella nostra società e non solo. E, altro punto fondamentale, evidenziare la capacità che queste entità produttive hanno nel trasformare in maniera indipendente l’arte teatrale come bene rilevante per le comunità di riferimento.

Vi proponiamo quindi una rapida carrellata di interventi raccolti prima della masterclass di Eugenio Barba, seguita in serata dallo spettacolo “La Casa del sordo” dell’Odin Teatret, in scena al Teatro Julio Cortazar di Ferrara.

Un momento della masterclass di Eugenio Barba (ph: Teatro Nucleo)
Un momento della masterclass di Eugenio Barba (ph: Teatro Nucleo)

Apre le danze Gianni Cottafavi: “Il Teatro Nucleo da anni opera con grande capacità di creare reti nazionali ed internazionali attraverso il teatro, partendo dai luoghi dove uomini e donne vivono situazioni di disagio. La Regione Emilia Romagna ha una legge che prevede il sostegno dei progetti teatrali con durata triennale a differenza di quelle annuali, per permettere una continuità del contributo economico e un maggiore sostegno ai progetti. Con la crisi pandemica, il 15% dei finanziamenti della cultura sono stati devoluti per la sanità, ma già dal prossimo anno si ripristineranno le originali risorse. La Regione Emilia Romagna crede fortemente nel valore culturale di queste attività”.

“Assolviamo al nostro compito costituzionale – precisa Horacio Czertok, cofondatore del Teatro Nucleo – La necessità di applicare la Costituzione italiana, che nell’art. 9 dice che la bellezza deve essere fruita da tutti”.
Che deve riguardare anche il futuro, come sottolinea Marco Luciano, attore e regista del Teatro Nucleo: “Bisogna creare il filo d’unione: da un lato la storia, la genesi del terzo teatro, dall’altro le nuove prospettive attraverso una chiamata per gruppi emergenti”.

A parlare di teatro di strada è Emilio Genazzini, cofondatore e regista di Abraxa Teatro: “In Italia vivono due anime distinte: il teatro di strada e il teatro al chiuso. Qualcuno anni fa aveva detto che il teatro di strada era morto. Invece è vivissimo e diffusissimo. Nonostante ciò, i finanziamenti per il sostegno del teatro di strada dell’ex Fus statale sono meno del 3% dell’intera erogazione. Noi chiediamo un riconoscimento economico e una dignità almeno pari”.

“Negli anni ’70 i teatri di gruppo si opponevano al teatro “della norma” – interviene Chiara Crupi – Ma oggi qual è la norma? Non c’è più una norma contro cui andare. Qual è quindi la necessità di scendere in strada e fare teatro?”.
Crupi ci tiene a ricordare Cruciani: “La storia è il magazzino del nuovo”, e proprio per questo fin dalla sua nascita il fenomeno del Terzo Teatro è stato seguito, studiato, interpretato da docenti e storici. Ogni gruppo di teatro ha generato un libro, ha dato vita ed è tramutato in storia nel momento in cui viveva e costruiva il proprio presente.

E in questa giornata di riflessioni si parte proprio dalla storia viva. Eugenio Barba interviene quindi intraprendendo, in un percorso di due ore, un viaggio storico, culturale, artistico e pratico del fare teatro, fra ieri e oggi, insieme all’attrice Julia Varley.
Ma, come evidenziano diversi interventi, c’è un elemento che aleggia forte, concreto e necessario. Barba stesso cita il maestro Grotowski per nominarlo: “Il teatro è la relazione tra attore e spettatore, ma c’è un terzo elemento fondamentale per l’esistenza del teatro: il mercato”.
Il teatro è politico oggi come ieri, è “politica con altri mezzi” afferma Barba, ha la necessità di rivoluzionare il proprio modo di essere fruito, percepito, conosciuto, vissuto e venduto. Senza il mercato, senza un contributo economico, non potrà mai far ascoltare davvero la propria voce.
Barba insiste molto sull’urgenza del sostegno economico alla cultura (in ogni sua forma) e il superamento di narcisismo ed egocentrismo, permettendo la formazione di alleanze tra artisti, gruppi di teatro, generando sostegni, scambi, incontri, aiuti finanziari. Solo una salda alleanza fra artisti potrà generare il cambiamento.

Il viaggio lungo la strada dei teatri di gruppo è iniziato quasi 50 anni fa. Il Teatro Nucleo a Ferrara lo ripercorre con gambe, piedi, intelligenze nuove, promuove una cultura viva in luoghi in cui l’incontro avviene con le persone, tutte, senza distinzioni, e quindi anche in carcere, piazze, teatri, aule scolastiche. Rafforza così le sue reti ed alleanze. Infastidisce, dall’interno delle loro lussuose sale, le istituzioni. Apre da sempre le sue porte al mondo per aiutare ad immaginare e sognare un nuovo futuro.
Per farlo si circonda di giovani, ha il coraggio di passare il testimone a figli e figlie, agli allievi, ai giovani, rimanendo loro accanto come guida preziosa, portatrice di sapere. Braccia e menti giovani per dare voce ad una cultura nuova per un mondo nuovo.

Ma nonostante l’entusiasmo, hanno pesato, in questa prima tappa del progetto, i grandi assenti: gli esponenti delle istituzioni comunali, regionali e ministeriali, il Sindaco di Ferrara, l’Assessore alla Cultura, i giornalisti delle testate nazionali, così come la mancanza di gruppi teatrali under 40, di studiosi e ricercatori universitari al di fuori della “cerchia” dell’Odin.
Evidentemente la voce del Terzo Teatro dovrà cantare con più forza. Il progetto “Terzo Teatro e teatro di gruppo” si afferma come urgenza viva.

0 replies on “Progetto Terzo Teatro e teatro di gruppo: quale presente e quale futuro?”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *