Il dolce buio della Fermentacion. Enrique Vargas torna al Funaro

Fermentacion (photo: Ernesto Pietrantonio)
Fermentacion (photo: Ernesto Pietrantonio)
Fermentacion (photo: Ernesto Pietrantonio)
Paolo Mauri, critico letterario e storico della letteratura, ha pubblicato nel 2007 un piccolo volume (“Buio”, Einaudi) in cui ha condotto un’originale e personale indagine sul buio, per indagare il fascino che da sempre le tenebre hanno esercitato sull’uomo. “Il buio – scrive l’autore – è un pensiero: siamo noi che lo rendiamo buono o perverso a seconda delle nostre emozioni”.

Ed è proprio il buio uno degli elementi fondanti di “Fermentacion” di Enrique Vargas, lavoro andato in scena a Il Funaro di Pistoia, con il quale il drammaturgo, regista e antropologo colombiano porta avanti la sua ricerca sull’immaginario e la poetica del vino, iniziata con lo spettacolo “La memoria del Vino”.

“Lo spettatore-viaggiatore viene condotto attraverso il passato del chicco come pianta e attraverso il suo futuro come liquido prezioso e raffinato”.

Bastano queste poche parole a riassumere il fulcro di un lavoro che rappresenta, per chi lo compie, qualcosa di più profondo, poiché si è chiamati ad interagire con gli attori – suadenti e lievi nelle loro movenze, nel loro parlare e raccontare a bassa voce – e soprattutto a confrontarsi con se stessi, con la propria singolarità e solitudine, abbandonandosi all’esperienza dell’ascolto dell’altro e confrontandosi con una dimensione quasi atemporale, in cui si sente riemergere il proprio io più profondo, e dove i sensi sono chiamati in causa nella loro interezza.

Camminiamo scalzi nella penombra, maciniamo con le mani acini di uva, immersi in odori antichi, per poi ritrovarci sdraiati nel buio, ricoperti da un velo nero che ondeggia su di noi, provocando uno stato di dolce veglia che abbandoniamo malvolentieri quando siamo “risvegliati” dagli attori.
Come se fossimo raccolti in un grembo buio e abbandonassimo a poco a poco la luce, una luce intesa come attenzione verso l’esterno, condotti da noi all’esplorazione di noi stessi.

Tutto questo fino alla festa finale, tra canti e balli, in un’atmosfera arcaica da osteria, di un tempo che fu. Ed è forse questa la parte meno riuscita del lavoro nel suo complesso convincente, poiché sembra troppo accelerata, improvvisa, così da interrompere bruscamente il dolce viaggio compiuto dallo spettatore.

Rispetto a “Oracoli”, presentato da Vargas esattamente un anno fa sempre a Il Funaro, “Fermentacion”, anche se meno ambizioso e strutturato nell’architettura globale, si presenta tuttavia più compatto e fruibile.
Avvalendoci di una metafora cinematografica, si potrebbe dire che ha un montaggio meno serrato; il tutto viene ad essere più rallentato e calmo, e questo permette di godere appieno delle atmosfere e delle sensazioni, frutto del lungo iter di ricerca del Teatro de Los Sentidos.

FERMENTACION
di Enrique Vargas
direzione e drammaturgia: Enrique Vargas
coordinamento del progetto: Patrizia Menichelli e Gabriella Salvaterra
disegno dell’immaginario: Gabriella Salvaterra
direzione musicale: Gabriel Hernández e Stephane Laidet
direzione tecnica: Gabriel Hernández
disegno luci: Francisco Javier García
costumi: Patrizia Menichelli
paesaggio olfattivo: Nelson Jara
paesaggio sonoro: Francisco Javier Garcìa
Attori: Gabriel Hernández, Stephane Laidet, Patrizia Menichelli, Gabriella Salvaterra, Massimiliano Barbini, Romina Breschi, Lisa Cantini, Antonella Carrara, Rossana Dolfi, Francesca Giaconi, Peppe Fonzo
durata: 1h 12′

Visto a Pistoia, Centro culturale Il Funaro, il 25 settembre 2012


 

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