Motus nella Tempesta. La videointervista

Motus - Tempesta
Motus - Tempesta
Motus – Tempesta (photo: Luca Chiaudano, Corrado Gemini)

Come arrivano i Motus alla Tempesta?
Senz’altro parliamo di un percorso che parte dall’intreccio di suggestioni che affondano le radici, direttamente o indirettamente, nell’ultimo biennio.
E’ stato un biennio in cui le voci di protesta si sono globalizzate e fatte più forti a causa della crisi planetaria e della diffusione di tecnologie che hanno messo in collegamento i disagi. Dagli Indignados alle proteste in Grecia, da Occupy Wall Street ai movimenti Nord Africani, fino al Brasile nelle ultime settimane, proprio mentre una manifestazione calcistica portava a zompettare sui rettangoli di gioco ragazzi under 30 pagati milioni di euro all’anno.
Insomma, vedere queste enormi masse di persone che cercano ragione di diseguaglianze e diritti non è qualcosa che ha lasciato indifferente la compagnia, che infatti ha cercato un dialogo, portato poi in scena con Judith Malina, l’anima del Living Theatre.
Erano altri tempi? Sono anche i nostri tempi?
Senz’altro i Motus di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande sono fra le compagnie che hanno fondato la loro estetica e la loro prassi teatrale nei movimenti di pensiero di fine anni Settanta-inizio anni Ottanta, quella che ancora oggi preserva un’attenzione particolarissima alle dinamiche sociali e politiche.
Nessun loro lavoro può essere scisso da queste considerazioni.

“Nella Tempesta” ha debuttato in Canada, dove la compagnia ha trovato sensibile attenzione al proprio linguaggio. In Italia, dopo il debutto alle Colline Torinesi, si prepara alle repliche a Dro (venerdì 26 e sabato 27 luglio) e alla Biennale di Venezia (il 4 agosto). Un ritorno deciso alla forma “spettacolo” e al lavoro d’attore, con una compagnia che vede quattro attori in scena ad affiancare l’insostituibile presenza di Silvia Calderoni, in una ricerca che aspira a trovare un ideale connubio fra la parola e il gesto performativo. Centrale sarà anche il contributo del pubblico, invitato a portare con sé una coperta che, oltre a fornire rifugio ai naufraghi in scena, verrà successivamente donata ad un ente di assistenza sociale per diventare rifugio a naufraghi della realtà quotidiana.

Abbiamo avuto un interessante confronto con Enrico e Daniela proprio nei giorni del debutto italiano, tornando in maniera ampia su tutti i temi fondanti del loro lavoro, dalla poetica alla politica, dal ruolo dell’attore a quello del pubblico. 

Un contributo, dal punto di vista di chi scrive, essenziale per leggere in forma consapevole e approfondita i temi che intendono portare in scena con questo lavoro.

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