RedReading. Appunti per un viaggio con Erri De Luca

La serata all'Argot con Erri de Luca
La serata all'Argot con Erri de Luca
La serata con Erri de Luca in un Argot tutto esaurito

Per una sera il teatro Argot di Roma è diventato una zattera: una zattera arredata, certo, perché oltre al timone ci sono pure i tappeti, un trespolo che ospita gli attori-lettori, un tavolino e una bottiglia di vino.
C’è, seduto in penombra, un po’ pigro e un po’ ascetico, lo scrittore che con la forza visiva delle sue parole soffierà un vento denso su questa serata: Erri De Luca.

Piena com’è (e tante persone rimangono fuori, ad ascoltare dalle porte lasciate aperte), la zattera dell’Argot quasi ci fa pensare a quella di Gericault: per fortuna l’analogia non ha vita lunga, perché il nostro viaggio sarà caloroso, vitale. In comune, forse, soltanto l’assenza di meta; viaggiare per una speranza che vive di un’insensata forza verticale, per la stessa ragione del viaggio, diceva De André.

I timonieri sono Tamara Bartolini e Michele Baronio, ideatori del “RedReading”: si tratta di una serie di incontri, in forma di lettura, presentazione di libri, concerto, che si terranno sempre all’Argot per altri quattro lunedì del 2013 (18 febbraio, 18 marzo, 8 aprile, 27 maggio) e che verranno mandati in onda il giorno successivo su Radio Onda Rossa.
Ad accompagnarli nella drammaturgia e nella voce c’è, stavolta, anche Carmen Iovine.

La struttura di questo “RedReading” è ben scandita. Ogni tappa si snoda attorno a un verbo e a degli appunti significativi. Le due attrici leggono, accompagnate dalla chitarra di Baronio, delle rapsodie tratte dai romanzi e dalle poesie di De Luca. Segue uno stacco musicale dello stesso Baronio (che colpisce molto sia con i suoi testi originali, sia con gli adattamenti dei testi di De Luca: su tutti, quello di “Considero valore”).
Infine, è lo stesso scrittore a intervenire con le sue affabulazioni, introducendoci al sentimento geologico di Napoli, l’ombelico d’Europa, cuore tufaceo e destino già scritto: per salire bisogna scavare, e ciò che si staglia è costruito sul vuoto. Le insurrezioni di Napoli, ci dice De Luca, sono “telluriche”, non politiche, figlie dell’istinto e non della sete di potere, dialettica o meno. Santi che si squagliano e quagliano; Montedidio e dialetto napoletano, una diglossia vissuta senza contrasti, perché se il napoletano è la lingua della madre e del cuore, l’italiano è la «lingua riposata, la lingua del dopo», della riflessione.

Quasi fatalmente, man mano che lo scrittore parla, nel suo eloquio la prosodia campana si disvela, i dittonghi cominciano a chiudersi, le vocali finali s’indeboliscono. Ci parla, poi, della verticalità poetica di Marina Cvetaeva, o di alcuni di quei Don Chisciotte di cui già ci aveva raccontato in un bello spettacolo con il cantautore Gianmaria Testa.
Riflesso e amplificato dalle voci di Bartolini e Iovine e dalla musica di Baronio, il lirismo narrativo della scrittura di Erri De Luca divampa senza esplodere, cresce rimanendo asciutto. C’è, in esso, una teatralità intrinseca, che qui si compie.

Il merito è degli ideatori del RedReading, che già in passato – con “Notturno Pasolini” ad esempio – avevano dimostrato di seguire bene quel crinale sottile in cui il teatro è un po’ più e un po’ meno di sé stesso: sembra, a volte, di essere davvero ad una serata tra amici, a raccontarsi l’energia umana di ogni vita; c’è anche, però, una grande cura dei dettagli, dei riverberi, dell’atmosfera. «Come vecchie sarte di qualche vicolo napoletano cuciamo parole e immagini, luoghi e ricordi, alla ricerca di una mappa da cui partire», leggiamo nel foglio di sala: la sensazione è che siano, soprattutto, sarti d’atmosfere. E l’atmosfera è fra le cose semplici che fanno grande il teatro.

Nei delicati transiti emotivi di questa serata, soltanto in un momento siamo costretti a rallentare: come una storta al piede. Per motivi assolutamente non teatrali: le parole, il ritmo, le musiche non perdono il passo; è il contenuto, per un attimo, a farci inciampare.
Succede quando lo scrittore denuncia quella che per lui è l’ingiusta detenzione di Rita Algranati, brigatista responsabile durante gli Anni di piombo di diversi omicidi e coinvolta nel rapimento Moro, arrestata qualche anno fa dopo un quarto di secolo di latitanza. Sarà una mera questione generazionale, o sarà – peggio – la facilità morale di noi, prole assopita, che nel giudizio e nella condanna di chi si ribellava cerchiamo giustificazioni alla nostra inazione. Ma non possiamo fare a meno di dire che ci sembra invece più credibile e vero il ritratto uricemico che in “Aldo Morto” Daniele Timpano ha riservato ad Adriana Faranda: una brigatista trasfigurata e ora molto a suo agio coi grandi editori. Col sistema che doveva combattere. Sarà forse che i diritti d’autore rendono il contatto indolore. Su questo, Erri De Luca non riesce proprio a commuoverci: l’apologia della generazione rivoluzionaria degli anni Settanta, anche quando passa per le parole sensibili e attente di un intellettuale del suo rango, o forse soprattutto per questo, ha il suono rugginoso di una nostalgia cieca.

REDREADING #3. SIAMO SOLO ANDATA. APPUNTI PER UN VIAGGIO CON ERRI DE LUCA
a cura di: Tamara Bartolini e Michele Baronio
di e con: Michele Baronio, Tamara Bartolini, Carmen Iovine
con la partecipazione di: Erri De Luca
drammaturgia: Tamara Bartolini, Carmen Iovine
canzoni: Michele Baronio
suoni: Michele Boraggi
durata: 1h 15′

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