Premi Ubu 2009: i vincitori

Valter Malosti (premio alla regia)
Valter Malosti (premio alla regia)
Valter Malosti (premio alla regia)

Si è conclusa a Milano, al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, la consegna dei Premi Ubu 2009.

Gli oltre 60 giurati hanno deciso di premiare:

Inequilibrio premio speciale. Ritira il premio Massimo Paganelli

Premio speciale anche a Santasangre e Babilonia Teatri

Ultimo premio speciale a Primavera dei Teatri

Miglior spettacolo straniero: “Die Dreigroschenoper” (L’opera da tre soldi) di Bertolt Brecht e Kurt Weill (Robert Wilson, Berliner Ensemble). Non è presente Bob Wilson

Come miglior novità straniera viene premiato “Giusto la fine del mondo” di Jean-Luc Lagarce

Miglior attrice under 30: Silvia Calderoni per il percorso che, con i Motus, l’ha vista protagonista in questi anni di “X (ics). Racconti crudeli della giovinezza”, “Crac”, e attualmente di “Let the Sunshine in (antigone) contest #1” e “Too Late (antigone) contest #2”

Miglior attrice non protagonista: Francesca Ciocchetti

Miglior attrice: Ermanna Montanari per il lavoro scenico in “Rosvita”, lettura concerto del quale è anche autrice con la regia di Marco Martinelli

Miglior attore non protagonista: Fausto Russo Alesi

Miglior scenografia: ex aequo Margherita Palli e Daniela Dal Cin

Miglior novità italiana: “Pali” di Spiro Scimone

Miglior attore: Giuseppe Battiston per “Orson Welles’ roast”

Miglior regia: Valter Malosti per “Quattro atti profani”

Spettacolo dell’anno: “I demoni” di Peter Stein


NOMINATIONS

1. Spettacolo dell’anno

– Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare (Luca Ronconi, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa)
– Quattro atti profani di Antonio Tarantino (Valter Malosti, Teatro Stabile di Torino e Teatro Eliseo)
I demoni di Peter Stein da Fëdor Dostoevskij

2. Regia

Valter Malosti (Quattro atti profani di Antonio Tarantino)
– Peter Stein (I demoni da Fëdor Dostoevskij)
– Carmelo Rifici (I pretendenti di Jean-Luc Lagarce)
– Luca Ronconi (Giusto la fine del mondo di Jean-Luc Lagarce e Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare)

3. Scenografia

Margherita Palli (Sogno di una notte di mezza estate)
Daniela Dal Cin (… Ma bisogna che il discorso si faccia!)
– Andrea Taddei (L’anima buona del Sezuan)

4. Attore

Giuseppe Battiston (Orson Welles’ roast)
– Vittorio Franceschi (A corpo morto)
– Franco Branciaroli (Don Chisciotte)
– Luca Lazzareschi (Amleto e Re Lear)

5. Attrice

Ermanna Montanari (Rosvita)
– Mariangela Melato (L’anima buona del Sezuan)
– Maria Paiato (Quattro atti profani e L’intervista)

6. Attore non protagonista

– Elia Schilton (I demoni)
Fausto Russo Alesi (I demoni e Sogno di una notte di mezza estate)
– Pierluigi Corallo (Giusto la fine del mondo, I pretendenti, Sogno di una notte di mezza estate)

7. Attrice non protagonista

Francesca Ciocchetti (I pretendenti, Giusto la fine del mondo, La cimice, Sogno di una notte di mezza estate, Un altro Gabbiano)
– Melania Giglio (Giusto la fine del mondo, Sogno di una notte di mezza estate, La cimice)

8. Nuovo attore o attrice (under 30)

Silvia Calderoni
– Federica Castellini
– Ivan Alovisio

9. Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)

Pali di Spiro Scimone
– A corpo morto di Vittorio Franceschi
– Antonio e Cleopatra alle corse di Roberto Cavosi
– Stranieri di Antonio Tarantino

10. Migliore novità straniera

Giusto la fine del mondo di Jean-Luc Lagarce
– Spara, trova il tesoro e ripeti di Mark Ravenhill
– L’aggancio di Nadine Gordimer

11. Migliore spettacolo straniero presentato in Italia

Die Dreigroschenoper (L’opera da tre soldi) di Bertolt Brecht e Kurt Weill (Robert Wilson, Berliner Ensemble)
– Idiotas di Fëdor Dostoevskij (Eimuntas Nekrošius, Meno Fortas Theater)
– Riesenbutzbach. Eine Dauerkolonie di Christoph Marthaler e Anna Viebrock (Wiener Festwochen, Napoli Teatro Festival Italia, e altri)

12. Segnalazioni per premi speciali

– Inequilibrio Festival, già Armunia, festival residenziale creato e diretto da Massimo Paganelli a Castiglioncello, per la coerenza tenace e assolutamente originale nella sua ricerca pratica con cui riunisce annualmente compagnie e gruppi non solo toscani per montare e presentare lavori vecchi e nuovi sostenendo l’originalità di una ricerca pratica.

– Primavera dei Teatri, festival ormai storico dedito alla scoperta e alla valorizzazione di giovani gruppi teatrali con speciale attenzione a quanto accade nel Meridione, diretto e guidato con amore da Scena Verticale a Castrovillari, con un’ingorda partecipazione del pubblico cittadino di ogni ceto, come raramente si verifica per queste manifestazioni.

– Santasangre, Teatro Sotterraneo, Muta Imago, gruppi guida con Babilonia Teatri dell’attuale cambio generazionale che resuscita in qualche modo gli storici fasti della scuola romana, dimostrando una capacità di rinnovare la scena, mettendo alla prova la tenuta del linguaggio e facendo emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo attraverso l’uso intelligente di nuovi codici visuali e linguistici.

– Centro Santacristina per la sua attività di ricerca e di perfezionamento della recitazione culminante quest’anno nella recita di Un altro Gabbiano a cura di Luca Ronconi.

– Werner Strub, oggi il più grande creatore di maschere del teatro occidentale, che dalla Svizzera era già stato chiamato al Teatro di Genova in passato per una regia di Benno Besson e che per A corpo morto di Vittorio Franceschi ha realizzato per l’autore e protagonista l’effetto magico di moltiplicarne l’immagine in cinque diverse personalità.

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  1. says: ma seriamente

    gli uffici stampa e le relazioni esterne stanno al teatro come le zecche sul cane. Se ne servono.
    Questi gruppi, promossi dai potenti dell’ETI, da Quadri, come fanno anche solamente a pensarsi “contropotere” ?
    Mi ricordo una conversazione fra una signora dell’ETI e dei francesi in visita in italia, penso referenti di qualche festival o “progetto” d’oltralpe, la tizia dell’ETI diceva: allora vi mandiamo Teatrino Clandestino, Santasangre e.. ma no forse è meglio per voi qualche gruppo PIU’ emergente…inseriti nel tritacarne dei potere i c.d. gruppi sono buoni a essere nuovi oggetti di consumo: il -complemento a uno- dei tronisti di maria de filippi, un altro prodotto per un altro segmento di mercato. solo un prodotto. ah come vorrei costringervi a leggere, studiare invece di imitare, di seguire, di copiare stilemi e suggestioni vecchie nel momento stesso che le percepite. a proposito.

  2. says: filippo de dominicis

    Non ci capiamo ma non importa, Elena. Ho letto le quattro righe di Porcheddu. Accuratissima disamina? Stroncatura superficiale da gazzettiere recensionista, dove si legge solo il piacere di essere in disaccordo col pubblico e la presunzione di essere in accordo con Molière. Non occorre vedere gli spettacoli per capire lo spessore di un pensiero. Non occorre vedere tutto, occorre capire. Senza attore non si dà teatro. Questo mi ha insegnato un grande critico, Cesare Brandi, nel più potente tentativo di teorizzazione generale dell’arte che abbia mai letto. A Maurizio Grande, quando scriveva su Carmelo Bene, non bastava un libro. Non pubblicava recensioni, si sforzava di rispondere alla potenza della proposta con la profondità della ricerca. Un critico si scontra con i testi, per farli parlare ulteriormente, ascolta ed incontra gli artisti e ci pensa dieci volte prima di giudicare. Il critico non è uno spettatore che crede di essere più colto del pubblico e di poter meglio giudicare. Perché la critica non è giudizio, è metalinguaggio. Il critico che si arroga il diritto e il potere di promuovere o bocciare, di consigliare cosa andare a vedere e cosa no, ha già dichiarato la sua malafede, è già di fronte allo specchio del proprio misero narcisismo. Sono d’accordo sul fatto che non si può mettere tutto in un mucchio, ma oggi rarissima è la scrittura critica profonda, all’altezza del proprio argomento. I migliori critici, poi, sono sempre gli artisti. Perché si presume che sappiano di cosa parlano, anche se non sempre è così.
    Il mio, lo ripeto per l’ultima volta, non è un giudizio sugli artisti. E’ un attacco al sistema politico che li fa nascere e morire, che vende loro illusioni o frustrazione, caramelle e cianuro. E’ il rifiuto del depotenziamento che il “mondo” che assedia il teatro impone all’arte. Potere che uccide la potenza.
    Per capire cosa intendo per critica, ti lascio con le parole, ancora attualissime, di un critico, Maurizio Grande, cui devo la scoperta del teatro come lo intendo e lo vivo, ed anche l’incapacità ad adattarmi alla pochezza intellettuale del nostro tempo. Un abbraccio.
    Filippo

    “Oggi non è più tempo di mistiche avanguardistiche, di prospettive eroiche della artisticità scagliata contro la “normalità del mondo”; non c’è più margine per il delirio esistenziale autoconsolatorio e iperpatetico. Non
    è più tempo di frammenti smozzicati di lingiaggio, di estetiche delle scorie o di filosofie dei brandelli della
    civiltà e del senso. Dalla sperimentazione e dalla ricerca non possono essere escluse le sfere a-liturgiche della produzione artistica, dove non ci si pone il progetto dello scardinamento del reale secondo le diverse TEORIE PUNITIVE DEL LINGUAGGIO: il linguaggio sfigurato a detrimento delle rappresentazioni del reale e il linguaggio “autodestinato” come “sensualità diffusa del senso” senza referenti.
    Non è più tempo di recupero delle mitologie delle avanguadrie storiche, il cui humus, spazio e progetto
    sopravvive oggi come esperienza compiuta, ma non come alimentazione artistica. (…)
    … la sperimentazione dei nostri tempi ha ripreso e perseguito la distruzione del tempo tramite la DILATAZIONE DELLA DURATA in un ISTANTANEO SENZA LIMITI: estenuazionedella percezione “mimata” al microscopio, immissione di un tempo incalcolabile nella narrazione amputata e nella rappresentazione inibita nel frammento e sublimata nella copia; fatta scivolare nel fluire sensoriale di una
    citazione fisiologico-visionaria di stimoli, dove l’ordine temporale risulta contratto e ri-tratto. Una dilatazione
    IMMAGINARIA della “durata istantanea”, poiché dà luogo al riflusso spropositato di una soggettività
    rituale-maniacale-culturale, sconfitta nelle ideologie della espressività sensoriale come ricettività frammentaria dei detriti del reale.
    In questa condizione, il teatro ha ancora la possibilità di riproporsi come manufatto artistico che può arginare la liquidazione del mondo nella scoria citata, nel frammento rigettato in superficie. Sperimentare deve ancora poter significare una esposizione di mondo non duplicabile, una “primarietà convenzionale dell’esperienza” da non concedere o consegnare alla tecnologia della copia, all’immaginario dei simulacri.
    Il teatro come drammaturgia vivente dell’azione contrapposta al gesto autoliquidatorio, come resistenza al fluire del reale in segmenti illusorii che lo anticipano e lo esonerano da qualsiasi “motivazione” originaria.
    Il teatro come universo non addomesticato dal video, come luogo della “crisi della rappresentazione” che non ha rinunciato al linguaggio in favore dei segnali stampati”

    Maurizio Grande
    “La riscossa di Lucifero”
    Milano, Bulzoni 1985
    pp.159-162

  3. says: elena

    no, non basta vedere i siti, le interviste e i video e tu e io che siamo anche direttori artistici lo sappiamo benissimo. Non basta inquadrare queste compagnie con delle formule, si deve andare oltre, Si può non amare una compagnia ma dopo aver visto i suoi spettacoli, Io non amo i motus, ma te lo dico dopo che mi sono sciroppata una serie di loro spettacoli e posso articolare una mia opinione sul loro percorso artistico.
    Comunque mi sembra che il problema per te siano i critici. Anche qui bisognerebbe fare dei distinguo, io non amo mettere tutti in un mucchio. Ci sono critici intelligenti, preparati, che analizzano gli spettacoli senza inchinarsi al volere di Quadri o alla compagnia di moda. Per esempio la disamina accuratissima di Porcheddu a l Misantropo di Perrotta, pubblicata su delteatro ne è un esempio. Ai Porcheddu, alle Battisti, alle Bevione, io mi rivolgo quando faccio gli inviti per gli spettacoli. Ci sono critici seri, abbi fede.
    Per quanto riguarda il pubblico, gli spettacoli dei santasangre e del sotterraneo sono sempre affollattissimi, non solo negli spazi per gli addetti, basta tu faccia un giro sui siti delle compagnie e vedrai che non vanno solo a Dro o alle Colline. Affollati di pubblico vero, che spesso rimane dopo lo spettacolo, ci scrive per rivolgerci domande o farci i complimenti.
    Per quanto riguarda le pubbliche relazioni… quello è il mio lavoro, non degli artisti.
    a presto
    elena

  4. says: filippo de dominicis

    scusate la valanga di orrori ortografici, batto di corsa la tastiera, inciampo e sono disgrafico. Ma è il pensiero che conta

  5. says: filippo de dominicis

    Cara Elena. Non li vedo, e non mi piacciono. Ho visto I loro siti, le interviste, i video. Basta e avanza. Il fatto che si lavori sette ore, otto al giorno, che si facciano le straordinari non giustifica il riconoscimento. Infatti la mia non è una critica alle persone, o alle loro presunte o reali capacità. Ognuno ha il diritto di guadagnarsi il pane come gli pare: urlando, facendo lo spiritoso, appendendo ghiaccio o acqua insacchettata. La tragedia sono i critici e il loro potere. I Quadri, i Capitta, i Pontedipino, i Palazzi, i Fofi (e tutti gli altri che comandano e dirigono, non gli studiosi seri). C’hanno quarant’anni per gamba, e sono sempre lì a decidere chi è bravo e chi no, che va spinto e chi va ignorato. Per poi regolarmente cambiare giacca appena cambia il vento, mollando le loro perle a rotolare nel fosso (non è successo così per tuita l’onda romagnola degli anni novanta ?). Nessuno ha il coraggio di dire che questa gente vive sulle spalle degli artisti, che sono dei parassiti, sia quando li incensano e li premiano, sia quando li stroncanop o li ignorano. Francamente trovo umiliante per chiunque abbia dignità andare a farsi prendere per il culo da Chiambretti sul palco deve si è mercificato il nome glorioso di Ubu Re. Perché se sono coraggiosi, come dici te, questi ragazzi non irridono la farsa, perché sorridono? Non c’è niente da ridere in Italia, dove gli artisti devono attenersi ai capricci di brontosauri bavosi e tronfi del loro potere, pronti ad alzare ed abbassare il loro pollice unto di fronte all’arena dei gladiatori. Questo porta l’odio e la competizione acida fra gli artisti, tutti a concorrere per un premino, un concorsino, un aiutino. Nessuno, o quasi, che vada avanti con il grido libero della propria arte. E’ tutta una girandola di aperitivi, di sorrisetti mondani, di ammiccamenti di “mi noteranno di più se… o se”. Questo è triste ed umiliante e mortifero. Questo rende “morti” i giovani. Invece di contrarre la peste di Artaud, e spaccare con il corpo e la voce il muro della vetrina mondana, stanno al gioco, si fanno il logo, arrotano le parole e gli sguardi. Ma quando vanno sul palco, mi dispiace, non sono attori. Ai voglia a fare l’ironico, non sanno cos’è la presenza scenica, il respiro, la lotta dolorosa per far ridere e piangere. Fanno ridere e piangere a prescindere, ammiccano al pubblico, cercano il consenso. Oppure urlano come ossessi (il teatro dell’Urlo, diceva mestamente Pasolini, sconsolato di fronte alla mediocrità della scena Italiana). I Sotterraneo espongono geometrie concettuali, e fanno gli ironici. I Babilonia ci scaricano addosso le stesse parole che i media già ci propinano, monotamente, e i critici chiamanop questo “un coro tragico” (non sanno cos’è un coro tragico). I Santasangre fanno istallazioni e ologrammi, i Muta Imago performance. Ora che senso ha metterli tutti nella stessa barca? Il premio collettivo è un’ammissione di incapacità a distinguere. Un critico serio deve sapere cos’è teatro e cos’è performance, cos’è installazione, videoarte. Ma siccome conta la “personalità” e non l’opera, l “comunicazione” e non la drammaturgia, ecco che non si distingue più. E i giovani critici sono tutti a corte da questi pessimi maestri, tutti ad affilare le loro penne. Sempre più credo che l’unica battaglia seria che i giovani teatranti dovrebbero fare assieme, è quella per detronizzare questi miserabili guardoni: una vera e propria, consapevole e convinta campagna d’odio. Rifiutarli agli spettacoli, gettarli fuori dai teatri come fece Pinter con Franco Quadri. Questo sarebbe coraggio.E poi ognuno si trovi le date e vada a farsi valere con il pubblico. Ma con il pubblico tutto, non con le stelline da festival di ricerca, con gli spazi addetti per addetti. Essere radical chic, marginali e contenti, è una magra soddisfazione, anche se il riconoscimento della dura fatica è, come dici tu, “strameritatato”.
    A presto.
    Filippo

  6. says: tony

    ah ah ah ah come mi sto divertendo11! ah ah ah ah!!! I leccaculi che dicono schiantate di rabbia!!!!! che leccaculi che siete!!! Ma non avete capito che Franco Quadri detto Papa Quadri I di Milano, dedice quali sono i suoi discepoli????????? Fate 2+2 e vedete quanto sono…un applauso ancora per il suo discorso a Filippo De domonicis, l’unico che sta avendo le palle di criticare ste merde

  7. says: elena

    Caro Filippo,
    quando avremo occasione mi farebbe piacere parlare con te della tua opinione su Santasangre e Sotterraneo.
    Ho lavorato per 3 anni con il Teatro Sotterraneo, li conoscevo da prima, da quando li ho selezionati a Cascina per il Premio Scenario nel lontano 2004. Lavoro con i Santasangre dal marzo 2008, e anche loro li conoscevo da molto prima.
    Sinceramente non capisco le tue critiche. A parte definire il sotterraneo degli zombi, che vuoi dire su di loro?
    Che spettacoli hai visto? e per quanto riguarda i santasangre, oltre a definirli bravi, simpatici e intelligenti? che cosa hai visto? parli per sentito dire? Mi divresti motivare meglio la tua opinione.
    Sia il teatro sotterraneo che i santasangre lavorano 7 ore al giorno, 6 giorni su 7 per creare uno spettacolo, hanno sviluppato un percorso di ricerca artistica che è stato ed è rischioso, ma le critiche li hanno spinti a lavorare di più, a confrontarsi e tutti questo ha dato i suoi frutti in un riconoscimento strameritato. Non c’è ninete di furbo in tutto questo.
    Sono percorsi di crescita diversi dal tuo, e allora? non tutti hanno gli stessi maestri che hai avuto tu, chi proviene da Morganti e chi dall’arte contemporanea, chi sente il bisogno di un lavoro accurato sull’attore e chi prende le mosse da un progetto visivo, nella convinzione che lo spazio teatrale sia uno spazio per l’arte totale. Non sono d’accordo con la ragazza che ha ironizzato sul tuo spettacolo, a me le “Sagome” è piaciuto molto e te l’ho detto pubblicamente ma così come mi è piaciuto il tuo spettacolo ho amato Post it del Sotterraneo e Seigradi dei santasangre. Si tratta solo di teatro fatto bene, punto. Per il resto sono una persona dotata di una certa ironia, ma il tuo tono nel primo intervento non mi è proprio piaciuto, scusa. Spero avremo presto modo di parlarne, un bacio elena lamberti

  8. says: filippo de dominicis

    Ho molto rispetto per il lavoro di tutti.
    Non schianto di rabbia.
    Non sono sterile.
    la mia è una critica legittima alle forme e ai procedimenti di creazione e diffusione del teatro ed al sistema di potere che lo alimenta. Chiedo confronto e non attenzione. Chiedo risposte e non insulti, ma qui pare che tutti siano andati a scuola dai giornalisti di regime. Alle critiche rispondete con l’insulto e la diffamazione personale. Restiamo in tema, per favore. I critici sono ignoranti e conformisti, ed esercitano potere. Non è vero? dite perché

  9. says: marialuisa

    siete tristi, invidiosi, e soprattutto, senza rispetto per il lavoro delle persone. Schiantate di rabbia perchè nessun critico vi considererà mai degni della minima attenzione. siete sterili, e basta

  10. says: filippo de dominicis

    Ci conosciamo?

    Non sono nella direzione artistica di Voci di Fonte. Il mio spettacolo c’era perché coprodotto dal festival.
    Ma perché non mi si risponde a tono? La mia critica è squisitamente estetica, parziale e politica.
    Ma è più semplice dare dell’invidioso. E’ più semplice il pettegolezzo personale.
    Pazienza.

  11. says: laura

    ripeto : l’invidia è una brutta bestia, è per questo filippo che i tuaoi spettacoli, tanto intelligenti come le sagome ( già tutto un programma nel titolo) non se lo è filato nessuno, a parte a voci di fonte dove sei nella direzione artistica? non eri tu che ti lamentavi che lo spettacolo nessuno lo compra? chiediti perchè….

  12. says: filippo de dominicis

    i premi speciali alla “nouvelle vague” del teatro italiano dimostra che la critica non sceglie, perché profondamente ignorante, ed evidenzia ciò che separa i morti di fame e i Morti di Fama.
    Morti che camminano, che si affacciano dalle
    tombe come i giovanissimi zombi che risorgono dal
    Sotterraneo e da Babilonia. Bravi ragazzi intelligenti e
    simpatici come i Santasangre, che però hanno semplicemente
    fatto fuori l’attore, così, in scioltezza, contando sul
    fatto che la critica non ha gli strumenti per distinguere
    fra performance e teatro. Non parlo dei Muta Imago,
    sicuramente intelligentissimi, almeno peri trasformare
    Don Giovanni in una performance di cubi vuoti e atletici
    appendimenti.
    Per capire il destino di un Morto di Fama, basta leggere
    ciò che scrive e confrontarlo con ciò che fa: quanto
    più grande è la distanza, tanto più è probabile che
    la critica si ecciti. Meno si capisce, meglio è.
    Quindi non stupisce che i morti di fame non abbiano spazio a
    Dro, o alle Colline Torinesi, o a Primavera di Bellezza
    (ops, dei teatri, scusate, dei teatri).
    Teatri fa più giovane di teatro, ed evita di infangare
    direttamente un’arte. Diciamo “teatri” invece di teatro,
    “lavori” invece di spettacoli. Diciamo “dramaturg”, che
    senza la “o” e con una “m” in meno fa più giovane, ed evita che
    s’infanghi un mestiere che non si sa fare. Diciamo
    performer, che attore sa di vecchio.
    Ecco i morti di Fame, allora, che non saranno mai a Dro:
    Claudio Morganti, tanto per dirne uno. C’è più
    intelligenza nelle sue pillole di teatro pubblicate su
    Facebook, più sapienza nei suoi giochi elettronici che in
    cento pagine di concetti dei Morti di Fama.
    Virginio Liberti e Annalisa Bianco, che forse non muoiono di
    fame, ma sono antipatici e cattivi con gli attori, scostanti
    coi critici, quindi non si premiano.
    Alfonso Santagata. Che ho detto? quello che rifa Goldoni e
    Eduardo? Che parla in dialetto?
    E Danio Manfredini? Chi? quello che non c’ha il sito
    internet?

    E questi sono solo alcuni maestri.

    Ma si sa, le Nouvelle Vagues sono apolidi, non hanno
    maestri, uccidono il padre col cinismo della loro ironia
    saccente e arrogante, con la complicità della chiacchiera da portineria della critica.

  13. says: laura

    ma che ne sai? conosci i santasangre? i babilonia? ci sei mai andato a cena? hai fatto un viaggio in treno o in macchina con loro? sei stato una sera intera a chiacchierare con loro? chiedi ai tecnici che smontano gli spettacoli con quanta gentilezza e cortesia lavorano e mi verrai a dire. come fai a sapere che cambieranno carattere o modo di fare solo perchè hanno vinto un premio? Io invece li conosco tutti, ho lavorato con tutti e incrocio le dita per i menoventi e cosmesi, sperando che il prossimo anno ci siano loro su quel palco. Mi dispiace ma continuo a pensare che sei solo un invidioso

  14. says: ciccio rotondi

    nessuna rabbia anzi me la godo alla stra grande a vedere come vi gonfiate a prendere i premi dalle stesse persone che in tempi e luoghi non sospetti criticate e schifate. siete solo dei poveri illusi: continuate a rinnovare il teatro italiano vi hanno appena comprato e non ve ne siete neanche accorti. Poveretti io me la godo perchè già faccio un altro mestiere. sono soltanto uno spettatore attento a notare come le persone cambiano bandiera a secondo della convenienza. e così i rivoluzionari giovani teatranti adesso con questo premio invecchiano di colpo. Poveretti .. anzi POVERACCi

  15. says: laura

    povero ciccio, che rabbia il premio ai santasangre, sotterraneo e company vero? forse dovresti cambiare mestiere, qualcosa che ti renda meno tristemente INVIDIOSO!!!!

  16. says: lardo

    Scusate signori. ma questa è la vera vergogna assoluta del teatro italiano. NOn ci sono nuove rivelazioni. Andatavene a zappare. Mafia , mafia e mafia corrotti , mafiosi . Sempre i soliti nomi. Che schifo!!! Un vero grande schifo!”!! Il teatri italiano è morto!! Vive solo per convenienza e raccomandazione ke skifo!!!! Vergogna!!!!
    Devi fallire il teatro italiano!!!! Solo fallire!!!

  17. says: KLP

    Abbiamo pubblicato i nomi dei vincitori man mano che venivano annunciati a Milano; anche le foto dei premiati si sono alternate in base ai vincitori. Quindi è comparso Stein come Wilson, Malosti, Montanari etc. alternandosi durante la serata.
    Per chi fosse interessato al sempre partecipato dibattito che gli Ubu suscitano ogni anno, anticipiamo che anche su Klp se ne parlerà ancora, a breve, con pro e contro!

  18. says: Paola

    Bubu, grazie per il pensiero che denota in te uno spirito gentile e pieno di elegante humor (altro che la Calderoni, eh), ma i risultati UBU sono più che sufficienti per farmi stare divinamente. Tu invece devi essere sicuramente uno di quelli che ieri sera erano lì a rodersi il fegato. Dài, non pensarci più, che ti rovini la salute.

  19. says: Paolina

    Sai com’è Stein lavora in tutto il mondo e adesso è ad Amsterdam a fare uno spettacolo… e poi visto che hai vinto non mi sembra carino parlare male degli altri. Tanto più che ieri sera la “moglie” ha semplicemente detto ciò che realmente è accuduto un anno fa… Se sei una persona di Teatro dovresti essere contenta che vinca il Teatro e non le lobby, la burocrazia, la Cristellin che tutto è fuorchè una donna con competenze teatrali…. Comunque ti do un consiglio prenditi 2 giorni di ferie e vai a vedere i Demoni poi ne riparliamo.

  20. says: michelle

    paola, credo che quello fosse Bob Wilson ora, non Peter Stein 30 anni fa… 🙂 ma assente anche lui, quindi molto meglio Malosti

  21. says: Alice

    Finalmente il premio UBU a Silvia Calderoni.

    Ridicolo, petetico e veramente schizzofrenico dare i premi speciali a Centro Santacristina e contemporaneamente a Inequilibrio Festival, già Armunia e Scena verticale… chi fa fatica e chi sguazza nell’oro… come si fa?

    Scusate ma quanti UBU hanno vinto per la scenografia ci sono sempre i soliti nomi? possibile che in Italia non ci siano altri scenografi interessanti… ci sono ma nessuno li caga

    e poi scusate, ma dove è la novità drammaturgica in Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)

    – Pali di Spiro Scimone
    – A corpo morto di Vittorio Franceschi
    – Antonio e Cleopatra alle corse di Roberto Cavosi
    – Stranieri di Antonio Tarantino
    ???
    Cavosi, Tarantino, Franceschi… ma che novità sono? Boh?

    Che tristezza… Questo è un paese per vecchi!!!

    Pero’ W Silvia Calderoni!

  22. says: Paola

    Se proprio volete metterci la foto di Peter Stein – che tra l’altro non si è nemmeno presentato ma ha mandato la moglie che non la finiva più con una filippica contro il Teatro Stabile di Torino – almeno che non sia una foto di trent’anni fa. Perché già siamo oppressi dalla gerontocrazia dei grandi vecchi, se poi questi vecchi continuiamo ad auto-rappresentarceli eternamente con la faccia che avevano da giovani, per noi giovani veri è davvero la fine.

  23. says: Paola

    Appena rientrata da Milano, dico solo che sono state una serata ed una edizione bellissima. E che io sono troppo felice per il Premio alla Regia a Malosti, che ha fatto un discorso commovente ed elegante – certo molto più elegante di alcuni dei presenti (indigeni, immagino) che non l’hanno applaudito. Sono anche personalmente soddisfatta degli altri premi, in particolare di quello a Silvia Calderoni, che non per nulla è stata acclamatissima. Vacche magrissime per il Piccolo, nonostante le molte candidature. A proposito, qualcuno mi spiega chi era quel poveraccio sconosciuto che hanno mandato a ritirare il loro premio (di consolazione) per “Giusto la fine del mondo” come migliore novità straniera? Seguiranno altri particolari sulle impressioni della serata nei prossimi giorni. Valà che le libagioni agli dei di questa settimana hanno dato risultati oltre ogni aspettativa.