![Women - Hugo Dehaes (photo: kwaadbloed.com) Women - Hugo Dehaes](https://www.klpteatro.it/wp-content/uploads/2012/02/women-dehas.jpg)
Parleremo oggi di due spettacoli molto interessanti dal punto di visto tecnico e formale, che non avevano assolutamente niente in comune fra loro. Si tratta di “Women”, del coreografo belga Hugo Dehaes, e di “Ordinary Witnesses”, del francese Rachid Ouramdane.
Rapporto personale e memoria collettiva: “Women” affronta le fisicità delle otto ballerine e il rapporto con la coreografia e i loro corpi, “Ordinary Witnesses” è un punto di vista sulle tracce che la violenza della storia (collettiva) ha lasciato sulla mente e sul corpo di chi ne ha fatto esperienza.
Estetica e etica: “Women” è un esercizio estetico senza messaggi impliciti se non quello di una creazione coreografica con otto donne. In “Ordinary Witnesses”, al contrario, l’impegno civile è ben presente e si sente – in primis – nelle registrazioni audio.
Silenzio, parola e suono: “Women” è uno spettacolo silenzioso, dove gli unici suoni a scandire il tempo della rappresentazione sono i respiri di sforzo delle otto danzatrici; “Ordinary Witnesses” al contrario ha un tappeto sonoro elettronico che crea una costante tensione, contornato da interviste audio a vittime di violenze non identificate.
Età: le donne di Dehaes sono fiere interpreti dai 30 ai 50 anni. La loro età avanzata per la danza è un elemento fondamentale nello spettacolo; ognuna fa emergere la propria personalità con vigore, pur nelle rispettive – seppur minime – imperfezioni fisiche. In “Ordinary Witnesses” invece i cinque protagonisti in scena sono – o almeno sembrano essere – giovanissimi e atletici al servizio della coreografia.
Scena: le uniche affinità sono nella scenografia. Stranamente, entrambi gli spettacoli hanno una complessa costruzione nella parte destra del palcoscenico: si tratta per tutti e due gli spettacoli di un marchingegno per le luci. Ma mentre in “Women” è abbastanza innocuo, puro elemento formale e non interagisce molto con i movimenti, in “Ordinary Witnesses” accende i suoi fari creando battiti cardiaci irregolari, e lanciando con violenza la sua straordinaria massa di luce verso il pubblico. Un elemento drammaturgico in più per descrivere le violenze perpetrate dall’uomo nei secoli.
Women
coreografia: Ugo Dehaes
con: Louise Chardon, Marie De Corte, Ida De Vos, Miryam Garcia Mariblanca, Sayaka Kaiwa, Kayoko Minami, Natascha Pire
produzione: kwaad bloed vzw
coproduzione: STUK kunstencentrum, TAKT Dommelhof. In collaborazione con: Kunstencentrum Vooruit, Cultuurcentrum Brugge, C-mine Cultuurcentrum Genk, de Warande, Cultuurcentrum Kortrijk/Buda, Cultuurcentrum de Werft
con il supporto di: de Vlaamse Gemeenschap, wp Zimmer, Pianofabriek kunstenwerkplaats, Cultuurcentrum Berchem, de gemeente Sint-GillisKarin Vyncke
durata: 49′
applausi del pubblico: 2′ 27”
Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il 16 febbraio 2012
Ordinary Witnesses
ideazione: Rachid Ouramdane
performance: Jean-Baptiste André, Lora Juodkaite, Mille Lundt, Jean-Claude Nelson, Georgina Vila-Bruch
musica: Jean-Baptiste Julien
luci: Yves Godin
video: Jenny Teng e Nathalie Gasdoué
assistenza tecnica video: Jacques Hoepffner
costumi: La Bourette
assistente alla drammaturgia: Camille Louis
supervisione: Erell Melscoët
direzione tecnica generale: Sylvain Giraudeau
direzione video: Jacques Hoepffner
direzione luci: Stéphane Graillot
produzione: L’A. Coproduzione: Bonlieu Scène nationale Annecy; Théâtre de Gennevilliers; Festival d’Avignon; Festival d’Automne, Parigi; Festival d’Athènes; Centre chorégraphique national de Grenoble; Centre chorégraphique national du Havre; Centre chorégraphique national de Créteil. L’A. è supportata da: Ministère de la Culture et de la Communication / DRAC Île-de-France; Région Île-de-France; Institut français for the intenational projects. Rachid Ouramdane e L’A. sono associati al Théâtre de la Ville, Parigi e a Bonlieu Scène nationale Annecy
durata: 1h 12′
applausi del pubblico: 3′ 07”
Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il 19 febbraio 2012