Onegin. Commentaries. A Vie il nuovo lavoro di Hermanis

Onegin di Alvis Hermanis
Onegin di Alvis Hermanis
Onegin di Alvis Hermanis (photo: viefestivalmodena.com)

L’anno scorso avevamo lasciato d’improvviso, con il cuore in gola, l’interessante edizione di Vie a causa del terremoto che aveva colpito l’Emilia, motivo che aveva portato inevitabilmente ad annullare diversi spettacoli.
Ci siamo tornati quest’anno, desiderosi di continuare quel cammino così bruscamente interrotto.

Era dunque ovvio che “resistenza” fosse  la parola che il direttore artistico Pietro Valenti ha voluto proporre come emblema di questa nona edizione, un termine utilizzato sia come barriera all’evento naturale e alle sue conseguenze, che hanno così duramente colpito queste zone, ma anche utilizzato  come sforzo per contrapporsi alla crisi di cui soffre il nostro Paese, che quest’anno ha portato ad ulteriori tagli da parte del Governo e degli enti locali alle risorse economiche del festival.

Anche per questo, nonostante le evidenti difficoltà, Vie ha voluto ridisegnare il proprio programma invadendo proprio le zone colpite dal terremoto, da Casalecchio di Reno a Rubiera, passando per Vignola, Castelfranco Emilia, Modena, Soliera, S. Felice sul Panaro, Mirandola, Novi di Modena, Carpi e Finale Emilia.

Il primo week-end di spettacoli, di cui vi abbiamo dato un accenno domenica durante la nostra diretta con “Sparlando di teatro”, è stato contrassegnato da una pluralità di linguaggi diversificati, quasi tutti orientati verso una testualità di tipo tradizionale con la fortunata eccezione dell’ultimo lavoro di Alvis Hermanis.

Dell’acclamato regista lettone del New Riga Theatre, di cui avevamo già molto apprezzato due bellissimi spettacoli assai diversi tra loro come “Le signorine di Wilko” e “Kapusvētki – Graveyard party”, e di cui ieri Klp vi ha proposto anche “Sonja”, abbiamo visto al Teatro Storchi di Modena “Onegin. Commentaries”.

Al centro del poema in versi di Puskin, che ha ispirato anche uno dei capolavori di Ciaikowskij (per altro citato con un’aria nello spettacolo), la figura del dandy Eugenio Onegin, il suo amore sfortunato per Tatiana e la sua contrastata amicizia con il giovane poeta Vladimir Lenskij, che lo porterà a sfidarlo in duello e a ucciderlo.

Sul palco si dispiega letteralmente un tipico appartamento russo d’inizio Ottocento, dove due donne e quattro uomini in abiti invece contemporanei raccontano il plot di Puskin, non solo declamandone i versi, ma osservandone da diversi punti di vista personaggi e contesto storico.
Si passa così da curiosi aneddoti biografici e commenti critici del semiologo Yuri Lotman sull’autore, a racconti coloriti su usanze e mentalità del tempo, utilizzando anche un repertorio iconografico originale che appare sopra il palcoscenico.

Piano piano gli attori cominciano ad immedesimarsi nei personaggi, senza per altro  mai dimenticare l’utilizzo di curiosi e divertiti intermezzi metateatrali. In questo modo le innumerevoli forme di “non teatro” presenti nello spettacolo acquistano una valenza teatrale di forte impatto stilistico, decisamente originale, non scalfito nemmeno dalla traduzione straniante in cuffia di una lettrice madrelingua.

Si assiste insomma al tentativo (riuscito) di rendere familiare un mondo così lontano di noi, approfondendo una storia e una cultura in qualche modo distanti dalla nostra sensibilità, il tutto attraverso più di due ore e mezzo di spettacolo vivido, reale e intenso.

Onegin. Commentaries
tratto da: “Eugene Onegin” di Alexander Pushkin
regia: Alvis Hermanis
con: Kristīne Krūze, Sandra Zvīgule, Vilis Daudziņš, Kaspars Znotiņš, Ivars Krasts, Andris Keišs
scene: Andris Freibergs
computer grafica: Ineta Sipunova
video: Gatis Builis
luci: Arturs Skujiņš-Meijiņš
make-up, capelli: Sarmīte Balode
direttore di scena: Zane Staņa
tecnici di scena: Jānis Liniņš, Andris Skotelis
durata: 2h 40′

Visto a Modena, Teatro Storchi, il 24 maggio 2013

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