Saltano i festival in Francia. Trema anche Avignon per le proteste dei lavoratori dello spettacolo

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Le proteste dei lavoratori dello spettacolo franceseIl Festival d’Avignone si farà, “ma in militanza”. L’ha deciso martedì il collettivo che ha riunito tutti i lavoratori del festival “In” (quello ufficiale e più blasonato, in contrapposizione all’Avignon Off) in un’assemblea generale per decidere le sorti di uno degli eventi culturali più importanti d’Europa.
L’80% dei votanti ha detto sì, riservandosi però, come in tutte le pièce che si rispettino, ‘coup de théâtre’, è proprio il caso di dirlo: sorprese, agitazioni, colpi di scena.
Comincia quindi venerdì 4 luglio quella che si annuncia come una delle edizioni più movimentate della celebre rassegna francese, a causa degli scioperi contro gli ultimi accordi del governo sullo statuto dei lavoratori dello spettacolo.

Chi, invece, non cede è il festival Off, importante costola collaterale dell’evento, che conta 8000 professionisti coinvolti e 52.000 abbonati. Avignone Off annulla, infatti, la tradizionale parata inaugurale per le strade della città, con mimi, teatranti e musicisti, prevista sempre per venerdì 4 luglio. Al suo posto ci sarà una marcia silenziosa e il lancio di migliaia di palloncini, ognuno con un messaggio significativo: “Una manifestazione più coerente con il clima della protesta, non vogliamo nulla di festivo” riporta il portavoce del festival Off. I sipari si alzano, “ma non perché siamo d’accordo con i piani del governo – si tiene a specificare – Le compagnie non hanno altra scelta che andare in scena e non hanno i mezzi per mandare in fumo un investimento umano, economico e lavorativo durato mesi”.

Le proteste dei lavoratori dello spettacolo francese
Per le strada e nei teatri, le proteste si sono moltiplicate in Francia
Nonostante gli scioperi che da mesi agitano la Francia, la discussa riforma sulle indennità di disoccupazione è entrata in vigore martedì scorso, ma il governo ha già dichiarato la volontà di riprendere in mano il testo e modificarlo tenendo conto di alcune delle rivendicazioni degli “intermittenti”. Dai piani alti della politica si palesa quindi una volontà, seppur minima, di trovare un compromesso con i manifestanti.

L’annullamento di festival come quello di Avignone o come il festival d’opera di Aix-en-Provence (debutto previsto per ieri, mercoledì 3 luglio) significherebbe, infatti, non solo indebolire un settore già precario come quello dello spettacolo e della cultura, ma anche spegnere uno dei motori turistici più importanti della stagione estiva francese. Gli scioperi hanno già fatto saltare festival come il Rio Loco a Tolosa, Montpellier Danse e Orléans’Jazz.

Le proteste dei lavoratori dello spettacolo francese
Le proteste dei lavoratori dello spettacolo scesi in piazza (photo: Reuters)
L’accordo della discordia è stato siglato il 22 marzo tra il padronato e tre sindacati, e prevede l’inasprimento di alcune condizioni relative alle indennità e ai sussidi per determinate categorie di disoccupati. In particolare, tra i più coinvolti, ci sono per l’appunto i cosiddetti “intermittenti”, i lavoratori dello spettacolo che, a fronte di un reddito medio annuo di circa 13.700 euro (contro i 18.400 dei lavoratori regolari), percepiscono un sussidio di disoccupazione due volte più alto rispetto alle categorie di disoccupati iscritti agli uffici di collocamento.

Sono quattro, in particolare, i punti che hanno scatenato le ire degli intermittenti: una sorta di calmiere alle indennità, che non possono superare il tetto mensile di 5.475 lordi; l’eventualità di ricevere il sussidio in differita per circa la metà dei coinvolti; l’aumento delle tasse sulle prestazioni lavorative, che si traduce in una riduzione dello 0,8% sul reddito; il mantenimento di un punto già poco gradito della riforma del 2003, ovvero il calcolo delle ore di lavoro attraverso forfait arbitrari e inadeguati (l’ingaggio per uno spettacolo teatrale, ad esempio, è tradotto in sole 12 ore di lavoro, senza prendere in considerazione il tempo speso in preparativi e prove).

Il manifesto di protestaIl regime atipico degli intermittenti merita una digressione. Si tratta di uno statuto esistente solo in Francia, in Belgio e nella Svizzera francese, concepito negli anni Trenta e poi concretizzatosi negli anni Sessanta, quando, in tempi di boom economico e fordismo, lavorare per pochi mesi, o pochi giorni, e poi aspettare il prossimo incarico era una rarità e non la norma.
Garantire una continuità di reddito a questa categoria è stato l’obiettivo principale del governo, che aveva stabilito come condizione per accedere allo statuto di intermittente tre mesi di lavoro continuativo (calcolati con flessibilità).
Tale regime è stato sempre più frequente dagli anni Ottanta, sotto il governo socialista e con Jacques Lang come Ministro della Cultura, con l’aumento dei lavoratori dello spettacolo, ma anche con il dilagare degli abusi. Fino alla saturazione odierna, e a un regime rimasto in sostanza quasi inalterato e poco adatto alla situazione attuale.
Governo e Comunità Europea però, in clima di austerità, scelgono di abbattere sempre i privilegi sbagliati. La riforma del governo francese, infatti, punta all’abbassamento dei costi di lavoro ma anche all’aumento delle ore lavorative e alla restrizione nell’accesso e nella percezione dei sussidi sociali.

Sembra quasi che il fine ultimo sia trasformare gli artisti in piccoli imprenditori di se stessi, investire la società di un’etica capitalista che poco ha a che fare con la quotidianità degli intermittenti. Fare di ogni lavoratore dello spettacolo (ma non solo, potremmo dire lo stesso di ogni cosiddetto “lavoratore della conoscenza”, autori, scrittori, giornalisti) un individuo perennemente impegnato nella produzione e nella promozione di se stesso, completamente assorbito da un’attività lavorativa che, pena la povertà o, come si dice di recente, l’eterno precariato, non prevede ferie, vacanze, orari.

Il 7 giugno scorso, il deputato socialista Jean-Patrick Gille è stato nominato come mediatore dal governo, ma questo non è stato sufficiente per placare le proteste. Secondo il governo non è possibile fare un passo indietro: pubblicato lo scorso novembre, un rapporto della Corte dei Conti ha individuato un deficit che sfiora il miliardo di euro causato dal regime d’indennità garantito agli intermittenti. Un costo che il governo non può più permettersi di sostenere. Gille ha avanzato numerose proposte per modificare la riforma: una fra tutte, introdurre un tasso fiscale variabile e tassare maggiormente i redditi più alti e i lavoratori maggiormente inseriti nel mondo lavorativo, poi prevenire gli abusi e garantire il sussidio di disoccupazione solo a chi ha le carte in regola per percepirlo. E, in ultimo, abolire il tetto delle 507 ore lavorative per accedere al regime degli intermittenti, un limite che esclude circa la metà dei lavoratori dello spettacolo.

Il ministro della cultura, Aurélie Filippetti, lo scorso lunedì ha richiamato all’appello gli intermittenti a lavoro ad Avignone, perché il festival, infine, si faccia e che non si ripeta quello che è successo a giugno a Montpellier, dove l’importante kermesse Printemps des Comédiens è stata completamente annullata. “Una concertazione per modificare la riforma è già cominciata” garantisce. Un passo, questo, che ci si aspetta da un Paese dove la cultura pesa anche sui bilanci nazionali.
Le proteste dei lavoratori dello spettacolo franceseSecondo i risultati di uno studio realizzato lo scorso anno dai Ministeri dell’Economia e della Cultura francesi, il settore culturale costituisce il 3,2% del prodotto interno lordo francese, con un valore annuale di circa 58 miliardi di euro, e impiega 670.000 persone, ovvero il 2,5% dell’occupazione totale.

Il sindacato dei lavoratori dello spettacolo, CGT Spectacle, che svolge un ruolo primario in tutta la protesta, ha annunciato l’eventualità di scioperi per tutto il mese di luglio e ha fissato uno sciopero di massa proprio per domani, venerdì 4 luglio.
Intanto Olivier Py, patron della 68^ edizione del festival, cerca di essere fiducioso: “Un sipario che si alza è sempre una vittoria, ma ancora non siamo al sicuro”.

— Gli aggiornamenti della redazione di Klp sulla situazione francese li trovate nei commenti qui sotto —
 
 

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  1. says: Redazione Klp

    Il C.I.P. (Coordination des Chômeurs, Intérimaires, Intermittents et Précaires) Bretagne 35 ha deciso di bloccare (da stamattina alle 8) anche il montaggio per il concerto della trasmissione televisiva “The voice” (una versione italiana è andata in onda anche sulle nostre tv), previsto per stasera a Rennes. Erano attese 3000 persone.

    Gli “intermittenti” hanno diffuso un comunicato in cui ribadiscono la contrarietà all’accordo varato dal governo e la necessità della sua abrogazione a tutela dei lavoratori, concludendo con questa frase: “Non siamo contro la riforma, ma siamo per una riforma giusta ed equa. Ciò che noi difendiamo lo difendiamo per tutti!”.

  2. says: Redazione Klp

    I due spettacoli d’apertura, la prima del “Prince de Hombourg”, per la regia di Barberio Corsetti, e il balletto “Coup Fatal”, previsti per questa sera, sono stati annullati. Secondo Olivier Py annullare “Le Prince de Hombourg” costerà al festival 45.000 euro. [Valeria Nicoletti, corrispondente di Klp da Parigi].

  3. says: Redazione Klp

    Ieri sera attorno a mezzanotte è arrivata dalla Coordination des Intermittents et Précaires d’Ile de France la notizia che, dopo l’ultima assemblea di tutti i lavoratori dello spettacolo coinvolti nell’Avignon “In”, per l’apertura del festival hanno vinto i sì: 204 sì, 144 no, 4 astenuti. Sciopero e agitazioni in programma quindi oggi nella città dei Papi.
    Da un nostro lettore/lavoratore dello spettacolo francese ci è anche stato segnalato che ieri sera la prova generale del Principe di Hombourg di Barberio Corsetti, spettacolo di apertura del festival, è stata interrotta e cancellata. Infine, per tutti gli artisti che si trovassero a Parigi e volessero aderire, appuntamento oggi in piazza Bastille alle 14 per l’autoconvocazione di un grosso sciopero.

  4. says: giulia p

    “Fare di ogni lavoratore dello spettacolo (ma non solo, potremmo dire lo stesso di ogni cosiddetto “lavoratore della conoscenza”, autori, scrittori, giornalisti) un individuo perennemente impegnato nella produzione e nella promozione di se stesso, completamente assorbito da un’attività lavorativa che, pena la povertà o, come si dice di recente, l’eterno precariato, non prevede ferie, vacanze, orari. ” Questo è esattamente quello che fa ogni artista italiano.