Nell’impero delle misure. Ateliersi nella vita di Marina Cvetaeva

Photo: Margherita Caprilli
Photo: Margherita Caprilli

Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi, Angela Baraldi, Margherita Kay Budillon e Francesca Lico protagonisti del debutto ospitato nella rassegna “Le passioni allo Storchi”

Il nuovo lavoro di Ateliersi, coprodotto da ERT, ha debuttato al Ridotto, elegante sala all’interno del Teatro Storchi di Modena. Lo spazio dalle dimensioni ristrette ospita piacevolmente il teatro da camera che richiede una certa intimità e vicinanza.
In scena pochi elementi: un pianoforte a coda, una pedana di legno, un elettrocardiografo (inizialmente celato da un telo bianco) e un tavolo con alcuni pezzi di legno.

Mentre il pubblico prende posto, i riverberi di una chitarra elettrica (realizzati da Vincenzo Scorza seduto alla consolle) predispongono il pubblico all’ascolto. Calano le luci. L’attenzione del pubblico si rivolge alle finestre, da cui filtrano gli ultimi raggi di sole; lo sguardo si apre così all’orizzonte, verso il cielo, gli alberi, i palazzi, la città.
Appare una donna vestita di nero. La vediamo sotto una bufera di neve che, lieve, anima il paesaggio tingendosi di blu. La vediamo attraversare il balcone e fare il suo ingresso nella sala, accompagnata da alcune donne, che nel corso dello spettacolo scopriremo essere proiezioni delle molteplici sfaccettature di un’unica figura femminile: Marina Cvetaeva.

La poetessa dissidente russa, nata a fine Ottocento e morta suicida nel 1941 emerge così con pacatezza ed intensità attraverso un fitto tessuto di parole, canzoni e musiche dal vivo, interpretate da Margherita Kay Boudillon, Fiorenza Menni, Angela Baraldi e Francesca Lico.
Ogni Marina mette in risalto alcuni aspetti della sua personalità in una determinata fase della vita: l’infanzia caratterizzata dalla vicinanza e dall’influenza dei genitori che le fornirono un’educazione raffinata, la passione per l’arte e per la musica; la giovinezza con il dirompere della creatività e con l’incontro dell’amore della sua vita; la Marina adulta, scrittrice e poetessa, moglie e madre, duramente alle prese con la lotta per la sopravvivenza.

La scelta drammaturgica d’affidare l’interpretazione della poetessa a più figure non crea scissioni nell’immaginario del pubblico, anzi; le diverse sfaccettature evidenziate trovano nel tempo sospeso della rappresentazione la possibilità d’entrare in sincronia, amalgamandosi in un ritratto composito, poliedrico ed unitario. La Marina nei suoi ultimi giorni di vita, emarginata e in povertà, convive con la Marina ragazza ribelle ed anticonformista, che a sua volta stringe a braccetto la Marina dissidente ed eterna straniera, che si rispecchia nella donna che arde d’amore, in stretta complicità con la Marina attaccata allo studio totalizzante del pianoforte.

A questa pluralità di voci, si unisce quella del marito Sergej Efron (interpretato da Andrea Mochi Sismondi), con il quale si instaura un dialogo evocativo che riporta alla luce i momenti più belli, ma anche i più tragici, rimasti impressi negli scritti, nelle poesie e nelle lettere della poeta russa, in un intreccio di ricordi personali ed avvenimenti politici che stravolsero l’Unione Sovietica durante gli anni della guerra civile.

Questo tessuto di parole, finemente concatenato da Sismondi (che cura la drammaturgia), trascende chi le interpreta, convogliando l’attenzione del pubblico sulla carnalità delle voci, calde, piene, vibranti. L’intimità della parola è messa in risalto dall’amplificazione, senza che i microfoni ne invadano la sonorità, grazie ad una meticolosa attenzione per la qualità del suono, aspetto non trascurabile in uno spettacolo che mette la musicalità al centro della propria narrazione.
Le canzoni interpretate con rigore e intensità dalla stessa Baraldi (cantautrice ed attrice bolognese che per la prima volta collabora con Ateliersi), unitamente ai brani eseguiti da Francesca Lico al pianoforte, contribuiscono notevolmente alla creazione dell’ambientazione dello spettacolo. Così la musica catapulta il pubblico nel fervore dei salotti letterari d’inizio Novecento, avvolgendolo con le note di Schubert e di Chopin (compositori molto apprezzati negli ambienti della “Scuola Russa”) ed ammaliandolo con l’ascolto delle opere innovative dei grandi compositori russi: Skrjabin, Prokofiev, Borodin…

Mentre la dimensione vocale e quella musicale animano la scena con vigore, all’opposto le azioni fisiche degli attori appaiono pacatamente minimali. Azioni semplici, quotidiane, come camminare, sedersi, sdraiarsi, alzarsi, guardare fuori dalla finestra, guardarsi negli occhi, stare in ascolto; azioni che il pubblico può scrutare con attenzione grazie alla vicinanza tra scena e platea, nonostante l’uso parco delle luci ne riduca la visibilità. Spesso al posto dei fari si prediligono la tenue fiammella di una candela, l’accensione breve e precaria di un cerino, gli ultimi raggi di sole che filtrano dall’esterno, l’illuminazione vaga e diffusa delle lampade di servizio.

All’interno dell’essenzialità della messa in scena desta sicuramente una certa curiosità la presenza di un oggetto fuori dal comune: l’elettrocardiografo. Il macchinario, inventato agli inizi del Novecento, è qui presentato in una delle sue più moderne versioni odierne, piccolo, portatile e corredato di schermi.
Gli attori indossano a turno gli elettrodi e i tracciati delle attività cardiache appaiono visibili sui monitor, quasi a voler analizzare gli stati d’animo, mentre entrano in contatto con l’essenza della poetessa russa.
Il pubblico, reso partecipe di qualcosa di estremamente intimo, guarda il ritmo dei battiti, ne ascolta l’eco, ne segue l’andamento… Ma in ultimo, quando il tracciato si ferma, le parole lucide, sensibili e travolgenti di Marina Cvetaeva continuano a farsi strada in un viaggio immaginifico e introspettivo nel cuore degli spettatori.

Nell’impero delle misure
di e con Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi
e con Angela Baraldi, Margherita Kay Budillon e Francesca Lico
elaborazione ed esecuzione musicale: Angela Baraldi (voce), Francesca Lico (pianoforte), Fiorenza Menni (progetto sonoro) e Vincenzo Scorza (elettronica)
consulenza letteraria: Sara De Simone
realizzazione abiti: les libellules Studio, ILSARTO di Dario Landini
organizzazione e promozione: Tihana Maravic
promozione e distribuzione: Antonella Babbone
amministrazione: Greta Fuzzi
direzione tecnica: Giovanni Brunetto e Vincenzo Scorza
produzione: Ateliersi, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con SoFraPa – Emergency Training Specialist
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna

Durata: 1h 15′

Visto a Modena, Teatro Storchi, il 9 dicembre 2022
Rassegna “Le Passioni allo Storchi”

 

 

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